Quando si prevede di abbattere una villa storica, la STAN c’è. Quando si progetta un parco eolico in cima al San Gottardo, la STAN c’è. Quando il Governo approva un finto sentiero di plastica per congiungere le isole di Brissago con la riva, la STAN c’è. E anche quando si progetta una mega rotonda stradale sul fiume Cassarate, la STAN c’è.
STAN: Società ticinese per l’arte e la natura. È sicuro, in Ticino c’è ancora molto da preservare, proteggere, conservare, difendere, anche se negli anni scorsi non sono mancati gli sgarbi nei confronti del patrimonio paesaggistico e architettonico.
La Società è un’arzilla vecchietta, perché è stata fondata nel 1908 ed è, da sempre, sezione cantonale di Heimatschutz, la maggiore organizzazione elvetica che opera in ambito di cultura architettonica. La STAN pubblica regolarmente la rivista «Il nostro Paese», che di anni ne fa settanta. Il primo numero uscì nel maggio del 1949 e il redattore era Mario Agliati, giornalista, scrittore e storico, una colonna della difesa delle bellezze naturali e artistiche al sud delle alpi.
Nel primo numero de «Il nostro Paese», l’allora consigliere di Stato Brenno Galli scriveva: «Rispettare le bellezze del proprio paese è imperativo ad ogni animo ben nato; studiarle, divulgarle, descriverle, difenderle è compito di una comunità che sappia compiere sacrifici in nome di un ideale squisitamente non redditizio, è cosa che riposa della sciatta ricerca dell’utile e che avvicina alle eterne costanti dell’animo dell’uomo».
Tempi passati. Oggi, per esempio, capita invece che in televisione «un politico affermi al cospetto di una costruzione illegale, ma concessa, che, se ci fosse stato qualcuno a interporre ricorso, la decisione dell’Autorità, probabilmente, sarebbe stata differente» – ce lo ricorda l’architetto Benedetto Antonini, vicepresidente della STAN, che commenta: «È contrario alla democrazia sostenere che spetta alle associazioni vigilare sull’operato delle Autorità e non viceversa».
Nell’ultima assemblea della STAN c’è stato un cambio ai vertici. Dopo 26 anni, l’architetto locarnese Antonio Pisoni ha passato il testimone a Tiziano Fontana, già da qualche anno attivo in seno alla Società. Altro punto di riferimento, assieme a un comitato in parte rinnovato e ringiovanito, è l’architetto Benedetto Antonini, per anni alto funzionario del Dipartimento del territorio.
«Gli obiettivi personali – precisa il neopresidente Fontana – non si discostano dalla linea adottata nel passato e sono ispirati al concetto descritto dallo storico dell’arte Montanari: “la vera funzione del patrimonio non è assicurare il diletto privato di pochi illuminati volenterosi, ma alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, mezzo per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali”. Gli obiettivi sono quattro: la diffusione della conoscenza del nostro patrimonio naturalistico e storico-architettonico-artistico, attraverso la rivista “Il nostro Paese”, visite guidate condotte da esperti e il sito web associativo, oltre a Facebook e Twitter; l’approfondimento di temi essenziali attraverso giornate di studio o pubblicazioni; la ricerca del costante miglioramento dell’efficacia giuridica dei nostri ricorsi, con lo scopo di creare giurisprudenza innovativa a favore del patrimonio e infine la collaborazione, su aspetti puntuali, con associazioni sensibili ai temi della protezione del patrimonio storico-artistico, della natura e dell’ambiente».
Negli ultimi anni la STAN è intervenuta in diversi campi. Ha combattuto, senza successo, il progetto di parco eolico sul San Gottardo, ritenuto molto invasivo in un paesaggio importante per contenuti naturalistici e storico-simbolici. Si è espressa criticamente nei confronti del progetto di collegamento pedonale galleggiante tra Ascona e le Isole di Brissago: un progetto faraonico che ha indotto il Consiglio di Stato a modificare persino la legge sui sentieri. Numerosi sono gli interventi dell’associazione su temi locali. Dalle ville nel quartiere Montarina, a Lugano, ai grandi alberghi, come il Palace di Lugano o il Grand Hotel di Locarno. Dalle testimonianze di edilizia rurale, di archeologia industriale, come il deposito Usego di Bironico, dell’architetto Rino Tami, ai giardini storici e alle alberature di piazza Simen e dell’ex-ginnasio a Bellinzona o agli ippocastani di via Lambertenghi a Lugano. Recentemente la STAN si è anche opposta al progetto delle FFS di realizzare un terzo binario per la ferrovia nel centro di Bellinzona.
