Interessarsi al passato della nostra regione attraverso uno strumento moderno, uno strumento tecnologico che con i suoi click ci permette di aprire finestre su persone, luoghi, attività e tutto un mondo oggi in gran parte scomparso. Questa opportunità la offre il Museo della memoria della Svizzera italiana, che strizza l’occhio soprattutto ai giovani essendo un museo virtuale accessibile unicamente tramite il suo sito (www.museodellamemoria.ch).
L’iniziativa, nata nel 2012 proprio quale progetto intergenerazionale, è opera di ATTE (Associazione Ticinese Terza Età) che in questi anni l’ha notevolmente sviluppata, includendo il Grigioni italiano e promuovendo diverse collaborazioni. Associazioni, archivi, media e istituzioni affiancano il gruppo di volontari guidati da Elio Venturelli nella raccolta e nell’elaborazione di informazioni e documenti che testimoniano la profonda trasformazione della Svizzera italiana negli ultimi due secoli.
Dallo scorso 17 gennaio il sito si presenta in una nuova veste grafica che facilita la ricerca di interviste, filmati, immagini, libri, articoli e altri documenti. In cinque anni di attività il Museo della memoria ha arricchito la sua collezione con l’intento di presentare un quadro sempre più completo e variegato del nostro passato. Migliaia di fotografie, oltre sessanta interviste e innumerevoli testi fanno rivivere la vita quotidiana, così come i piccoli e i grandi avvenimenti che hanno caratterizzato l’Ottocento e il Novecento in Ticino e nei Grigioni di lingua italiana. Ricordare per comprendere e motivare i giovani ad interessarsi al passato sono le finalità del Museo della memoria che conta una trentina di collaboratori tutti pensionati volontari, di formazione ed estrazione professionale diverse, ripartiti su tutto il territorio.
Presidente della Commissione sociale di ATTE, Elio Venturelli ha avviato questo progetto in collaborazione con le scuole. «Nel maggio 2012 ho proposto ad alcuni docenti di scuola elementare di far scoprire agli allievi come vivevano i loro nonni e bisnonni partendo dai proverbi», spiega Venturelli. «L’esperienza si è poi allargata, anche perché ai ragazzi è piaciuta l’idea di trasferire in Internet i racconti di persone della terza e della quarta età. Parallelamente abbiamo scoperto, attraverso indagini presso i soci ATTE, i Comuni e le redazioni dei periodici, da un lato il bisogno di molti anziani di raccontare le loro esperienze e dall’altro l’esistenza di una grande quantità di prezioso materiale. Oggi stiamo cercando di coinvolgere i Comuni per valorizzare e rendere accessibile al pubblico la documentazione in loro possesso».
La collaborazione con le scuole continua? «La partecipazione dei giovani nell’accrescere l’offerta del Museo della memoria è un aspetto al quale teniamo molto, proprio per favorire i rapporti fra le diverse generazioni. Negli ultimi anni abbiamo concentrato l’attenzione in altre direzioni, ma desideriamo riprendere il contatto con le scuole a breve termine, anche perché nel frattempo abbiamo assistito alla realizzazione di diversi progetti interessanti, come ad esempio quello dell’istituto scolastico di Monte Carasso». In effetti «Generazioni a confronto» (2013/2014) è un’esperienza che ha riunito bambini e anziani in diversi laboratori (cucina, natura, lettura, racconto), offrendo a entrambi i gruppi opportunità d’incontro e di scambio molto apprezzate.
In questi anni sono state realizzate anche numerose interviste a persone anziane che ci rendono così partecipi del loro intenso vissuto. Da Ida Rezzonico (intervistata nel 2015 a 105 anni), nata nel 1910 nelle terre dell’impero austro ungarico e adottata nel 1920 da una famiglia ticinese, a Oscar Schweizer, testimone oculare del bombardamento di Soletta durante la seconda guerra mondiale da lui documentato con una serie di fotografie; dal piccolo Rino, che a nove anni è stato mandato da solo sull’alpe senza conoscere il percorso e con la sola indicazione di seguire la scrofa, allo spazzacamino Cesare, autore a 11 anni di lettere in cui dal Piemonte scriveva che tutto andava bene, perché le missive venivano controllate.
Tante altre storie permettono di compiere un salto nel passato. O addirittura di viaggiare nel tempo, come è il caso dell’estratto di una presentazione multimediale sulla trasformazione urbanistica di Bellinzona sull’arco di cento anni, realizzata sovrapponendo circa 200 immagini con la stessa prospettiva. La ricerca parte dalle nove categorie nelle quali è stato suddiviso il materiale finora catalogato: fotografie, fondi fotografici, filmati, dossier, articoli, libri, scuole, mestieri, Comuni.
Il nuovo sito, finanziato da ATTE e realizzato anche grazie a un piano occupazionale e al sostegno di BancaStato e Swisslos, è per sua natura un cantiere aperto che deve essere continuamente arricchito. Precisa al riguardo Elio Venturelli: «Cerchiamo nuovi volontari per coprire meglio tutto il territorio ticinese. Per il Grigioni italiano lavora con noi da circa un anno e mezzo un gruppo di quattro persone. Desideriamo anche elaborare una vera e propria strategia finanziaria per assicurare continuità al lavoro svolto finora. Non basta disporre di documentazione interessante, bisogna trasferirla sul sito con regolarità per renderla accessibile agli interessati». I dati relativi al vecchio sito confermano, con una media di 350 visite quotidiane, la curiosità suscitata dal Museo, ora presente anche su Facebook.
Il Museo della memoria è vicino ai giovani nella forma ed offre diverse possibilità di approfondimento particolarmente utili per le scuole. Il responsabile richiama l’attenzione sui dossier, materiali dedicati a diversi aspetti del Ticino di una volta presentati nell’ambito di mostre, conferenze o lavori scolastici e adattati per essere fruibili attraverso il sito. Per Elio Venturelli «grazie al Museo della memoria è possibile prolungare l’esistenza di iniziative caratterizzate da notevole impegno anche finanziario ma destinate a durare poco nel tempo. Uno degli obiettivi futuri è di poter arricchire il sito collegandolo ad altri portali in modo da facilitare le ricerche e massimizzare la visibilità delle diverse iniziative. Al momento stiamo lavorando a questo livello con il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport e con la RSI. Abbiamo inoltre già instaurato una collaborazione con Teleticino».
Il carattere intergenerazionale del progetto e la forza del volontariato che lo ha fatto nascere e crescere sono due aspetti essenziali del Museo della memoria della Svizzera italiana. Esso racchiude numerose testimonianze anche minute di un passato che ai giovani d’oggi sembra molto lontano. Un passato che sicuramente li sorprende e che nella forma del museo virtuale sono invogliati a scoprire.