Il fascino dell’esotico

Mondoanimale - La detenzione di animali di importazione tra leggi e responsabilità
/ 06.11.2017
di Maria Grazia Buletti

I fatti di attualità degli ultimi mesi hanno riacceso i riflettori sulla detenzione legale o meno di animali esotici. L’ultima notizia è di pochi giorni fa e riguarda il tentato attraversamento del valico di Gaggiolo con un cucciolo di tigre, poi di fatto introdotto attraverso un’altra dogana, per essere infine bloccato di nuovo. Ma ancora ci ricordiamo anche del pitone che qualche tempo fa aveva messo a soqquadro il Bellinzonese, perché si supponeva fosse scappato di casa, mentre in realtà lo si era ritrovato nascosto in un armadio. Ciò non toglie che la popolazione si fosse messa in allarme: la proprietaria non sapeva dove cercarlo e aveva coinvolto la Società protezione animali di Bellinzona (Spab); qualcuno era persino certo di averlo avvistato dalle parti di Monte Carasso. 

Il presidente della Spab, Emanuele Besomi, ci conferma che in Ticino, come nel resto del Paese, la detenzione di questi particolari animali esotici è un fenomeno sottovalutato, ma purtroppo di grande rilevanza: «Noi della Spab, anche se con poco entusiasmo, accettiamo di principio il fatto che studiosi come biologi, veterinari e altri esperti detengano animali esotici a titolo di ricerca o di studio. Ciononostante, constatiamo che nelle case ticinesi si possano trovare animali esotici delle più svariate specie, taluni non sempre con l’autorizzazione necessaria». 

Besomi conferma la triste statistica che evidenzia la costante crescita del numero di coloro che detengono animali esotici per hobby («molto spesso per esibizionismo o egoismo»), ricordando che la loro importazione deve sottostare a chiare leggi doganali come pure ad autorizzazione da parte degli uffici preposti, secondo la Legge federale sulla protezione degli animali. «Eppure dal 2000 al 2012 le importazioni di questi animali in Europa è addirittura quadruplicata, anche a causa della facilità con cui essi possono essere acquistati su Internet e nei negozi specializzati presenti anche nel nostro Cantone». 

Va da sé che poi succede il peggio: stanche di accudire questi animali, tante persone li rilasciano in natura condannandoli quasi sempre a morte certa. Così come capita che gli animali stessi (serpenti, tartarughe, tarantole, furetti, pappagalli, eccetera) tentino la fuga: «Di principio si tratta di animali selvatici che rimarranno di questa indole; il loro DNA li porterà a cercare una via di fuga dalla cattività per tutta la loro vita. Prendiamo ad esempio un rettile: esso sarà relegato e costretto in un terrario che, per quanto cerchi di riprodurre il suo habitat non sarà mai tale: appena potrà, darà seguito al suo unico scopo di vita che è quello di darsi alla macchia; non ho mai visto un serpente rientrare a domicilio dopo essere evaso».

E così, il presidente del sodalizio ci racconta che nel 2003 fu la volta di un Elaphe, un serpente della famiglia dei Colubri, scambiato dalla persona che ne ha denunciato la presenza a casa di un amico per un pericolosissimo Mamba (Dendroaspis, serpente africano velenoso): «Con le autorità ne abbiamo controllato la detenzione e, una volta verificato che non si trattava del serpente velenoso (e dunque non necessitava neppure di autorizzazione alla detenzione), non abbiamo potuto far altro che lasciare l’innocuo Elaphe al suo proprietario». 

Ma Besomi porta altri esempi di situazioni in cui si è ben compreso che il detentore dell’animale esotico non era davvero in regola, e il povero animale ne aveva naturalmente pagato le conseguenze: «Nel 2012, a Lugano, abbiamo dovuto addormentare un procione che certamente non era arrivato lì per i fatti suoi: si era incastrato in un buco dopo essere stato verosimilmente messo in libertà dai suoi proprietari che abitavano in una villa e lo tenevano in giardino. Il procione comporta un elevato pericolo di rabbia che è una malattia pericolosissima trasmissibile all’uomo, e chi si procura la compagnia di questo tipo di animali non si rende affatto conto a cosa potrebbe andare incontro». 

Quando si riesce a recuperarli, alcuni di questi animali selvatici ed esotici devono essere soppressi perché pericolosi per la salute umana a causa del loro veleno, o per il rischio che trasmettano malattie pericolose e talvolta mortali per l’uomo. Quelli che riescono a scappare, o peggio che sono liberati dai loro proprietari, vanno incontro a morte quasi sicura: «Penso al Boa constrictor di un metro e ottanta abbandonato ad Arogno: lo avevamo trovato in un prato dove vagava stremato da chissà quanto tempo; abbiamo dovuto addormentarlo». 

Besomi aggiunge che questi animali possono anche essere prede e vittime di volpi, faine, topi, perché non vengono liberati nel proprio habitat e non sono in grado di sopravvivere alle nostre latitudini, anche a causa delle basse temperature: «Non dimentichiamo che si tratta sovente di animali che vengono da zone tropicali». Infine, rilasciare sul nostro territorio specie esotiche comporta una seria minaccia per l’ecosistema e le nostre specie autoctone: «Rompono l’equilibrio di un ecosistema, come ad esempio le tartarughe d’acqua americane dalle guance rosse che, rilasciate nei nostri pozzi d’acqua, spazzano e mangiano tutto, dai pesci ai girini». 

Quello della detenzione delle specie esotiche è un discorso che spazia dalla legalità all’illegalità, passando per l’etica. Al presidente della Spab chiediamo a chi ci si può rivolgere quando non si può più tenere un animale di questo tipo: «In Ticino abbiamo un paio di strutture, gestite da privati, attrezzate per la custodia e la cura di rettili e ragni. Noi ci occupiamo prevalentemente di specie autoctone e per questi animali consigliamo di cercare associazioni o enti specializzati a livello svizzero, fra i pochi in grado di detenerli in strutture idonee». Meglio sarebbe, certamente, lasciarli a casa loro, là da dove vengono.