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Il castagno, albero che ha fatto storia

Mondo vegetale - A Sonvico troviamo oggi tre alberi monumentali, oggetto di studi e ricerche riprese anche in un libro di recente pubblicazione
/ 12.10.2020
di Elia Stampanoni

Nata nel 1990 come Commissione culturale dell’allora Comune di Sonvico, l’associazione Amici del Torchio si è costituita tale nel febbraio del 2014 con l’aggregazione della città di Lugano. Tra i suoi obiettivi rientrano innanzitutto l’intenzione di animare il cinquecentesco torchio delle noci situato nel nucleo del borgo, ma anche promuovere, sostenere e sperimentare forme partecipative correlate ad elementi del territorio e all’identità locale. 

Un ampio ventaglio che racchiude anche attività per valorizzare il tessuto sociale e culturale della comunità e tra cui rientra per esempio la realizzazione del sentiero storico naturalistico di Sonvico «Acqua, fuoco, cielo e terra», ma anche mostre e pubblicazioni, come il libro presentato lo scorso anno: Il Castagno, alla scoperta delle antiche varietà. La collezione di Sonvico. Si tratta di un testo che «rientra pienamente negli obiettivi dell’associazione e nell’azione che l’ente patriziale ha da qualche anno intrapreso», come recita l’introduzione del volume. E qui il riferimento è al progetto di ripristino e risanamento delle selve castanili, in particolare di quella di Pian Pirétt, sulla quale ci si sofferma in uno dei capitoli, spiegandone la nascita, l’evoluzione e la gestione attuale.

Alla pubblicazione, coordinata da Maurizio Cerri, hanno partecipato diversi attori attualmente coinvolti nella tematica del castagno o nella realtà di Sonvico. Marco Conedera e Patrik Krebs dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL spiegano per esempio in modo dettagliato l’origine della specie e la sua evoluzione che ha portato ad avere oggi molte varietà che si adattano più o meno bene alle condizioni attuali e ai cambiamenti climatici in atto. Lo stesso Krebs, con la collaborazione di Conedera eseguì tra il 1999 e il 2003 il censimento dei castagni monumentali per il WSL, il quale permise di catalogare e descrivere, in un’area di studio comprendente il Canton Ticino e il Moesano, più di 300 alberi di castagno di dimensioni straordinarie (oltre i 7 metri di circonferenza a 1,3 m da terra). Di questi, nove si situano nel Sottoceneri, di cui tre a Sonvico e due individuati solo in seguito, grazie alle ricerche effettuate in vista di questa pubblicazione. Grazie alle misurazioni e alle rappresentazioni fotogrammetriche e dendrometriche dei castagni monumentali, come riferisce di nuovo Krebs nel suo capitolo, è stato possibile datare i tre alberi di Sonvico ad un’età compresa tra i 300 e 750 anni. Si tratta dell’Arborón in zona San Martino, forse il più famoso e ripreso pure nel citato sentiero storico naturalistico, del Setalón e di quello presente in località Óa (anche Ova), nelle vicinanze di una cascina sui maggenghi di Sonvico.

Sull’età dell’Alborón, ma non solo, ha indagato in altro modo anche Maurizio Cerri che, pur non riuscendo a dare una risposta inequivocabile sull’età dell’albero, ripercorre le vicissitudini della famiglia Bignasca, proprietaria del terreno dove sorge l’albero monumentale. Un lavoro accurato che gli ha infine permesso di assegnare, con una certa sicurezza, il monumentale castagno di San Martino alla varietà belùsciora. Considerazione che trova conferma anche nel progetto promosso dall’Associazione castanicoltori della Svizzera italiana per lo studio delle varietà locali di castagne. Una ricerca complessa, come spiega Paolo Piattini nel secondo capitolo del libro, dovuta al fatto che è molto difficile catalogare i castagni presenti nelle nostre selve, dato che spesso sono simili ma non identici. Per questo, più che di varietà (o cultivar), in alcuni casi si tratta di frutti geneticamente omogenei che, sotto l’influsso di fattori geografici e ambientali hanno sviluppato caratteristiche differenti. «Raggruppando i risultati delle analisi genetiche svolte in tutta la Svizzera in base alle somiglianze è stato possibile sceglierne 65 che rappresentano una “raccolta base” che riunisce la massima diversità genetica dei castagni della Svizzera italiana» precisa Piattini.

La pubblicazione, promossa dagli Amici del Torchio e sostenuta dal Patriziato di Sonvico è arricchita dal capitolo dedicato alla castanicoltura vista attraverso le annotazioni dei corrispondenti per il Vocabolario dei dialetti e le voci dell’Archivio delle fonti orali. Qui non mancano riferimenti che testimoniano e ricordano le tecniche d’utilizzo e l’importanza del castagno nel passato, sia per il frutto sia per il legno, ma anche come albero per altri scopi (strame, intrecci per gerle, foraggio, giochi,…). La documentazione è impreziosita da fotografie, aneddoti, proverbi e modi di dire, legati al territorio di Sonvico ma non solo. 

In un breve capitolo vengono presentate pratiche e prodotti innovativi per rilanciare la castagna, mentre Christian Bettosini, responsabile del verde pubblico della città di Lugano, e Werner Weick, quest’ultimo autore nel 1989 del documentario Il castagno, portano altri spunti a questa pubblicazione che nelle sue 200 pagine è sì a volte molto particolareggiata, tecnica o specifica, ma è anche molto variata grazie ai differenti temi toccati e ai vari autori coinvolti.

Si legge quindi volentieri, incuriositi da aspetti di natura ambientale, botanica, storica, locale o ai racconti legati al passato e in particolare alla civiltà contadina di un paese come Sonvico, nel quale ritroviamo fatti vissuti in modo analogo anche in molti altri luoghi della Svizzera italiana. A completare la pubblicazione anche un capitolo sulle pratiche d’innesto e in chiusura la trascrizione di parte del Piano di assestamento del Patriziato di Sonvico del 1918.