Riflessioni in famiglia

La rassegna «Generando» vuole schiudere nuovi orizzonti e invitare alla riflessione: sull’arco di alcune settimane propone iniziative ed eventi che favoriscono il dialogo sul tema del genere. Anche quest’anno la stagione è ricca di spunti di riflessione per una società più giusta e consapevole.

I prossimi appuntamenti

22 aprile 2023, (Centro diurno comunale, via Capidogno, Rivera, 09.30-11.30), Workshop: Essere genitore nel mondo LGBTQ+, cosa significa? Come capire e sostenere mia/o figlia/o?

Incontro per genitori che desiderano o che sentono il bisogno di entrare in dialogo con questo tema tanto delicato, per sostenere al meglio gli equilibri e il benessere famigliare di ognuno. Relatori: Eveline e Jody Moggi, formatrice, autrice e mamma – studente liceale. Iscrizioni: 079 859 33 62; team(at)increscita.org

26 aprile 2023, (online, 18.00-19.30), Workshop: Identità sessuale: come parlarne in famiglia.

Il tema dell’identità sessuale ci porta a riflettere sul linguaggio, i comuni stereotipi, pregiudizi e le rappresentazioni sociali o personali. In questo incontro si parlerà dei concetti principali dell’identità sessuale (sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, espressione di genere) e si discuterà le modalità per aprire un dialogo sul tema come genitori o adulti di riferimento.Relatore: Marco Coppola, consulente Zonaprotetta, responsabile Identità plurale. Iscrizioni: info(at)zonaprotetta.ch; informazioni: generando.ch


Identità di genere, superare i pregiudizi

Generando – Tra le tante iniziative proposte dalla rassegna anche un workshop dedicato agli insegnanti, ce ne parla Nicolò Osterwalder presidente della Commissione per l’educazione affettiva e l’orientamento sessuale
/ 17.04.2023
di Guido Grilli

Dici sesso e ti si apre un mondo, il più delle volte complicato. Come affrontare in classe con competenza il tema dell’identità sessuale – sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale e ruolo di genere? Come abbattere stereotipi e pregiudizi a favore dell’inclusione sociale di tutte le persone? Dapprima serve formare e informare gli insegnanti. È quanto si propongono di raggiungere due workshop in agenda i prossimi 10 e 17 maggio a Trevano, rivolti proprio a chi si trova al fronte, docenti delle scuole dell’obbligo, superiori e professionali. Ne parliamo con Nicolò Osterwalder, presidente della Commissione per l’educazione affettiva e l’orientamento sessuale nella scuola (CEAS) della Svizzera italiana, docente ed esperto di scienze naturali per la scuola dell’obbligo, che unitamente al Servizio per le pari opportunità promuoverà le due proposte formative nell’ambito della rassegna Generando (www.generando.ch). Con quali obiettivi? «Attualmente su queste tematiche non esistono giornate specifiche nella formazione didattica di base dei docenti. Pertanto, quella di maggio è un’occasione per certi aspetti unica per tematizzare questi aspetti, che vanno ben oltre a un’educazione sessuale classica, come ad esempio quella che ho vissuto io a metà degli anni Ottanta, orientata soprattutto a contenere quella che appariva come una pandemia, il virus HIV, per cui il discorso era medicalizzato.

Storicamente l’educazione sessuale ha lavorato sempre in termini di acquisizione di conoscenze rispetto all’anatomia, alla fisiologia umana e alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili. Oggi invece c’è anche un interesse legato al benessere generale delle persone, per cui si guarda ad aspetti concernenti gli stili di vita. Questo ha evidenziato la presenza di fasce di popolazione che hanno un’identità di genere, rispettivamente un orientamento sessuale, che non necessariamente si confà alla norma che prevede un’impronta binaria maschio-femmina. Queste persone vengono spesso discriminate e stigmatizzate. Ed è per questo motivo che si intende svolgere una sensibilizzazione per i docenti. Spesso questo tipo di discriminazione avviene proprio perché non c’è una cultura radicata dell’inclusione e non si conosce nel dettaglio il significato dei termini. Siamo tuttavia ancora lontani dall’avere dei veri e propri piani di azione per le scuole e i due workshop rappresentano un primo passo».

Una delle difficoltà appare quella di come rivolgersi ai giovani in tema di identità sessuale. «Abbiamo affidato il compito formativo del workshop a due specialisti qualificati: Marco Coppola e Isabel Londono, operatori di Zonaprotetta, associazione che si occupa di salute sessuale rivolta alla popolazione e ai giovani. C’è un grande bisogno di informazione e di formazione. Lo testimonia la grande affluenza alle due mezze giornate formative di maggio: ad oggi si sono già iscritti 240 docenti. Questo risultato ci ha sorpresi, si tratta di quattro volte il numero raggiunto nel primo workshop dello scorso anno, quando abbiamo affrontato gli aspetti legati ai diritti sessuali».

Ma qual è il termometro nelle scuole in Ticino in tema di pregiudizi sull’identità di genere e l’orientamento sessuale? Quali segnali raccoglie in tal senso la CEAS? «Nella scuola dell’obbligo si avvertono soprattutto problematiche che riguardano l’accettazione delle persone che si identificano come transgender. Alle Elementari affiora non di rado la questione dell’identità di genere. La difficoltà è riuscire a instaurare un dialogo costruttivo che coinvolga il gruppo classe, il corpo docenti e soprattutto le famiglie. Nella scuola Media il pregiudizio sfocia talvolta nel bullismo omofobico e transfobico, già solo per il fatto che i giovani usano a sproposito termini che non conoscono, con il solo intento di ferire persone che hanno un orientamento sessuale o un’identità di genere che differisce dalla norma. Nel Medio superiore incontriamo persone che intendono compiere una transizione di genere e che chiedono di essere riconosciute ufficialmente dalle istituzioni scolastiche. Una linea guida è stata emanata dalla nostra Commissione, seppure non vincolante, e ora si sta elaborando una direttiva. La scuola comincia insomma a essere preparata».

Perché il tema è più attuale oggi rispetto al passato? «C’è una differenza di approccio tra le generazioni. Lo indicano i dati. Lo studio preso come riferimento è quello prodotto annualmente negli USA dall’Istituto Gallup. Nella Gen Z dei nati tra il 1997 e il 2004, le persone che dichiarano di appartenere a una minoranza LGBT rappresentano quasi il 20%. Gli studi in Svizzera pongono il dato tra lo 0,5 e il 3% sulla popolazione totale e il rischio di discriminazione è tangibile». Combattere la discriminazione rientra tra i compiti della Commissione. «Esatto. Ci muoviamo su vari fronti: da un lato la formazione e l’informazione dei docenti, dall’altro il sostegno a iniziative mirate a migliorare il benessere di tutti: la tolleranza, il rispetto, l’inclusione».