Il cuore verde del Ticino

Valle Verzasca – Il 10 giugno scorso i cittadini hanno accettato il progetto di aggregazione, un obiettivo politico significativo ma non ancora sufficiente per rilanciare una valle confrontata con un importante calo demografico
/ 13.08.2018
di Fabio Dozio

È la valle di Bond, James Bond. Sulla diga di Contra, all’imbocco della Verzasca, venne girata la memorabile scena del film Goldeneye, in cui l’agente 007 si lanciava nel vuoto per 220 metri. Il bungee jumping rimane una delle attrazioni in Valle, ma non provoca un’invasione di turisti. La forza e l’identità della Val Verzasca rimane il territorio e in particolare il fiume con le sue acque verde smeraldo, una caratteristica unica in Ticino.

Lo scorso 10 giugno la Valle ha compiuto un passo politico importante. I cittadini hanno accettato, a grande maggioranza in votazione, con l’85% di consensi, il progetto di aggregazione che permetterà di far nascere il nuovo comune di Verzasca, frutto della fusione fra Brione, Corippo, Frasco, Sonogno, Vogorno e i territori vallerani di Cugnasco-Gerra e Lavertezzo. Il processo aggregativo dovrà passare in Gran Consiglio e sarà definitivo, verosimilmente, con le elezioni comunali del 2020. Verrà così sancita anche formalmente la separazione tra la Valle e il Piano. Una volta i due territori erano legati e gli abitanti transumavano dal piano alla valle. Oggi i destini si separano. Gli abitanti della Valle sono circa 850, con una diminuzione del 5% negli ultimi dieci anni, mentre il Piano, nello stesso periodo, ha visto un aumento dei residenti del 13.

La Verzasca deve guardare al futuro con fantasia, immaginazione e determinazione per evitare il cinico destino comune alle periferie di montagna, fatto di spopolamento, riduzione dei servizi, perdita di posti di lavoro. Per contrastare questa prospettiva, lo scorso anno è stato presentato un documento rilevante: Il Masterplan Verzasca 2030, il Piano di sviluppo che ha l’obiettivo di migliorare la qualità di vita della popolazione locale, aumentare l’attrattività della Valle per nuovi residenti e creare nuovi posti di lavoro. Obiettivi che vanno coniugati con un’altra sfida: il rilancio del turismo. 

Alessandro Speziali è il nuovo coordinatore dei progetti, entrato in carica lo scorso primo giugno. Il Masterplan lo definisce una «persona d’azione in valle», fresco di nomina e motivato del suo nuovo ruolo: quando gli dico che si tratta di un programma ambizioso, forse non facile, lui risponde «quando ho letto il Masterplan, mi son detto: che figata!» Entusiasmo e passione sono due ingredienti preziosi per affrontare questo impegnativo lavoro. Che fare per arginare l’esodo dei vallerani verso il Piano? «È possibile – ci dice – contenere la tendenza, con l’obiettivo finale di invertirla, se in Valle saranno rafforzati i servizi e le infrastrutture che rispondono ai bisogni quotidiani: gli sportelli, i negozi, la scuola, una farmacia, eccetera. L’altra condizione fondamentale è la creazione di posti di lavoro, elemento essenziale per arrestare il calo demografico. Infatti, una delle aree d’intervento del Masterplan è il vivere e lavorare in valle, che ispira molti dei progetti previsti. Essere complementari ai centri urbani significa assumere uno stile di vita diverso, più comunitario e meglio inserito nel proprio contesto naturale e storico, senza tuttavia dover rinunciare ad aspetti ormai irrinunciabili dell’evoluzione dei tempi».

In Valle sono presenti diverse associazioni che tengono vivo il tessuto sociale, ma i luoghi di incontro sono pochi. Le abitazioni secondarie superano il 60% del totale, con punte di 80/90% a Corippo e a Frasco. Lo stato delle infrastrutture pubbliche, strade, edifici comunali, ecc. è relativamente buono, ma negli ultimi anni si assiste a una riduzione dei servizi di base, uffici postali, sportelli bancari, negozi.

I posti di lavoro in Valle sono poco più di 200, principalmente nel settore dell’alloggio e della ristorazione, il 27% nell’agricoltura e il 22% nell’artigianato. La mobilità è caratterizzata dall’uso dell’auto privata, in estate sono circa 3500 in media ogni giorno i veicoli che attraversano la Valle, 1500 in inverno. Unico mezzo pubblico è l’Autopostale, che non offre però un servizio che possa sostituirsi ai veicoli privati: l’ultima corsa verso il Piano è alle 18.30. 

Il Masterplan offre uno spaccato piuttosto desolante dello stato della Valle, ma presenta un ricco catalogo di bisogni e misure operative per far fronte alla situazione attuale. Vere e proprie «Rivendicazioni verzaschesi», stilate anche grazie al contributo della popolazione, interpellata in proposito. In particolare si sottolinea l’importanza di potenziare i negozi in Valle, di creare nuovi servizi, spazi per gli anziani e per i giovani, farmacia, edicola. Si progetta di sostenere e promuovere eventi e tradizioni che mantengano vivi i villaggi nel corso dell’intero anno. 

