Dopo aver dato voce al responsabile delle Associazioni di Quartiere di Bellinzona (sul numero del 9 agosto 2021), scavalchiamo il Monte Ceneri e scendiamo a Lugano. La più grande città del Ticino dal 2019 ha in Gabriele Botti il responsabile dell’Ufficio Quartieri della Città. Con lui abbiamo cercato di capire meglio il sistema luganese, i progetti realizzati e le aspettative future.
Signor Botti, lei è responsabile dell’Ufficio Quartieri della Città di Lugano da quasi tre anni. Che bilancio personale fa di questo periodo?
Quando sono entrato in carica, nel maggio 2019, mi sono preso alcuni mesi per capire bene quali fossero le dinamiche all’interno del variegato universo dei Quartieri di Lugano, che sono 21 e che presentano ognuno peculiarità specifiche. Nel tempo ho stabilito buoni rapporti tanto con le Commissioni di Quartiere (che sono 20, in ragione dell’unione Loreto-Centro) quanto con molte delle Associazioni che operano nei Quartieri. Lo definirei un periodo di «apprendistato sociale», che mi ha permesso di calarmi nel modo opportuno nel nuovo ruolo, senza stravolgere meccanismi che già funzionavano bene, ma comunque sempre fedele al mio modus operandi che ha nel dialogo, nella mediazione e nel costante confronto i suoi pilastri portanti. Sono stati mesi interessanti dove ho avuto il piacere di incontrare e conoscere moltissime persone che, in un ruolo o nell’altro, hanno a cuore il Quartiere in cui vivono e, di riflesso, la loro Città.
Il suo è un lavoro di collegamento tra il Municipio e le Commissioni. Come si riesce a far collimare le richieste degli uni e le esigenze degli altri?
Aggiungerei che l’Ufficio Quartieri, che è composto da me e da altre tre persone, opera a stretto contatto anche con i Servizi della Città, che vengono via via sollecitati dalle stesse Commissioni come direttamente dai cittadini. Lo dico in quanto in questo ambito il ruolo dei Servizi è di rilevanza centrale: anche qui i reciproci rapporti sono molto buoni, il che permette di affrontare costruttivamente problematiche non sempre semplici. Alla base del legame Municipio-Servizi-UQ-CQ c’è un mix tra comunicazione e condivisione, tema su cui ho subito puntato: l’informazione nelle due direzioni è essenziale nella risoluzione dei problemi o nell’evasione delle richieste che arrivano alla Città dai Quartieri. Chiaramente, sarebbe bello esaudire ogni desiderio e dire di sì a ogni richiesta, ma questo non è possibile: però, quello che si garantisce sempre è la presa a carico di ogni richiesta, la sua analisi e una risposta compiuta.
Lugano ha scelto dal 1972 la via delle Commissioni per dar voce ai quartieri della città. Una soluzione con Commissioni di Quartiere composte da 4 rappresentanti dei partiti e 4 cittadini comuni eletti dall’assemblea. Come mai si è scelto di percorrere questa strada?
Va detto che negli anni il progetto delle Commissioni di Quartiere è stato affinato e meglio inquadrato. Anzi, a ben vedere ci troviamo tuttora confrontati con correttivi, miglioramenti, piccole o grandi modifiche. Guai se diventassimo una realtà statica che non sa leggere i mutamenti in atto, traendone spunto. Sulla depoliticizzazione delle CQ, la Conferenza delle Commissioni si era a suo tempo divisa a metà: c’era chi auspicava questo passaggio e chi, invece, avrebbe preferito il mantenimento della situazione in vigore con le commissioni composte solo da esponenti politici. Si è optato per una soluzione di compromesso. Questa è una formula che si sta dimostrando equilibrata: nelle CQ convergono persone con un bagaglio di conoscenza ed esperienza diversificato, il che rappresenta di per sé un valore aggiunto. Come dico sempre, le commissioni sono composte da «persone» che amano il luogo dove vivono e che vogliono «fare»: che esse siano scelte dalle Sezioni locali dei partiti oppure nominate dall’Assemblea, non fa differenza.
Da pochi mesi sono state rinnovate le 20 Commissioni di Quartiere. Quali sono le sue aspettative per il nuovo quadriennio?
Nell’estate 2021, io e i miei collaboratori abbiamo compiuto varie visite nei Quartieri di Lugano, incontrando le Commissioni uscenti e prendendo un primo contatto con chi aveva espresso la volontà di entrarvi. È stato molto istruttivo sentire dalla loro voce quali fossero gli obiettivi e le aspettative una volta eventualmente entrati nella Commissione. Abbiamo toccato con mano la volontà di lavorare «per» piuttosto che «contro», il desiderio di fornire un contributo concreto per la collettività. La mia aspettativa principale è pertanto che questa volontà, oserei dire questo entusiasmo, si trasformi ovunque in qualcosa di concreto, proprio come abbiamo già più volte potuto apprezzare.
Il cittadino di Lugano del 2022 è molto diverso da quello del 1952 o del 1982. L’attaccamento al territorio è ancora presente? È un sentimento avvertito anche dai più giovani?
L’attaccamento al territorio, quella che chiamiamo «identità», è molto forte, seppur con gradazioni diverse. Lo è soprattutto nei Quartieri un po’ più piccoli o in quelli che hanno vissuto le aggregazioni più recenti. L’età, per quanto strano possa apparire a prima vista, non conta granché: il senso di appartenenza a una comunità o a un territorio va oltre la carta di identità. La sfida del futuro prossimo sarà di far sentire tutti abitanti della Città, senza però perdere il contatto con la propria storia, il proprio territorio, la propria cultura. In questo senso, Città e Quartieri devono confrontarsi, parlarsi, anche – perché no – litigare come capita nelle migliori famiglie, sempre con l’obiettivo del bene comune: il passato non si cancella, anzi lo si valorizza, ma davanti a noi abbiamo anche uno stimolante futuro tutto da disegnare assieme.
Lo scopo principale delle Commissioni è quello di dar vita a iniziative di quartiere e coinvolgere la popolazione. Mi può fare degli esempi concreti di qualche progetto che è stato realizzato negli ultimi anni?
Tutti i progetti proposti dalle CQ sono importanti, nella misura in cui offrono un valore aggiunto al proprio Quartiere: inaugurare una bibliocabina di Quartiere, attivare un servizio di Aiuto allo studio, stimolare un progetto relativo alla toponomastica del Quartiere, proporre un’analisi sulla sicurezza stradale nel tragitto casa-scuola, lavorare nell’ottica di dare nuovi contenuti alle Case di quartiere (gli stabili che prima dell’aggregazione ospitavano i Municipi), organizzare la festa del Quartiere oppure un pranzo per gli anziani, supportare iniziative di Associazioni locali, eccetera. Senza contare il coinvolgimento consultivo delle Commissioni nei progetti condotti dalla Città. Ne ho accennato: esse richiedono di essere informate per tempo e di esprimere il proprio parere e la Città, almeno quando ciò è oggettivamente possibile, ne soddisfa la richiesta e tiene conto degli eventuali suggerimenti. È un processo che a volte provoca degli attriti, ma che risulta sempre fondamentale nell’ottica dell’affinamento del rapporto con l’amministrazione cittadina.