Il nucleo della Terra si è fermato: lo dice un importante studio scientifico appena pubblicato. Oddio, moriremo tutti! Ma anche no. Anche no. Manteniamo la calma.
Una galassia a 100 milioni di anni-luce: capire com’è fatta, come si comporta, come cambia nel tempo sembra un’impresa difficilissima. In realtà è molto più semplice di quanto sia comprendere com’è fatto, come si comporta, come cambia nel tempo il nucleo della Terra. 100 milioni di anni-luce possono essere attraversati dalla radiazione elettromagnetica e raccolti dai nostri strumenti. I 6400 chilometri – dei quali solo 12 siamo riusciti a perforare fisicamente – che ci separano dal centro del nostro pianeta sono invece impenetrabili: da lì arrivano pochissime informazioni. Quelle pochissime sono indirette e per averle dobbiamo ringraziare i terremoti.
Ringraziare i terremoti? Detta così, a pochi giorni da un sisma che ha ucciso decine di migliaia di persone, sembra una bestemmia. Eppure perfino i sismi più devastanti hanno almeno una conseguenza positiva: consentono di capire la struttura interna della Terra.
L’interno del nostro pianeta può essere suddiviso in quattro parti: la crosta superficiale rocciosa fra 5 e 70 chilometri, il mantello di rocce magmatiche in gran parte solido fino a 3000 chilometri, il nucleo esterno di ferro fluido e altri metalli fra 3000 e 5000 chilometri, dove viene generato il campo magnetico terrestre, e infine il nucleo interno di ferro-nichel solido ad altissima pressione e temperatura fra 5000 chilometri e il centro. Grosso modo, sia chiaro: gli spessori e le distanze variano molto da regione a regione, specie fra il mantello e la crosta. Lo sappiamo perché le onde sismiche che attraversano i gusci si propagano a velocità differenti e, quando si scatena un terremoto, fin dall’inizio del XX secolo permettono ai geofisici di ricostruire la struttura globale sulla base delle rilevazioni strumentali raccolte in giro per il mondo. Non solo: consentono anche di capire come la struttura cambia nel tempo, con opportuni modelli matematici. Scoprendo per esempio che la rotazione del nucleo interno oscilla e, nel cambiare verso, si ferma.
In realtà non è semplice come certi media superficiali l’hanno raccontata per raccogliere clic. Per cominciare, così come una rondine non fa primavera, un articolo scientifico non fa una scoperta confermata. La scienza è un metodo per scoprire i fenomeni naturali e le leggi che li descrivono, ma è sempre molto cauta: ogni dato dev’essere verificato, ogni risultato confermato, ogni teoria sottoposta al vaglio spietato di una comunità di ricercatori nella quale domina il rigore. Tuttavia anche un articolo non va preso alla leggera, soprattutto se è firmato da due studiosi autorevoli dell’Università di Pechino e pubblicato da una rivista prestigiosa come «Nature Geoscience».
Xiaodong Song è un veterano della geofisica e fin dagli anni ’90, quando era alla Columbia University, aveva ipotizzato che la rotazione del nucleo interno fosse scollegata da quella del mantello. L’idea venne discussa nella comunità e tuttora non è accettata all’unanimità. Nondimeno Xiaodong Song insiste e, nell’ultimo articolo che tanto scalpore ha suscitato, rincara la dose: il nucleo accelera, rallenta, ogni tanto si ferma rispetto al mantello. Per sostenerlo ha analizzato i dati raccolti a partire dagli anni ’90 e ha scoperto che la differenza nella rotazione si sarebbe azzerata – traduzione: il nucleo non si è fermato, ma ha ruotato alla stessa velocità del mantello – negli anni ’70 e poi ancora intorno al 2009. Qualcuno se n’è accorto, qua in superficie?
Ovviamente no. Le nostre vite non sono state sconvolte. La Terra non ha cambiato orbita. Non è arrivata l’Apocalisse. Conclusione: se Xiaodong Song e il suo collega avessero ragione e il fenomeno fosse reale, se davvero la velocità di rotazione del nucleo interno variasse in modo ciclico e talvolta si arrestasse rispetto al mantello, allora si tratterebbe di uno dei tanti eventi naturali del pianeta, di certo sarebbe accaduto anche in passato e finora gli effetti non sarebbero stati distruttivi. Perché dunque dovrebbero esserlo intorno al 2045, quando – se gli studiosi cinesi avessero ragione – avverrà una nuova inversione del verso di rotazione?
Sicché no, non moriremo tutti. O meglio sì, moriremo tutti, ma almeno non per colpa del nucleo interno della Terra.