Altra scommessa impegnativa, si pensa di creare residenze primarie per attrarre nuovi abitanti. «Dal punto di vista generale, – sostiene Alessandro Speziali – si tratta di trasmettere un’immagine positiva dell’abitare in valle, che sappia distinguersi dalle dinamiche tipicamente urbane senza tuttavia dover rinunciare a funzionalità, comodità e vitalità. Nel concreto, si tratta per esempio di offrire terreni a un prezzo molto competitivo, attirando giovani e famiglie che altrimenti faticherebbero ad accedere a un’abitazione propria. Queste opportunità andranno promosse capillarmente, trovando la propria nicchia nel mercato immobiliare regionale. Si tratta di un vero e proprio marketing territoriale, capace di sorprendere e convincere».

Il turismo, nelle nostre valli, e non solo in Verzasca, rappresenta un dilemma: essere o non essere… regione turistica? Da una parte le zone periferiche, dalla Val Bedretto all’Onsernone, dalla Val Calanca alla Verzasca, vogliono incrementare il flusso di turisti, dall’altra temono che troppi visitatori rovinino e disturbino la quiete e la qualità di vita dei residenti. In Verzasca questo dilemma è apparso in modo esplicito lo scorso anno, quando un giovane milanese ha decantato su Youtube le bellezze delle «Maldive di Milano», ovvero le acque turchesi del fiume a Lavertezzo. C’è chi ha apprezzato l’arrivo di molti giovani dalla vicina Italia e chi si è lamentato perché «vengono, sporcano, non consumano e se ne vanno». L’obiettivo del coordinatore è di trovare un equilibrio fra le esigenze del turismo e la vita in valle.

Il gioiello assoluto dell’offerta turistica è il fiume, con le sue acque verde smeraldo, che ricordano lande esotiche, e la natura incontaminata, che può essere apprezzata utilizzando la vasta rete di sentieri. I nuclei protetti, le case di granito che si confondono con la montagna, rimangono un’attrazione per chi viene da fuori. I muri a secco e le costruzioni in sasso stupiscono ancora, come sbalordivano, a fine Settecento, il bernese von Bonstetten: «Queste case altro non sono che cumuli di pietra, senza calce, piccole, miserabili e sporche, costruite in modo tale ch’è pericoloso sostare in ogni loro angolo». Ma intanto rimangono in piedi da secoli e la loro bellezza rustica rimane immutata.

L’agricoltura e i prodotti locali, con la vendita diretta di prodotti tipici, possono diventare un richiamo turistico. Le attività sportive, la gastronomia e l’alloggio sono gli altri settori su cui puntare. Attualmente, le strutture turistiche non sono molte: 9 alberghi o pensioni per complessivi 186 posti letto, 12 capanne con 212 letti e tre strutture per gruppi; 18 sono le strutture gastronomiche, ristoranti, osterie e grotti. Il mercato turistico è rappresentato dai ticinesi (30%) dai confederati (30%) da tedeschi e italiani, 10% ciascuno. La maggioranza dei pernottamenti avviene nelle case di vacanza (91% del totale). Gli alberghi hanno registrato 7800 pernottamenti nel 2014, tremila in meno rispetto a sei anni prima. 

Invertire questa tendenza non sarà facile, ma il Piano di sviluppo è ambizioso e prevede un incremento dei pernottamenti del 95%, vale a dire un raddoppio quasi netto entro il 2030. Il villaggio di Corippo sta facendo da apripista con la realizzazione dell’albergo diffuso, camere distribuite nei piccoli rustici rimasti disabitati.

«La cornice paesaggistica della Verzasca – dice il coordinatore – non può non essere la prima immagine al risveglio di un turista che esige un’esperienza autentica. L’incremento dei pernottamenti, con strutture ospitali e di qualità, è un obiettivo realistico che tratterrà i visitatori in valle. Questo genera un circolo virtuoso fatto di vitalità e indotto per gli attori attivi sul territorio e consente un turismo un po’ più slow, disincentivando quel mordi-e-fuggi che crea qualche innegabile disagio. Il progetto di campeggio a Brione, l’albergo diffuso a Corippo, il Centro sportivo a Sonogno e la rete di rustici e pensioni presenti in valle costituiscono un potenziale concreto da sfruttare. Dopodiché … ogni nuova iniziativa di qualità è la benvenuta, come sempre!»

Ora la Verzasca punta sullo sviluppo. Il segno più marcato e anche violento di modernità è stato la diga, inaugurata nel 1965. Molti, nella regione, l’hanno subìta come un’opera invasiva, fra questi anche alcuni scrittori, come Piero Bianconi e Anna Gnesa, che scriveva: «E oggi, noi che vediamo sempre più arretrare la natura e con essa la vita, noi che abbiamo perduto il silenzio, pensiamo con rapace nostalgia a che cosa doveva essere la valle quando era intatta da cima a fondo, e la gente e le cose sue facevano parte di quella natura».

«Ogni progetto – conclude Alessando Speziali – ha senso e avrà un futuro se mette radici anche nella convinzione e nella partecipazione attiva di coloro che il territorio lo abitano. L’attaccamento locale è molto sentito, e il Masterplan è stato un vero e proprio laboratorio condiviso di idee, spunti e critiche costruttive: sintomo che c’è voglia di contribuire al rilancio della Valle. Sono le cittadine e i cittadini verzaschesi al centro del Masterplan, il quale vuole poi integrare un turismo sostenibile nel pieno rispetto del paesaggio, sia naturale sia umanizzato. 

La sfida è di costruire un equilibrio fra autenticità e digitalizzazione, fra le esigenze di chi abita e di chi visita. Il Masterplan potrebbe anche essere letto come una cerniera che unisce il passato e il futuro della Valle, dai sentieri etnografici di una volta ai canali di YouTube che portano il cuore verde del Ticino in ogni angolo del mondo».