Il custode, una figura che evolve

Nel palazzo – Un corso rivolto ai custodi intende aumentare le competenze sociali e comunicative perché non sempre i rapporti tra coinquilini sono sereni
/ 10.10.2022
di Stefania Hubmann

Il palazzo residenziale quale specchio della società. Non è una novità e in una realtà in rapida e forte mutazione le dinamiche fra gli inquilini evolvono in modo significativo coinvolgendo anche il custode. Quest’ultima figura, un tempo assimilabile a un tuttofare, si è professionalizzata beneficiando di una formazione specifica. Il suo ruolo sociale nel contribuire a risolvere piccole questioni fra i locatari si è però forse un po’ perso anche perché diventa sempre più difficile inserirsi nei rapporti personali fra le diverse famiglie. Per sensibilizzare la categoria professionale su questo aspetto della sua attività, CASSI – Cooperative d’abitazione Svizzera sezione della Svizzera italiana ha organizzato in collaborazione con il sindacato OCST e Alloggi Ticino (società per la promozione dell’edilizia residenziale economica) un workshop per aumentare le competenze sociali e comunicative dei custodi. All’evento, voluto pure come primo passo per ripensare in generale i rapporti interpersonali a livello collettivo, hanno partecipato anche l’Associazione Ticinese Custodi d’Immobili (ATCI) e la Città dei Mestieri della Svizzera italiana che ha accolto relatori e partecipanti nella propria sede di Bellinzona.

«Custode – psicologo, psicologa nelle scale?» è il titolo della giornata di approfondimento che, senza voler trasformare i custodi in specialisti della mente e dell’animo umano, solleva il tema delle competenze sfruttabili da parte di chi svolgendo il suo lavoro quotidiano può promuovere una migliore convivenza. Tutto ciò a fronte di compiti sempre più ampi assegnati ai custodi e a inquilini sempre più diversi.

«Con questa iniziativa – spiega la presidente di CASSI Monique Bosco-von Allmen – abbiamo voluto privilegiare il tema delle relazioni fra le persone fornendo ai partecipanti un approccio costruttivo e strumenti pratici per favorire il dialogo fra vicini di casa in modo da trovare insieme soluzioni condivise ai piccoli problemi che si possono manifestare in questo ambito. Risolverli subito, grazie alla parola giusta o a una spiegazione chiara, evita che la questione assuma proporzioni maggiori divenendo ingestibile».

Il corso si pone però anche quale primo tassello di una riflessione allargata sul tema dell’abitare che CASSI promuove in via principale attraverso le cooperative d’abitazione. Prosegue la presidente dell’associazione: «Abitare e vivere non sono la stessa cosa. Il secondo concetto è più ampio e include le relazioni con i vicini. Relazioni che migliorano se si favoriscono la fiducia, la solidarietà, l’aiuto reciproco. La forza della nostra società sta nelle relazioni che vanno recuperate, ad iniziare da quelle fra vicini di casa». La volontà delle persone, ma pure spazi adeguati per ritrovarsi e in alcuni casi l’accompagnamento di professionisti (vedi il custode sociale) sono tutti aspetti che giocano un ruolo.

Secondo CASSI e i partner promotori del corso pure i custodi d’immobili possono contribuire a contrastare una tendenza che vede le persone poco propense ad aprirsi verso l’altro privilegiando un’attitudine individualista e intollerante. Come spiegare altrimenti – esempio reale citato dalla nostra interlocutrice – che una signora anziana sia costretta dopo dieci anni a smantellare un’aiuola che curava a proprie spese?

Per Monique Bosco-von Allmen sono esempi incoraggianti i progetti promossi di recente da alcuni Comuni e associazioni di quartiere per ravvivare i rapporti e gli scambi fra persone di nuclei familiari diversi che vivono gli uni accanto agli altri. La protezione della sfera privata non deve quindi essere contrapposta all’interessamento verso la comunità di cui si è membri. «Oggigiorno responsabilizzare i cittadini affinché si sentano parte della collettività è una vera e propria necessità», precisa l’intervistata. «Basti pensare all’invecchiamento della popolazione e alla questione intergenerazionale per capire che è indispensabile trovare un nuovo equilibrio basato su relazioni più intense fra tutte le fasce d’età. Progetti abitativi come le cooperative d’abitazione possono favorire questo tipo di relazioni, ma non si tratta di una conseguenza automatica. L’attenzione alle relazioni deve quindi rimanere alta, senza dimenticare che il bisogno di imparare a comunicare in modo adeguato è molto presente nella nostra società. L’offerta del corso per i custodi d’immobili è un piccolo contributo in questa direzione e potrà essere riproposto nel caso si manifestassero nuovi interessati».

Cosa ne pensano allora i diretti interessati di questa iniziativa? Risponde ad «Azione» Giuseppe Fuoti, presidente di ATCI che ha pubblicizzato l’evento presso i suoi soci. «Il corso è sicuramente utile, anche se è sempre più difficile per il custode intervenire nelle questioni tra inquilini perché non si conoscono le dinamiche fra le famiglie». Giuseppe Fuoti svolge la professione da diversi decenni, per cui ha vissuto in prima persona l’evoluzione della medesima così come i mutamenti nelle relazioni fra coloro che risiedono negli appartamenti di uno o più caseggiati. «Per quanto riguarda i custodi – spiega il presidente dell’associazione di categoria – il tradizionale lavoro manuale legato alla pulizia e al giardino è diminuito a favore di operazioni di controllo e di coordinamento degli interventi di manutenzione, siano essi ordinari o straordinari. Nel mio caso, ad esempio, gestisco a Lugano 28 numeri civici con oltre 400 famiglie».

Il o la custode tuttofare, punto di riferimento della vita che si svolge nel palazzo, esiste ancora, ma in genere svolge questa occupazione part-time, mentre la professionalizzazione dell’attività implica un maggior numero di immobili da seguire. Questa figura si è specializzata acquisendo nuovi compiti e competenze (fra cui quelle digitali) a favore di inquilini tendenzialmente sempre più esigenti. Di fronte a un’infrazione del regolamento si riesce a intervenire con sicurezza, ma in altri ambiti i margini di manovra sembrano essere più limitati. Tende pertanto a prevalere un atteggiamento prudente e discreto per evitare di essere risucchiati nella controversia. Il custode di lungo corso constata che sovente il diverbio su un problema banale riflette dissapori di più ampia portata legati ad altre questioni. Inoltre le amicizie che nascevano fra famiglie residenti in uno stesso edificio erano un collante divenuto merce rara. Giuseppe Fuoti: «La socialità è diminuita moltissimo e nemmeno il giardino è più quel luogo d’incontro naturale dove tutti erano benvenuti a qualsiasi festa, compleanni dei bambini compresi. Oggi capita persino che ci si riferisca a un’inquilina del palazzo indicandola con il Paese d’origine anche se il suo nome è scritto nell’apposita casella all’interno dell’ascensore».

Le chiacchiere fra vicini, l’aiuto reciproco, l’aggregazione spontanea sono per Giuseppe Fuoti soprattutto un ricordo. Inquilini gentili e rispettosi del custode sono sempre presenti, ma il numero di coloro che pretendono e sono meno tolleranti tende ad aumentare. Ben venga quindi anche dal punto di vista dei custodi l’occasione di meglio capire attraverso un corso mirato come affrontare le nuove dinamiche che caratterizzano i rapporti fra gli inquilini, come gestire i piccoli conflitti, come trovare il giusto equilibrio fra empatia e limiti, fra regole e tolleranza.