Il domani di Lugano

Associazione dei geografi - Un incontro pubblico ha stimolato una riflessione ad ampio raggio sul futuro sviluppo urbano mentre si sta elaborando il Piano direttore comunale
/ 14.11.2016
di Stefania Hubmann

Lugano è diventata, dopo il vasto processo di aggregazione, la nona città della Svizzera. Con quali caratteristiche e soprattutto con quale visione per il futuro? L’interrogativo si pone ai politici e ai professionisti dello sviluppo urbano, ma anche a tutti i cittadini. Il momento è cruciale. L’elaborazione di un nuovo strumento pianificatorio – il Piano direttore comunale – sta infatti entrando nel vivo. Esso sostituirà i vecchi piani regolatori, disegnando gli spazi che determineranno l’evoluzione della Città. Riflettere sul bene comune per identificare una visione che guidi con coerenza il suo sviluppo è quindi una necessità. GEA, l’associazione dei geografi della Svizzera italiana, ha voluto promuovere questa riflessione attraverso un recente incontro pubblico seguito da un centinaio di partecipanti, a dimostrazione ancora una volta dell’interesse della popolazione per il tema dell’abitare.

Per i geografi la qualità nell’abitare risiede nella possibilità per i soggetti di intrattenere relazioni il più possibile libere con l’ambiente fisico e umano. Claudio Ferrata, membro del comitato direttivo di GEA, attivo nell’insegnamento, nella ricerca e nella consulenza nel campo della cultura del territorio, lo ha ribadito presentando i modelli di città che Lugano sembra aver deciso di seguire negli ultimi anni, in modo però del tutto implicito. L’evocazione di questi modelli, che comportano anche aspetti discutibili, e la loro critica sono serviti quali punto di partenza per la riflessione. 

Il titolo dell’incontro – Global, smart o green? Il domani di Lugano immaginato dai geografi – richiama proprio tre modelli che possono essere associati alle tendenze manifestate recentemente dalla Città attraverso i suoi progetti. Spiega Claudio Ferrata: «Nel modello di città sostenibile (green) i sistemi ecologici assumono un ruolo centrale, diventando la matrice da cui partire per pensare la nuova città intesa quale territorio sostenibile. Un esempio in questo senso è rappresentato dalla valorizzazione dell’asse del fiume Cassarate. Per altri aspetti Lugano può invece essere considerata una città intelligente (smart) e quindi efficiente e sicura, poiché sfrutta le tecnologie più avanzate per migliorare le condizioni di vita e le prospettive di sviluppo economico.

Il modello di città globalizzata (global) si colloca all’interno del paradigma emergente delle “reti” secondo il quale le città devono competere tra loro per attrarre risorse, imprese e operatori qualificati. Attraverso una politica attiva la Città è chiamata a promuovere se stessa e la sua immagine. Per Lugano si può utilizzare anche il modello di città della conoscenza e della cultura, dove la creatività, l’informazione e appunto la cultura (vedi LAC) sono ritenute efficaci motori di sviluppo economico».

L’immagine gioca un ruolo chiave per una città a vocazione turistica come Lugano. Il contributo di Stefano Agustoni e Mauro Valli – entrambi membri del comitato direttivo di GEA e docenti rispettivamente alla Scuola superiore alberghiera e del turismo e al Liceo di Lugano 2 – analizza questo aspetto in relazione ad altre città svizzere e italiane, comparabili per dimensione, morfologia e posizione. Si tratta di agglomerati che hanno saputo trovare un equilibrio fra capacità di innovazione e immagine veicolata, entrando in un circolo virtuoso di crescita. In questo modo si sono inseriti nel trend positivo del turismo urbano contrariamente a Lugano che al momento non beneficia di questo impulso.

La differenza fondamentale sta nella capacità di far emergere pochi obiettivi forti. «Un esempio significativo – spiega al riguardo Stefano Agustoni – è quello del Trentino. I Comuni che si trovano alla sommità del lago di Garda hanno puntato su una scelta di qualità. Il divieto della navigazione a motore è stata la misura decisiva per promuovere un turismo slow, composto da camminatori, bikers, surfisti e velisti». 

Una scelta chiara e coerente è quindi vincente. Nel Trentino, come a Neuchâtel, dove è stata applicata con successo la «démarche participative» (coinvolgimento degli enti interessati per raggiungere l’obiettivo), si è riusciti a far emergere il bene comune citato in apertura prima di passare all’azione secondo una visione a lungo termine da realizzare sull’arco di un ventennio. 

L’elaborazione del Piano direttore comunale è l’occasione anche per Lugano, oggi divisa fra la densa zona del centro e le vaste riserve di spazio in periferia, di dotarsi di uno strumento che, oltre a ridisegnare la forma della città, ne definisca i suoi contenuti. Finora questi appaiono agli occhi degli specialisti assai frammentati. Punti di forza come il Parco Ciani e il LAC sono isolati e quindi il loro potenziale ridotto. L’analisi di Agustoni e Valli evidenzia come anche gli eventi promossi dalla Città siano «disconnessi uno dall’altro, per nulla decentralizzati nei quartieri, invasivi e roboanti, senza legame con il territorio e senza qualità». I due geografi utilizzano le figure della volpe e del porcospino per descrivere da un lato chi è generalista e se la cava a fare molte cose e dall’altro chi sa fare una cosa sola, ma la fa estremamente bene. Cosa paga di più? 

L’interrogativo dei due ricercatori è rimbalzato anche dall’attenta e sensibile platea, soddisfatta di poter disporre degli strumenti di lettura proposti dai geografi. Fra le analisi anche quelle di Simone Garlandini e Gian Paolo Torricelli sui punti di forza e le fragilità della «nuova Lugano» e di Marcello Martinoni sull’urbanistica partecipata. Un altro tema emerso durante la manifestazione è il senso del lago con particolare riferimento al suo significato all’inizio del nuovo millennio. Elemento imprescindibile e punto di forza del paesaggio, il lago è chiamato a giocare un nuovo ruolo. Quale? Specchio d’acqua per lo svago rispettoso dell’ambiente o bacino per gli sport roboanti? 

Sono quindi stati soprattutto gli interrogativi a fungere da fil rouge nella riflessione proposta dai geografi. GEA è impegnata a stimolare questo tipo di approccio per i temi legati al territorio sin dalla sua fondazione, nel 1995. Anche nel dibattito interdisciplinare che interessa il futuro sviluppo di Lugano, nona città svizzera ma soprattutto polo trainante del cantone, la disciplina ha il suo contributo da offrire. Lo ha dimostrato sul campo con un incontro nel cuore della città, lo Spazio 1929 in via Ciseri, esempio di riconversione di un edificio storico in luogo di lavoro e cultura. La Città, però, non deve più ragionare come se fosse ancora la Lugano di un tempo, concentrandosi sulla visibilità di luoghi centrali già affermati. Occorre allargare lo sguardo e creare, in particolare attraverso nuovi spazi pubblici nei 21 quartieri, condizioni favorevoli allo sviluppo delle relazioni umane, per promuovere innanzitutto un territorio abitabile di qualità.