Il doposcuola diventa inclusivo

Bambini – Il progetto educativo Ti-Aiuto accoglie bambini e ragazzi con neurodiversità ma è aperto a tutti gli allievi con difficoltà specifiche. Ne parliamo con l’ideatrice Giovanna Bagutti
/ 26.09.2022
di Alessandra Ostini Sutto

Sempre più spesso si sente parlare di bambini o ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, disortografia o discalculia, disturbo dell’attenzione con o senza iperattività, disturbi del linguaggio, plusdotazione e autismo. Tratti che rientrano sotto il comune cappello delle «neurodiversità»: «Con tale termine si intende un paradigma biopolitico secondo il quale uno sviluppo neuro atipico è visto come una variazione naturale del cervello umano. Un modo diverso di funzionare, vedere, sentire e interpretare il mondo e la sua complessità», spiega Giovanna Bagutti, tutor dell’apprendimento DSA/ADHD, docente di Scuola elementare con master in autismo, formazioni in plusdotazione e disturbi del linguaggio. «Questo termine, coniato nel 1998 da Judy Singer, sociologa e attivista per i diritti delle persone con autismo, permette di valutare gli individui in base al loro funzionamento globale, considerando non solo il deficit ma anche qualità, risorse e potenzialità». Nelle neurodiversità rientrano anche le caratteristiche proprie della disprassia e della sindrome di Tourette. 

Ma il fatto che ognuno – penso – conosca qualcuno con una neurodiversità significa che questi diversi modi di funzionare sono in aumento? «A livello federale non esiste un’incidenza ben definita. È comunque possibile sostenere che l’incidenza delle neurodiversità generalmente non sia stabile, ma subisca piuttosto delle variazioni nel corso degli anni, anche a livello territoriale. Basti pensare al contesto italiano, dove studi realizzati negli anni 2010-11 indicano un’incidenza di DSA (disturbi specifici di apprendimento) dello 0,9% rispetto al totale degli alunni, mentre ora si attesta intorno al 5%. Nei paesi anglosassoni invece studi analoghi indicavano un’incidenza superiore, tra il 10 e il 15% del totale degli alunni, che si spiega con il fatto che l’inglese, come il francese, vengono considerate lingue “opache”, che non presentano cioè una corrispondenza tra il suono delle parole e la loro scrittura. E questo è pure il motivo per il quale molti allievi con DSA faticano ad apprendere le lingue straniere – afferma Giovanna Bagutti – oltre alle lingue parlate, i fattori che influiscono sull’incidenza sono molteplici: possono riguardare l’età dei soggetti presi in considerazione e gli anni in cui sono state svolte le diagnosi, gli strumenti utilizzati per farlo, come pure la consapevolezza nel rilevare i segnali propri delle varie neurodiversità». Trattandosi di modi differenti di funzionare ed esistere nel mondo, che permangono in maniera più o meno evidente per tutta la vita, è importante che le neurodiversità vengano diagnosticate precocemente, così da poter mettere in atto strategie specifiche e mirate le quali consentono il raggiungimento di buoni risultati.

Riguardo a tali disturbi, esiste da parte dell’opinione pubblica dell’interesse a saperne di più. «Per rispondere a tale esigenza, propongo consulenze e parent training e organizzo o prendo parte a convegni», aggiunge la docente. Iniziative, le sue, che rientrano in un più generale percorso di sensibilizzazione al tema della diversità, in atto in Ticino e non solo. «Che si tratti di convegni, tavole rotonde, seminari organizzati da associazioni, università o professionisti, il livello è in genere sicuramente buono – commenta la tutor dell’apprendimento – passando invece all’ambito prettamente scolastico, purtroppo le famiglie toccate lamentano ancora una certa insoddisfazione sia per il fatto che non vi siano formazioni obbligatorie per gli insegnanti sulle varie neurodiversità sia per una lentezza nel rilevare i campanelli d’allarme e poter di conseguenza arrivare a una diagnosi precoce, che consentirebbe di iniziare al più presto le diverse e importanti attività di supporto e sostegno scolastico».

