Il cervello pandemico

Allenare la mente – Gli ultimi diciotto mesi di isolamento hanno avuto conseguenze sul nostro equilibrio mentale e sulle nostre capacità cognitive. Ma c’è il modo per riprendersi
/ 30.08.2021
di Stefania Prandi

All’inizio, più di un anno fa, sembravano episodi sporadici. Poi si sono intensificati e ci siamo resi conto che non capitavano soltanto a noi, ma anche ad altri: sentirsi continuamente distratti; perdere il filo del discorso; essere pervasi da un senso di sopraffazione, apatia e stanchezza cronica. Semplici azioni, compiute senza troppo sforzo in condizioni normali, come piegare il bucato oppure preparare un pasto, hanno cominciato a sembrare insormontabili. Adesso sappiamo che si tratta delle conseguenze degli ultimi diciotto mesi di isolamento, più o meno prolungato, dovuti alla pandemia, sul nostro equilibrio mentale. 

Sui giornali inglesi e americani si discute da settimane di quale sia la situazione dei nostri «cervelli pandemici». La scienziata inglese Catherine Loveday, docente di Neuroscienze cognitive all’Università di Westminster, ha cercato di quantificare il fenomeno con l’Everyday Memory Questionnaire (EMQ). Alla BBC ha detto di avere usato il questionario – sviluppato per misurare soggettivamente, nella vita quotidiana, la mancanza di memoria – per valutare il modo in cui il campione di intervistati avesse percepito lo stato delle proprie condizioni psichiche. Tra le domande: «Vi siete dimenticati qualcosa di importante? Avete realizzato, mentre leggevate un testo, di averlo già letto prima?». L’ottanta per cento ha risposto di considerare deteriorato almeno un aspetto della propria memoria. Alcuni hanno riferito di avere scordato eventi importanti, mentre ad altri mancavano le parole – rimaste sulla punta della lingua – mentre parlavano. La causa, secondo Loveday, potrebbe essere dovuta al fatto che, avendo perso l’abitudine all’interazione sociale, i neuroni siano stati meno attivi. Invece di andare al lavoro, muoversi in un ufficio, spostarsi in altri luoghi per riunioni e incontrare colleghi, conoscenti e amici, molte persone sono rimaste per lo più confinate in una stanza, a casa. Uscire e interagire con gli altri, aiuta a ricordare gli impegni oppure un evento imminente, ad esempio un compleanno. Socializzare, oltre ad essere divertente, è necessario per una buona salute psicofisica. 

Tina Franklin, neuroscienziata dell’Istituto di tecnologia della Georgia, ad Atlanta, ha spiegato su «The Atlantic» che gli esseri umani dimenticano gran parte di ciò che gli accade dopo le prime ventiquattr’ore, in un processo piuttosto rapido. «Il nostro cervello è molto bravo sia a imparare sia a dimenticare le informazioni non ritenute importanti». Con la pandemia abbiamo stabilito una nuova routine, abbandonando abitudini come prendere l’autobus e andare al ristorante, associate alla plasticità sinaptica, la capacità intrinseca di generare nuove connessioni e apprendere nuove cose. 

Adesso siamo tornati a una sorta di normalità, ma continuiamo comunque a subire gli effetti del periodo trascorso. Michael Yassa, neuroscienziato e direttore del Centro per la neurobiologia dell’apprendimento e della memoria dell’Università della California, a Irvine, sostiene in diverse interviste che resta diffuso «un lieve deterioramento cognitivo». Sulla base delle conoscenze attuali, due fattori sono ritenuti molto importanti per il cervello, la novità e l’attività fisica, mentre lo stress cronico lo deteriora. Lo stress non sempre si percepisce a livello conscio, a volte agisce in maniera silenziosa, senza nemmeno provocare alti livelli di ansia. A lungo andare, l’esposizione prolungata al cortisolo, il principale ormone dello stress, aumenta il rischio di malattie cardiache, disturbi del sonno e dell’umore. Le abilità cognitive ne risentono perché lo stress cronico danneggia le cellule cerebrali e riduce le dimensioni della corteccia prefrontale, la parte responsabile della memoria, della concentrazione e dell’apprendimento. 

Per Natasha Rajah, professoressa di Psicologia all’Università McGill di Montreal, «il cervello pandemico» può essere attribuibile a una serie di fattori sovrapposti: lo stress; il dolore; la noia; in certi casi la depressione. Dello stesso parere Yassa. Secondo lui siamo sulla strada giusta per riprenderci, ma ci vorrà del tempo perché siamo arrivati a questo punto attraverso un processo faticoso, non da un giorno all’altro. 

Tra le soluzioni utili per recuperare più velocemente, c’è l’allenamento. «Quando le persone mi chiedono quale sia la cosa più importante per migliorare la funzionalità mentale, rispondo con una sola parola: esercizio, cioè muoversi di più e mantenere una regolare routine di fitness», scrive Sanjay Gupta, neurochirurgo e corrispondente medico per la CNN, nel suo ultimo libro, pubblicato nei mesi scorsi in italiano, Fitness mentale. Il rivoluzionario programma per mantenere giovane il cervello. Il moto è «l’unica attività comportamentale scientificamente dimostrata per innescare effetti biologici d’aiuto al cervello». Per esercizio si intende una combinazione di sport aerobici (dal nuoto al ciclismo), allenamento della forza (con i pesi) e della flessibilità (stretching e yoga). Mantenersi in forma implica condurre una vita attiva durante il giorno: prendere le scale invece dell’ascensore; evitare di stare seduti a lungo; fare passeggiate durante le pause; impegnarsi in hobby come le escursioni e il giardinaggio. In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista «Neurobiology of Learning and Memory», sono state osservate le conseguenze su un gruppo di adulti sedentari che hanno iniziato a esercitarsi due volte la settimana prendendo lezioni di danza aerobica. I loro cervelli, in poco tempo, hanno «riorganizzato in modo flessibile le connessioni neurali», mostrando miglioramenti nelle aree critiche per la memoria e il pensiero.

Gli esperti elencano altri quattro «pilastri» per mantenere la mente lucida: coltivare nuovi interessi e competenze; ritagliarsi abbastanza momenti di relax; mangiare sano; restare socialmente connessi con gli altri.