Il 26 febbraio è stato approvato il credito dal Consiglio comunale di Bellinzona per i lavori di riqualifica del fiume Ticino che si prevede inizieranno entro la fine dell’anno in zona Torretta. Tre sono le principali motivazioni per questi lavori: primo, gli argini del fiume Ticino stanno invecchiando e l’acqua del fiume li sta pian piano erodendo; secondo, il territorio si è talmente urbanizzato negli ultimi decenni, che le rive dei corsi d’acqua sono diventate un polmone prezioso dove andare a respirare silenzio, bellezza e quel benefico e disordinato sistema fatto di rami, foglie, acqua e sassi; terzo, liberando le rive si assisterà a un recupero degli ecosistemi acquatici, che presentano una ricchissima biodiversità.
È uno degli scopi della politica svizzera attuale in materia di protezione delle acque: riportare al loro stato naturale le rive lacustri, i fiumi e i ruscelli. In Ticino abbiamo l’esempio recente della rinaturazione della foce del Cassarate (2014), che è diventata un’area di piacere a contatto con l’acqua.
L’idea e la necessità di riqualificare il fiume Ticino e la sua foce nasce già agli inizi degli anni 2000, anni in cui la Fondazione Bolle di Magadino assieme al Cantone e all’allora Ufficio federale per l’acqua e la geologia ha promosso un primo studio, effettuato dal Politecnico di Zurigo, dal quale sono emerse le aree con caratteristiche adeguate per delle riqualifiche. Da qui è nato il progetto e la rinaturazione della foce del Ticino che ha ottenuto il Premio corsi d’acqua 2011 per la sicurezza contro lo straripamento dell’acqua e per il nuovo approccio di gestione dei fiumi. La prossima tappa è rappresentata dal progetto che riguarda la zona Saleggi e Boschetti di Bellinzona. Sotto l’egida dell’Ufficio dei corsi d’acqua (Dipartimento del Territorio), i committenti che realizzeranno i lavori sono il Consorzio Correzione Fiume Ticino e la Città di Bellinzona.
L’area golenale, per Bellinzona, è la spina dorsale verde del suo corpo urbano; già oggi è il luogo dove si va per correre, passeggiare, giocare, andare in bicicletta. Domani, con un addolcimento e uno spostamento degli argini sommergibili, sarà possibile avvicinarsi con più facilità al fiume che troverà ancora più spazio per scorrere armoniosamente; la biodiversità della fauna terrestre e acquatica, inoltre, sarà mantenuta più facilmente in questo nuovo contesto.
Ci saranno dunque interventi di tipo idraulico, per una messa in sicurezza degli argini del fiume, e interventi di tipo naturalistico. Si tratta di dare spazio e mettere in condizione il fiume di poter tornare a formare dei banchi naturali o ad avere intrecci nell’alveo, ridisegnando in modo controllato il suo alveo. Verranno anche create «anse naturali di relax» e costruite rampe per consentire l’accesso al fiume, nel settore Torretta e Saleggina anche per persone disabili; in zona Saleggi a Giubiasco saranno costruite passerelle, piattaforme e rampe d’accesso all’acqua per avvicinare la città al fiume. Anche a Sementina-Monte Carasso si pensa a una passerella in legno che guidi i visitatori lungo un percorso con un belvedere per ammirare in paesaggio. Pannelli didattici daranno spiegazioni sugli interventi e sulla flora e la fauna locali.
A Gudo verrà realizzato un ponte ecologico tramite la costruzione di una galleria artificiale sulla cantonale, che permetterà il passaggio in sicurezza degli animali tra il versante e il piano.
La pianificazione strategica cantonale non riguarda solo il fiume Ticino ma anche i suoi affluenti: l’obiettivo è rendere anch’essi più naturali garantendo lo stesso grado di sicurezza, togliendo loro il cemento sulle sponde dove si può, sostituendolo sul fondo con la ghiaia, restituendo vita animale e vegetale alle rive. Si vuole altresì far scoprire al visitatore che vicino a molti villaggi delle nostre valli scorre un riale, il quale per ora non è sempre visibile, agibile o gradevole.
In questo contesto si inseriscono progetti come quello delle Vie d’acqua della Bassa Riviera, completato nel 2016 dagli architetti Mario Ferrari, Michele Gaggetta e Stefano Moor per conto degli allora Municipi di Claro, Gorduno, Gnosca, Preonzo e Moleno. Tale studio mira a collegare i nuclei abitativi con le zone verdi di svago passando lungo i corsi d’acqua, rendendoli accessibili e percorribili. «Non c’è un sentiero continuo lungo il fiume», motivano gli architetti. «Ci sono interruzioni, punti in cui bisogna tornare sulla cantonale e il tratto verso Moleno è addirittura attraversato dall’autostrada, mentre mancano i ponti sugli affluenti di Moleno e Gnosca e una passerella sul Ticino che colleghi Claro a Preonzo. Non sarebbero molti gli accorgimenti per rendere il percorso continuo. Il nostro sogno sarebbe di rendere la passeggiata possibile da Biasca alla foce del Ticino sulle due rive, vedendo solo il fiume da una parte e alberi dall’altra e con ponti a percorrenza pedonale. Dobbiamo offrire a noi stessi e al turista un percorso di mobilità lenta senza interruzioni. Per i pescatori, i ciclisti, i camminatori, il fiume è ciò che unisce il territorio e i suoi paesi». Questi studi si intersecano con la pianificazione strategica cantonale di rivitalizzazione promossa dall’Ufficio corsi d’acqua.
A Moleno e Cresciano sono già stati realizzati nuovi banchi artificiali per il fiume; a Lodrino sono stati rivitalizzati i riali Balma e Rodaglio; a Claro, che ha quattro affluenti, sono stati messi due filari di alberi, dei noci, uno sul riale Canva e l’altro sul Ragone, nella parte bassa.
Il lavoro dello staff dell’Ufficio corsi d’acqua è di trovare un equilibrio che concili i bisogni e i diritti di tutti gli attori coinvolti, dalla popolazione alle associazioni come quelle ambientaliste e dei pescatori, dagli agricoltori ai patriziati fino alle centrali idroelettriche e la ferrovia sui territori lungo i corsi d’acqua. «Un lavoro che sempre più si vuole portare avanti contando sulla partecipazione attiva di tutti gli attori», sostengono i collaboratori dell’Ufficio. «Un esempio concreto giunge dal progetto di masterplan per la riqualifica dei corsi d’acqua in Riviera, progetto promosso da noi per coordinare la riqualifica dei corsi d’acqua e il risanamento dei deflussi discontinui sull’asta del fiume Ticino con le esigenze e le visioni territoriali dei Comuni. Si tratta di un processo partecipativo in cui tutti possono esprimersi e in cui ci sarà magari da fare un qualche compromesso per arrivare a soluzioni condivise», spiegano e concludono: «Comunque tutti certamente, e la popolazione in particolare, ne trarranno un grande beneficio. Tra 50 anni, la Bassa Leventina, per non parlare di Riviera e Bellinzona, saranno ancora molto più urbanizzate. Il fiume, con le sue rive libere, sarà allora un luogo di svago, un polmone verde preziosissimo, ancora di più di quanto lo sia oggi. E certamente è necessario occuparsene ora, giocando d’anticipo, perché altrimenti sarà troppo tardi».