I problemi di salute dei cani brachicefali

Mondoanimale - Una diatriba cinofila internazionale accende i riflettori sugli standard di allevamento di alcune razze canine
/ 18.04.2022
di Maria Grazia Buletti

Dino è un tenerissimo bulldog francese di appena un anno ma già conosce troppo bene il camice bianco del veterinario. Anzi, più d’uno, racconta Eleonora, la sua proprietaria che ammette di non essere stata a conoscenza, quando lo ha adottato, dei problemi di salute a cui questa razza poteva andare incontro: «Forse l’errore è stato di non informarci a sufficienza prima dell’adozione; d’altra parte, quello di un nostro amico non presentava alcuna difficoltà di respirazione».

Invece per quanto riguarda il piccolo Dino: «Ci siamo resi conto che faceva davvero fatica a respirare, finché una mattina ha addirittura avuto una crisi durante la quale ha smesso di respirare e lo abbiamo dovuto scuotere per farlo riprendere. C’erano momenti via via più frequenti in cui sveniva: quando si emozionava, quando si agitava o quando faceva degli sforzi».

L’intervento chirurgico al naso non ha sortito grande sollievo se non per circa un mese: «Ci siamo resi conto che poteva essere un problema d’altro genere e, consultando alcuni specialisti, siamo riusciti a capire che si trattava dell’alimentazione, che poi a sua volta influiva sulla sua fragilità dettata dall’essere brachicefalo. Abbiamo capito che il palato molle di questi cani è più lungo del normale, dato che la testa è più corta, e questo può bloccare la gola con tutte le conseguenze del caso».

Per il nostro bulldog francese, l’intervento al naso e un’alimentazione personalizzata hanno risolto in gran parte il problema: «Anche se resta delicato di stomaco e sappiamo di doverne avere più cura rispetto ad altri cani, soprattutto d’estate, perché soffre il caldo molto di più: diciamo che la fragilità di queste razze ha molto a che fare con il fatto che siano brachicefale».

È, infatti, appurato che i cani brachicefali (letteralmente «dalla testa corta») presentano caratteristiche che li portano a soffrire il caldo in misura maggiore rispetto ad altre razze, tanto che le temperature elevate rappresentano davvero un grande rischio per la loro salute. Alla base del problema ci sono quei tratti che li accomunano, come le narici strette, il palato molle piuttosto lungo e la trachea molto piccola.

Nel nostro cantone, che a oggi conta circa 32mila cani, è facile imbattersi in brachicefali come bulldog, bulldog francese, carlino e Cavalier king Charles, per citare i più comuni. Cosa che da quest’anno non sarà più possibile in Norvegia, dove una storica sentenza vieta l’allevamento di due delle razze più amate e popolari in Europa (bulldog inglesi e Cavalier king Charles) con la seguente motivazione: «Si tratta di razze canine frutto di selezioni ed esposte a non pochi problemi di salute, soprattutto a livello respiratorio». Ragion per cui il Tribunale di Oslo, forte del sostegno della Norwegian Animal Protection Alliance (associazione che si batte per difendere i diritti degli animali in Norvegia) ha definito «non etico allevare queste razze brachicefale».

Quella norvegese è una decisione che però trova assolutamente contraria la Federazione Cinologica Internazionale (FCI) per la quale questo veto «non tutela i cani». Inoltre, la FCI si è detta a conoscenza dal mese di agosto del 2019 del fatto che pure nei Paesi Bassi ci fosse l’intenzione di modificare la legislazione sulle razze brachicefale. Il presidente della FCI, Tamas Jakkel scrive una lettera aperta al Raad van Beher (Kennel club olandese) lamentando il suo mancato coinvolgimento preventivo e proponendo quindi un confronto con il proprio comitato generale votato alla verifica di «una legislazione draconiana, non fondata su basi scientifiche».

Presto dette le motivazioni di tanto diniego della FCI: «La nostra priorità è la conservazione di queste razze che sono tutte patrimoni nazionali, insieme alla tutela degli interessi degli allevatori responsabili». Jakkel stigmatizza quindi pure la scelta olandese: «Oltre a ignorare il patrimonio cinologico espone queste razze al rischio di essere meno tutelate. Non registrate, non controllate, non sottoposte a test genetici e funzionali e ad alcuna supervisione professionale».

Come detto sono molto presenti anche da noi, in quanto particolarmente prediletti perché le loro dimensioni si adattano alla vita urbana e, soprattutto, questi cani sono ritenuti espressivi. Non a caso gli stessi proprietari li definiscono «carini», dimenticando che i veterinari definiscono la brachicefalia come: «una malformazione genetica innaturale che all’animale provoca sofferenze e malattie».

Eleonora e il suo Dino dimostrano l’importanza di prestare particolarmente attenzione alla salute di un cane brachicefalo, sotto tutti gli aspetti: «Abbiamo capito che Dino è molto delicato; a causa della sua conformazione anatomica, come si diceva, soffre le alte temperature molto più di altre razze, e curare la sua alimentazione diventa per questo ancora più importante anche in relazione al suo peso che deve essere equilibrato pure nella massa grassa».

Rimane una perplessità sulle divergenze fra la Norvegia, che vieta queste razze «esposte a gravi problemi di salute a causa delle numerose selezioni per motivi estetici», e la FCI che invece tutela la razza proteggendo gli allevatori da possibili malversazioni di persone senza scrupoli che potrebbero improvvisarsi tali.