I nostri figli nel Metaverso

Il caffè delle mamme – Il nuovo universo digitale è già una realtà per i ragazzi e i loro avatar, per accedervi basta un’app
/ 28.11.2022
di Simona Ravizza

Mentre per lavoro o nelle discussioni a cena noi boomers cerchiamo di mettere a fuoco che cos’è il Metaverso, che nasce dall’unione di «meta» (oltre) e «verso» (abbreviazione di universo) a indicare una dimensione al di sopra del mondo reale, i nostri figli ci sono già dentro. Mia nipote Agata, 9 anni, è un’appassionata di Adopt me!, gioco online dove i partecipanti fanno schiudere le uova di vari animali domestici per allevarli e scambiarseli, possono fare scambio anche di oggetti e decorare la propria casa: Matthew Ball, considerato uno dei più autorevoli e influenti esperti in materia, definisce Adopt me! un «mondo virtuale» (creato nel 2017 e visitato già oltre 30 miliardi di volte) e Roblox, la piattaforma che lo pubblica, una «metagalassia». Il 75% dei bambini statunitensi tra i 9 e i 12 anni la utilizza regolarmente. Nell’aprile 2020 Tao, il 20enne di famiglia, insieme ai suoi amici è stato uno dei 12,5 milioni di giocatori che sulla piattaforma di giochi sparatutto Fortnite ha assistito in diretta all’1 di notte al primo concerto virtuale della storia, quello del rapper americano Travis Scott, apparso sul palco in versione avatar. Tra i 9 e i 20 anni c’è la generazione cresciuta con l’iPad, lanciato sul mercato il 3 aprile 2010: sono i bambini che già da piccolissimi provano a fare scorrere le immagini sullo schermo touch. Scrive Ball: «I più anziani ancora non riescono bene ad afferrare quanto e come le concezioni del mondo e le preferenze dei giovani differiscano dalle loro».

È il motivo per cui a Il caffè delle mamme riteniamo urgente capire cosa abbiamo davanti: perché se è vero che ancora non esiste il Metaverso nella sua concezione più evoluta di piano parallelo dell’esistenza umana per il tempo libero, il lavoro e ogni altro ambito della vita caratterizzato da un’immersione totale in mondi virtuali in 3D dov’è possibile saltare dall’uno all’altro, è altrettanto vero che i suoi albori li stanno vivendo i nostri figli. Sono loro i primi abitanti di pianeti come Fortnite, Roblox e anche The Nemesis, piattaforma per ora decisamente più piccola ma italiana con sede a Lugano, il cui Ceo e fondatore è Alessandro De Grandi. Dimentichiamoci per il momento la realtà virtuale davvero immersiva che è quella in cui possiamo navigare con il visore (il più noto è l’Oculus VR sviluppato nella divisione Facebook Reality Labs voluta dall’inventore di Facebook Marc Zuckerberg nell’estate 2021): entrare nel Metaverso in questo modo è ancora costoso (intorno ai 500 franchi), le esperienze che si possono fare per adesso limitate (io ho ballato con un avatar, spostato oggetti e camminato sulla Quinta strada a New York), e soprattutto tecnicamente faticoso (il visore dopo un po’ risulta pesante e fa venire la nausea). Qual è, allora, il Metaverso frequentato dai nostri figli scaricando semplicemente un’app o cliccando un indirizzo Internet?

Uno. Ancora una volta seguendo i ragionamenti di Ball, lo potremmo definire un mondo virtuale in cui i giovanissimi si calano nei panni di un avatar a cui possono dare i capelli, la faccia e i vestiti che preferiscono per fare giochi online: oltre alla creazione dell’avatar su misura, la differenza rispetto ai videogiochi tradizionali è che possono vincere punti con cui comprare oggetti, chattare con gli altri giocatori e interagire con loro, crearsi intorno gli ambienti che desiderano, perfino inventare loro stessi il gioco che preferiscono.

Due. In questo mondo i nostri figli possono fare un giro con il loro avatar in negozi virtuali per provare la felpa o le sneakers che gli piacciono e, nel caso, perfino acquistarla per il proprio personaggio (collegando la carta di credito). Su Roblox, per dire, Nike apre Nikeland nel novembre 2021, il marchio di moda Gucci presenta il Gucci Garden nel maggio 2021 e la Gucci Town nel maggio 2022. Su Fortnite vengono rilasciate skin (aggiunte estetiche per personalizzare il look del proprio avatar) legate al lancio nel mondo reale di film o videogiochi. Ci possono essere anche contatti reale-virtuale: il proprio avatar gioca nel ristorante virtuale della catena Chipotle Mexican Grill per Halloween, e negli Usa può ottenere un codice che vale 5 dollari per avere un burrito gratis in un ristorante reale.

Tre. È possibile partecipare a eventi. A Il caffè delle mamme ne citiamo uno su tutti per capirci: The Nemesis ha collaborato con il cantante Achille Lauro, il gioco a cui sono chiamati i partecipanti è di raccogliere il più velocemente possibile i microfoni sparsi nel Metaverso dedicato all’evento; e i 5 migliori tempi ricevono il meet & greet con l’artista (che vuol dire incontrarlo e salutarlo dal vivo).

Ora già quanto descritto ci porta a dire che, come per i social, a maggior ragione per il Metaverso dobbiamo essere consapevoli di quel che fanno i nostri figli con il loro avatar. La guardia va tenuta alta soprattutto sul pericolo di estraniazione. La riflessione, però, va oltre. Ball ci avvisa: «Intere generazioni si trasferiranno e vivranno nel Metaverso e questa nuova dimensione cambierà per sempre la nostra vita quotidiana, il nostro lavoro e il modo in cui pensiamo». Non spetta a noi sapere se davvero tutto ciò si avvererà, ma il nostro compito è conoscere e vigilare oggi più che mai. In Ready Player One, film del 2018 di Steven Spielberg (tratto dal romanzo di Ernest Cline) viene descritto un futuro prossimo, squallido e sovrappopolato, in cui l’unica speranza di una vita migliore per la gente comune è dentro un’enorme realtà virtuale. Il protagonista, il giovanissimo Wade Watts, dice: «Qui si può fare tutto, essere chiunque, senza andare da nessuna parte. Le persone vengono in Oasis per quello che possono fare, ma rimangono per quello che possono essere». Ecco, io sono certa che non è questo il futuro che voglio per i nostri figli.