Il potere del cuore

Intervista – Secondo il cardiochirurgo tedesco Reinhard Friedl dovremmo ascoltare quello che ci suggerisce il nostro organo sensoriale più importante
/ 18.10.2021
di Stefania Prandi

Reinhard Friedl ha preso in mano migliaia di cuori: da oltre vent’anni, negli ospedali tedeschi, opera neonati prematuri, ripara valvole a pazienti anziani, impianta turbine artificiali e ricuce ferite da coltello. Attraverso la sua esperienza clinica, ha capito che il cuore non è soltanto uno degli organi più importanti del corpo, ma è anche legato alla nostra coscienza; se lo ascoltiamo, è capace di guidarci. Friedl ha raccontato il suo punto di vista nel libro Der Takt des Lebens. Warum das Herz unser wichtigstes Sinnesorgan ist (Goldmann), ora pubblicato anche in inglese con St. Martin’s Press, The Source of All Things: A Heart Surgeon’s Quest to Understand Our Most Mysterious Organ (La fonte di tutte le cose: la ricerca di un cardiochirurgo per capire il nostro organo più misterioso).

Dottor Reinhard Friedl, che cosa sentiamo col cuore?
Il cuore lavora giorno e notte, anche quando dormiamo e sogniamo, non si ferma mai. Perciò, ha bisogno di risparmiare energia in ogni momento. Ha un suo sistema nervoso, definito «il piccolo cervello del cuore», e una sua memoria; può persino prendere le proprie decisioni, indipendentemente dal cervello. La capacità di percepire i segnali fisici gli permette di tornare sempre in equilibrio. Alcuni scienziati credono che il cuore agisca in modo intelligente. A me colpisce che sia dotato di un sistema raffinato e sofisticato per i neurotrasmettitori, ampiamente noti per essere attivi nel cervello. Ad esempio, per la dopamina, che ispira i poeti a scrivere d’amore, o la noradrenalina, che provoca notti insonni e mancanza di appetito agli innamorati. Senza dimenticare l’adrenalina che dà il coraggio per un primo bacio. Queste sostanze vengono somministrate per via endovenosa ai cuori malati, in modo che restino in funzione: la biochimica dell’amore e la terapia medica sono sostanzialmente identiche.

Nel suo libro si legge che l’amore protegge il cuore. In che modo?
L’ormone dell’amore, l’ossitocina, influenza i sentimenti, l’approccio alle relazioni e la scelta dei partner. L’amore è anche cardioprotettivo. È stato dimostrato che la quantità di tessuto cardiaco morto – indice della dimensione di un attacco di cuore – si riduce di due terzi con la somministrazione di ossitocina. Nella terapia con le cellule staminali, le nuove cellule cardiache vengono immerse nell’ossitocina prima dell’impianto, perché consente loro di crescere particolarmente bene. L’ormone dell’amore è l’essenza del primo battito cardiaco. I ricercatori dell’Università di Montreal hanno scoperto che qualcosa di magico accade alle cellule staminali embrionali indifferenziate quando vengono cosparse di ossitocina: si uniscono, si trasmutano nelle cellule del muscolo cardiaco e iniziano a battere in sincronia. Sappiamo che gli amanti sincronizzano il comportamento, le scelte, il respiro e persino le mosse, mentre hanno rapporti sessuali.

Lei scrive che cuore e sesso sono collegati. Può spiegarci questa connessione?
Il sesso non è solo bello, ma anche salutare. Un’esperienza sessuale soddisfacente aumenta l’attività del sistema parasimpatico, vale a dire del nervo vago. Di conseguenza, gli intervalli da battito a battito del cuore diventano molto flessibili e variano fino a diverse centinaia di millisecondi. Il cuore inizia a ballare: un fenomeno chiamato «variabilità della frequenza cardiaca», così sottile che non si vede con un elettrocardiogramma convenzionale. Una buona variabilità della frequenza cardiaca è la chiave segreta per una vita lunga e favorisce la guarigione.

Lei sostiene che se fossimo connessi col nostro cuore, saremmo in linea con noi stessi. Come possiamo imparare ad ascoltarlo meglio?
È abbastanza semplice: chiudete gli occhi, fate qualche respiro e toccate il vostro cuore. Lasciatevi incuriosire e ascoltate con attenzione la sua forma interiore. Ad ogni battito, i suoi sensori trasmettono informazioni al cervello e alla neocorteccia. Gli studi sono giunti alla conclusione che percepiamo noi stessi più intensamente e proviamo più compassione nelle situazioni in cui il cervello reagisce chiaramente al battito cardiaco. Inoltre, i segnali del cuore trasportano al cervello informazioni che influenzano la nostra capacità fisiologica di «vedere». Nel Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, la volpe dice: «Non si vede bene che con il cuore». Oggi abbiamo prove scientifiche che lo confermano.

Cos’è la coscienza del cuore?
La scienza ha svelato le connessioni segrete tra il cuore e il modo in cui ogni battito cardiaco influenza la nostra esperienza cosciente. Quando confrontiamo cuore e cervello da vicino troviamo somiglianze sorprendenti. Per citarne solo una: entrambi sono completamente autonomi e possono stimolarsi elettricamente. Di conseguenza generano campi elettromagnetici, noti per avere la capacità di immagazzinare e trasmettere informazioni infinite e per essere coinvolti nella comunicazione tra le persone. Il cuore genera il campo elettromagnetico più forte del corpo, cento volte più di quello del cervello.

Possiamo farci guidare dal cuore?
Data la serietà con cui il cervello sembra prendere il battito cardiaco, forse anche noi esseri umani dovremmo farlo. Se smettiamo di ascoltare le «voci» del cuore in modo permanente, possiamo cadere in depressione, avere disturbi di ansia, problemi alimentari e di dipendenza. Il cuore è uno strumento sensibile con cui siamo in grado di distinguere il vero dal falso. Dargli retta non significa cadere in trappola o lasciarsi guidare da emozioni banali: non è un organo populista, ma ci porta a decisioni sagge. Per seguire i suoi messaggi ci vuole molto coraggio. 

Crede che il cuore sia sottovalutato nella cultura occidentale?
L’entusiasmo per i risultati della ricerca sul cervello negli ultimi anni ci ha indotto a dimenticare il cuore. Tuttavia, le ultime scoperte scientifiche l’hanno riabilitato. Non possiamo pensare di sconfiggere le malattie cardiovascolari solo con la tecnologia. Se consideriamo – individualmente e come società – il cuore una semplice pompa, piuttosto che il nostro organo sensoriale più importante, lo facciamo ammalare.