Qualcuno avrà presente il cartellone pubblicitario affisso lungo alcune strade del nostro Cantone che ha quale protagonista un mostriciattolo peloso di nome EMMO. Si tratta di un’iniziativa della Protezione dell’infanzia Svizzera, lanciata lo scorso mese di ottobre, la quale ha riscosso un buon successo, tanto che i primi 2500 pupazzi entro fine anno erano già stati venduti; una nuova serie è ora disponibile. «I primi mesi sono stati un successo completo, di cui siamo molto felici. Si tratta di un ulteriore strumento, semplice ma efficace, che aiuta a ridurre la violenza nell’educazione», commenta Tamara Parham, direttrice della comunicazione dell’organizzazione di utilità pubblica Protezione dell’infanzia Svizzera.
Ma vediamo meglio di cosa si tratta. Il peluche – il cui nome deriva dalla parola emozione – nel suo stato originale ride allegramente; il cuore rosso cucito sul corpo colorato significa: «sto bene!». Il peluche può però essere rivoltato e allora si trasforma; quello che appare è un volto grigio e tetro. Il sorriso è sparito e il cuore rosso è spezzato in due. L’idea è che il bambino possa comunicare le proprie emozioni, anche senza parole, per mezzo del cambiamento di espressione del suo pupazzo. EMMO può cioè mostrare per lui ai genitori come si sente in quel momento permettendo così di riconoscere delle situazioni emotive che è giusto e importante vengano esplicitate e, soprattutto, fungendo da Stop prima che esse degenerino in atti violenti da parte degli adulti. Il fatto di vedere raffigurata sul peluche un’espressione felice o triste si auspica, infatti, possa fungere da stimolo per il genitore per rendersi conto che tutte le emozioni possono essere mostrate e sono permesse, ma non tutte le azioni.
Purtroppo, la violenza fisica e psicologica sui bambini è tuttora parte della quotidianità; lo studio Comportamento punitivo dei genitori in Svizzera, condotto nel 2020 dall’Università di Friburgo su incarico di Protezione dell’infanzia Svizzera, documenta che un bambino su venti – quindi, in grandi linee, uno in ogni classe scolastica – è vittima di punizioni corporali a casa. Addirittura un bambino su quattro subisce regolarmente violenza psicologica. Oltre alle forme di violenza citate, i bambini in famiglia possono subire abusi sessuali, deprivazione e trascuratezza. I figli poi non soffrono solo quando sono oggetto della violenza, ma pure quando assistono a episodi violenti tra i genitori. Lo studio – che è da considerarsi un seguito allargato di altre ricerche condotte nel 1990, 2004 e 2017 – oltre a essere un’istantanea della situazione attuale, comprende un’analisi delle tendenze relative alla violenza fisica e psicologica sui figli e nelle coppie in Svizzera.
Accanto ai dati sulla presenza e la frequenza degli atti violenti, i ricercatori hanno raccolto informazioni che potessero loro servire per capire meglio il contesto psicosociale della violenza in famiglia e nelle pratiche educative (per esempio le caratteristiche e le condizioni di vita dei genitori oppure la spiegazione e la valutazione soggettiva dell’uso della violenza). Lo studio si è basato su un campione vario e rappresentativo di genitori di tutte le regioni linguistiche del Paese. Una delle più importanti conclusioni emerse è che l’uso della violenza da parte dei genitori tendenzialmente non è frutto di un atto educativo ponderato e voluto; i genitori sono piuttosto indotti a compiere azioni violente in situazioni educative difficili e stressanti. Quando ciò si verifica, essi in genere ne soffrono e si pentono.
Protezione dell’infanzia Svizzera ha commissionato diversi studi per avere cifre affidabili sui fenomeni violenti nelle famiglie in Svizzera. Oltre a ciò l’organizzazione ha lanciato una campagna di sensibilizzazione pluriennale a livello nazionale sul tema dell’educazione, denominata «Idee forti di bambini forti per genitori forti: c’è sempre un’alternativa alla violenza». La campagna parte dal presupposto che purtroppo in molte famiglie che vivono in Svizzera le punizioni, che feriscono nel corpo e nella psiche, fanno ancora parte delle pratiche educative e si prefigge di stimolare il dibattito pubblico sull’argomento. «Idee forti» ha preso avvio nel 2018, incentrandosi sui bambini; l’anno successivo il punto di vista adottato è stato quello di genitori e nonni, mentre nel 2020 si è deciso di «dare voce» ai peluche, compagni fedeli dei più piccoli, nonché testimoni silenziosi in caso di episodi di violenza. La loro impotente fragilità riflette l’impossibilità di reagire dei bambini. «Con questa ulteriore prospettiva, desideriamo sensibilizzare la società affinché parli e agisca a favore dei bambini, invece di far parlare solo i loro peluche», aveva affermato Regula Bernhard Hug, direttrice dell’organizzazione Protezione dell’infanzia Svizzera, in occasione del lancio di questa fase della campagna.
L’introduzione, nel 2021, del mostriciattolo di peluche EMMO corrisponde a un’ulteriore evoluzione della campagna di prevenzione. «EMMO continuerà ad essere venduto nel 2022 – afferma Tamara Parham – oltre a ciò stiamo pianificando di proseguire lo studio sul comportamento punitivo, che ci darà una nuova base per continuare la nostra pluriennale campagna a favore dei più piccoli». Protezione dell’infanzia Svizzera è infatti consapevole di come crescere i bambini possa essere impegnativo. Le incomprensioni e i problemi di comunicazione fanno parte della vita quotidiana e, a volte, specie nelle situazioni stressanti, gli stati d’animo e i bisogni dei bambini possono non essere visti o adeguatamente compresi. Per questo, nella fase attuale della campagna di sensibilizzazione, il mostriciattolo di peluche dà voce ai bambini che non riescono a trovare il coraggio o le parole giuste in situazioni difficili. «Si tratta di uno strumento semplice, ma efficace, per una de-escalation – commenta Regula Bernhard Hug – se i genitori sono troppo concentrati sulle loro emozioni, EMMO media prima che accada un’azione violenta». Il pupazzo favorisce così un buon rapporto genitore-figlio, che, a sua volta, impedisce la violenza. EMMO è stato ideato ed è realizzato in Svizzera da Social Fabric – un’organizzazione indipendente non-profit, che si impegna per l’integrazione lavorativa e la formazione di persone con un passato di rifugiati nel nostro Paese – in collaborazione con il centro di formazione Nähwerk IDM di Thun e può essere acquistato sul sito di Protezione dell’infanzia Svizzera.
L’organizzazione, sempre nel quadro della campagna «Idee di bambini forti per genitori forti», ha poi sviluppato delle utili «alternative alla violenza per i genitori». Si tratta di suggerimenti, affinché i genitori riescano a mettere un freno alla rabbia prima di perdere il controllo sulle proprie azioni. La regola è sempre la stessa: tutte le emozioni sono permesse ed accettate, ma non tutte le azioni. Protezione dell’infanzia Svizzera propone poi altre misure per migliorare e rafforzare il rapporto genitori-figli e avere una vita familiare più serena. Accanto ai corsi per genitori del programma «Genitori forti – bambini forti» (in tedesco e francese) ci sono dei workshop tematici oppure degli scambi online, ad esempio «Litigi tra fratelli», «Pubertà» o «Vie d’uscita dalla trappola dello stress», che trasmettono conoscenze specifiche.