Poiché il quadro delle neurodiversità è abbastanza complesso, tale da poter comportare nel bambino sofferenza, scarsa autostima, difficoltà scolastiche e sociali, come pure nell’accettazione di sé, è importante avviare quanto prima un percorso di potenziamento e di supporto calibrato sulle personali risorse e volto a migliorare le diverse difficoltà. Ed è proprio dalla volontà di fornire un tale supporto, ai bambini e alle loro famiglie, che è nata l’idea di Giovanna Bagutti di proporre Ti-Aiuto, il primo doposcuola inclusivo ticinese, che ha da poco preso avvio a Balerna, Lugano e Cugnasco-Gerra. Pensato per venire incontro ad alunni con delle difficoltà specifiche, il doposcuola è aperto a tutti, bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, con o senza neurodiversità. «Si tratta di una proposta alternativa a quelle già esistenti nel momento extrascolastico, soprattutto nella gestione dei compiti. Partendo da una differenziazione calibrata sulle fragilità e le risorse degli allievi, si miglioreranno sia gli obiettivi trasversali, come autonomia, autostima, motivazione all’apprendimento e consapevolezza didattica-metodologica, sia gli obiettivi specifici peculiari delle diverse neurodiversità, il tutto attraverso attività ludiche altamente motivanti – commenta l’ideatrice – esistono infatti studi pedagogici internazionali, soprattutto nell’ambito dell’apprendimento cooperativo, che evidenziano l’importanza di creare piccoli gruppi di studio (massimo 3-4 partecipanti), per apprendere e consolidare conoscenze e competenze in maniera partecipativa e motivante, migliorare la capacità empatica e di ascolto, le competenze sociali, interazionali e di problem solving. Restando nell’ambito di questa matrice pedagogica, cui si possono aggiungere altri studi internazionali, è stato poi dimostrato come la musica migliori le difficoltà della dislessia, della discalculia, del disturbo dell’attenzione, con o senza iperattività, dell’autismo e dei disturbi del linguaggio. Per questo il mio doposcuola si svolge in collaborazione con il progetto Storie Sonore della scuola di musica Incantando. I bambini (divisi in gruppi dai 4-6 e dai 7-10 anni), insieme all’insegnante, creeranno delle storie che verranno poi musicate o sonorizzate e da ultimo recitate; per questa attività ci sono ancora diversi posti disponibili».

In generale, il riscontro ottenuto dal progetto educativo di Giovanna Bagutti è stato buono. Gli iscritti superano la ventina, in prevalenza nel Luganese e Bellinzonese. «Inoltre due anni fa ho creato un metodo di didattica a distanza che nel tempo si è rivelato molto efficace per bambini e ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento, disturbi dell’attenzione con o senza iperattività, e plusdotazione», aggiunge la responsabile di Ti-Aiuto.

Tornando al doposcuola, nell’ambito di lezioni di 45 minuti, i bambini svolgeranno i compiti e alcune attività ludico-didattiche aventi lo scopo di consolidare al meglio il loro apprendimento. Gli strumenti utilizzati sono generalmente giochi didattici, materiali concreti e visivi, ma anche sonori e di manipolazione poiché è dimostrato che si apprende meglio giocando, toccando, vedendo, sentendo con e attraverso il corpo. «È proprio in base a questa idea di fondo che si struttura il mio doposcuola inclusivo, il quale, attraverso esperienze sensoriali, giochi ludici, strumenti visivi e concreti, costruzione di mappe mentali e un continuo confronto tra pari, consente di sviluppare autonomia, autostima, competenze disciplinari e motivazione all’apprendimento», conclude Giovanna Bagutti.

Informazioni:
g.bagutti(at)gmail.com