Il cetaceo dalle grandi ali

Mondo sommerso - Le balene megattere, giganti buone del mare ma anche molto voraci – Prima Parte
/ 22.06.2020
di Sabrina Belloni, foto di Franco Banfi

Le balene megattere sono uno spettacolo della natura. Chi ha il piacere di vederle, anche solamente tramite i documentari video, resta affascinato dalla grazia dei loro movimenti, associata alla forma goffa e alla potenza del corpo muscoloso. È molto facile riconoscerle tramite le caratteristiche lunghe pinne pettorali, che sono bianche nelle megattere dell’Oceano Atlantico mentre sono nere sopra e bianche sotto in quelle dell’Oceano Pacifico e dell’emisfero meridionale.

Le pinne di questo incredibile cetaceo raggiungono quasi un terzo della lunghezza del corpo: quando le megattere nuotano con le pinne pettorali estese assomigliano ai piccoli aerei delle pattuglie acrobatiche dell’aeronautica militare. Possono infatti misurare fino a quattro metri cadauna negli esemplari femminili (che raggiungono al massimo quattordici metri di lunghezza totale) e quasi cinque metri in quelli maschili (la cui lunghezza massima è di diciassette metri complessivi), anche se gli esemplari comuni hanno dimensioni più contenute. Questa caratteristica dominante ha influenzato il nome latino Megaptera novaeangliae, che deriva dal greco mega «grande» e pteron «ali».

Quasi fosse un contrappasso nelle leggi che governano la natura, animali tanto grandi si nutrono dei più piccoli, e con una voracità sorprendente. Come tutti i misticeti, le megattere si alimentano filtrando l’acqua e trattenendo il cibo (piccoli crostacei e piccoli pesci) tramite i fanoni, che sono lamine cornee, di colore scuro, fissate alla mascella superiore. La necessità di filtrare grandi volumi di acqua ha motivato una gola particolare, dotata di numerose pieghe della pelle in direzione longitudinale al corpo, che permettono alle megattere di espanderla, similmente al mantice della fisarmonica. Hanno una delle bocche più grandi di tutti gli animali viventi e vissuti, e l’appetito non manca. È stato stimato che gli esemplari più grandi possano inghiottire sino a 2500 chili di pesci al giorno, ed è però vero che trascorrono lunghi periodi senza nutrirsi affatto.

Grazie a studi recenti sono state documentate strategie alimentari davvero sorprendenti: i differenti comportamenti alimentari sono influenzati dalle caratteristiche ambientali nelle diverse località, e determinano interazioni ecologiche diverse.

Climatologia, chimica e fisica giocano ruoli determinanti sulla presenza di tutta la fauna marina: temperatura, correnti, salinità (presenza di ghiacciai, fiumi e sversamenti di acqua dolce nell’acqua marina), presenza di fertilizzanti (terreni coltivati nelle vicinanze della costa) e quindi di fitoplancton / zooplancton, incidono sulla concentrazione di cibo e sulla produttività della catena alimentare, considerato che le megattere (misticeti) si nutrono di specie che ne occupano i gradini più bassi.

È certo che alcuni requisiti oceanografici siano fondamentali, anche se alcuni di questi rischiano di falsare una parte dei risultati ottenuti qualora non siano normalizzati ponderando i dati. Ad esempio, una batimetria inferiore ai cento metri consente sicuramente di effettuare monitoraggi con maggiore frequenza e a un costo più contenuto rispetto alle spedizioni in oceano aperto, e conseguentemente le rilevazioni in queste aree sono più numerose. Queste ricerche hanno consentito di osservare comportamenti differenti fra le balene che frequentano zone oceaniche diverse.

In Canada, ad esempio, è noto da tempo che le megattere emettono bolle d’aria dallo sfiatatoio mentre nuotano in circolo al di sotto dei banchi di aringhe. Queste bolle, risalendo verso la superficie, creano ai pesci l’illusione di essere circoscritti in una rete e istintivamente si compattano, nuotando più vicini gli uni agli altri. Le megattere, a fauci spalancate, piombano sui pesci ammassati inghiottendone una quantità maggiore. Recentemente i biologi del Marine Education and Research Society di Port McNeill hanno documentato un’altra sorprendente abilità delle balene lungo la costa nord-orientale dell’isola di Vancouver. Quando le urie – uccelli che vivono sul mare aperto, tranne nel periodo della nidificazione sulle scogliere costiere – si tuffano in acqua per pescare le aringhe, le megattere risalgono lentamente e aprono l’immensa bocca a pelo d’acqua, creando piccoli bacini di calma apparente. Molti pesci vi si dirigono credendo di trovare riparo alla furia delle urie. Allorché la quantità di pesci è sufficiente, le megattere serrano le mascelle approfittando di un pasto senza dispendio energetico, e talvolta si aiutano con le lunghe pinne pettorali per ammassare più aringhe nelle gole fameliche.

È stato monitorato invece un diverso comportamento delle megattere in aggregazione con le orche, mentre cacciano le aringhe in frega nei fiordi della costa settentrionale della Norvegia. I ricercatori del Norwegian Orca Survey di Andenes e del Norwegian Polar Institute di Tromsø hanno dimostrato un incremento del numero di megattere nelle aree dove le orche si stavano alimentando. La tattica di caccia delle orche che frequentano i fiordi norvegesi durante l’inverno è nota: esse nuotano sotto i banchi di aringhe e li inducono verso la superficie (da dove i pesci non possono fuggire) emettendo bolle d’aria dagli sfiatatoi; contemporaneamente li compattano nuotando in circolo; quando i pesci terrorizzati cominciano a nuotare vorticosamente, le orche danno potenti colpi di coda nei banchi per tramortire i pesci e li mangiano uno a uno, come se fossero piccoli bocconi. Di questa situazione approfittano non solamente gli uccelli marini ma anche le megattere, le quali banchettano con il minimo sforzo. I ricercatori hanno rilevato che nel 94,4 per cento degli eventi documentati, sono state le orche ad iniziare la tattica di pesca e le megattere si sono aggregate successivamente, quando il lavoro di raggruppamento delle aringhe era già stato svolto.