«Vorremmo essere ascoltati dalle autorità – ci dice Tiziano Fontana – non solo e non prioritariamente per la nostra attività di contenzioso. Proprio per questo abbiamo promosso, nell’autunno 2014, l’iniziativa popolare legislativa generica “Un futuro per il nostro passato: per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese”, su proposta del nostro vicepresidente architetto Antonini, che è stata sottoscritta da 14’774 cittadine e cittadini ticinesi. Come conseguenza il Dipartimento del territorio ha elaborato una revisione della Legge sulla protezione dei beni culturali, attraverso un messaggio che è attualmente pendente in Gran Consiglio. Inoltre, siamo in attesa da diversi anni dell’aggiornamento della scheda “P10 Beni culturali” del Piano direttore da parte del Dipartimento del territorio: confidiamo che il Consigliere di Stato Claudio Zali lo faccia a breve, vista l’importanza del tema».
C’è sensibilità nel Paese per la difesa dei beni culturali e del patrimonio architettonico? «Molta, nei cittadini e in diverse Fondazioni. Infatti, la nostra associazione riceve moltissime sollecitazioni a intervenire, da ogni parte del cantone: dovremmo avere un segretariato con un architetto e un giurista a tempo pieno per soddisfare tutte le richieste. Cerchiamo di fare il massimo possibile con i mezzi limitati di cui disponiamo e grazie al volontariato di tutti i membri attivi del Consiglio Direttivo e di amici che ci aiutano su casi puntuali. Vi sono anche cittadini che ci chiedono di intervenire poiché desiderano che le loro proprietà siano tutelate dai Comuni».
Sullo stato attuale dei beni culturali in Ticino, il presidente della STAN non ha dubbi: «Sono tutti a rischio: tanto per i molti beni che non sono ancora protetti, quanto per quelli già protetti. La legge sulla protezione dei beni culturali prevede che il Cantone definisca e protegga i beni culturali di interesse cantonale e che i Comuni scelgano e tutelino i beni culturali di interesse comunale, attraverso varianti di Piano regolatore. Se a livello teorico gli enti locali dovrebbero conoscere meglio il proprio territorio e i beni culturali che vi si trovano, nella realtà gli interessi a favore della rendita fondiaria e della speculazione edilizia hanno un peso diretto sulla politica locale e, in moltissimi casi, hanno condotto e conducono alla scomparsa del nostro patrimonio paesaggistico e storico-artistico. L’autonomia rivendicata dai Comuni in questo campo spesso non è stata positiva e i ritardi nell’elaborazione delle varianti per i beni culturali locali sono numerosi. Un altro elemento è la verifica sistematica dello stato in cui si trovano i beni culturali già protetti, anche a livello cantonale. Vi sono carenze anche qui che devono essere risolte».
È un tema noto: la Confederazione è molto severa in ambito di protezione del territorio e dei beni culturali, i Cantoni lo sono meno e l’autonomia comunale finisce per essere responsabile d’interventi che non sempre rispettano le direttive federali.
In questa ottica Heimatschutz, assieme a Pro Natura, BirdLife e Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, ha promosso due iniziative costituzionali federali: «Contro la cementificazione del nostro paesaggio (Iniziativa paesaggio)» e «Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio (Iniziativa biodiversità)». La prima chiede di mettere fine alla crescente cementificazione delle aree naturali e dei terreni coltivati e propone chiari limiti al boom edilizio al di fuori delle zone edificabili. L’iniziativa biodiversità prevede invece di assicurare lo spazio e i mezzi finanziari che occorrono per la natura e sancisce a livello costituzionale l’obbligo di proteggere meglio il paesaggio e il patrimonio culturale.
La legge federale è severa, ma non basta. I Cantoni e i Comuni non sono abbastanza sensibili nella salvaguardia del territorio? «Come ha detto il presidente di Patrimoine Suisse Genève, Robert Cramer, uno degli ispiratori delle due iniziative, è fondamentale inserire nella Costituzione federale i principi enunciati nelle iniziative, che peraltro sono presenti nella legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio e nella legge sulla pianificazione del territorio, risalenti agli anni Sessanta e Settanta, poiché queste due leggi sono costantemente minacciate da proposte di revisione fatte attraverso atti parlamentari in Consiglio nazionale o nel Consiglio degli Stati. L’inserimento nella Costituzione costituisce una maggiore garanzia, che possiamo far valere davanti al Tribunale federale. Per questo è molto importante sottoscrivere le due iniziative».
Informazioni
www.stan-ticino.ch