Quello che lo contraddistingue: volere tanto bene alla mamma, prendersi cura del proprio corpo, portare a termine i propri obiettivi, credere in sé stesso e nelle sue idee, rispettare le altre persone, avere senso dell’umorismo, non trovare scuse, guardare sempre il lato positivo, non dare niente per scontato. Il figlio perfetto? No, è Luis Sal, classe 1997, di nascita e di casa a Bologna, dice di essere appassionato di disegno, regista, montatore, scultore di cose e del suo corpo. Su tutto: star del web da quando nel marzo 2017 ha postato il primo video del suo canale YouTube, che supera attualmente il milione e mezzo di iscritti, mentre su Instagram sfora i due milioni. Nel 2020 ha fondato con Fedez il podcast Muschio Selvaggio. Per Rizzoli ha pubblicato nel 2018 Ciao, mi chiamo Luis e dal 18 maggio è in libreria con Il Luismo, la sua filosofia di vita, fatta di consigli per superare le difficoltà di ogni giorno.
A Il caffè delle mamme decidiamo di confrontarci sull’argomento per capire che cosa c’è in Luis Sal e negli altri influencer che affascina, perché i nostri figli hanno bisogno di questi nuovi guru, e quale pensiero degli adolescenti nascondano i messaggi buonisti. Il dibattito è animato perché parte dalla provocazione di una di noi: «Il messaggio è innocuo, ma questo modo di costruire una propria immagine da profeta/santone depositario di saggezza che senso ha? Negli anni Ottanta i miti dei ragazzi erano cantanti o gruppi (più o meno dediti alle droghe) che spingevano alla ribellione, ora c’è uno che propone di voler bene alla mamma e prendersi cura del corpo: dove stiamo andando?». La mia convinzione (e la dichiaro subito a scanso di equivoci) è che rispondere a queste domande vuol dire sforzarsi di entrare un po’ nella testa dei nostri figli. Per loro siamo e resteremo per sempre dei boomer, appellativo ironico e spregiativo con cui noi mamme e papà della generazione del Baby Boom ormai siamo destinati a convivere: ci viene attribuito perché mostriamo atteggiamenti o modi di pensare ritenuti ormai superati dalle nuove generazioni. Ma sforzarsi per comprendere è l’imperativo categorico de Il caffè delle mamme. Per farlo telefono con un taccuino pieno di domande a Giovanni Boccia Altieri, docente di Sociologia dei media digitali all’Università Carlo Bo di Urbino ed esperto dei fenomeni che riguardano i giovanissimi, che esordisce: «Come genitori ed educatori non possiamo fare finta che questo mondo non esista».
Allora, cosa dice Luis Sal? Il libro, ammetto, me lo sono letto tutto d’un fiato! La sua pretesa è di offrire un punto di riferimento per giovani in cerca di una guida: «Voglio parlare di te. Non a te (ragazzo a caso), a te che leggi, che mi concedi di entrare nella tua mente. Mi rivolgo a te che oggi, nei primi anni Venti del 2000, ti ritrovi perduto. Quindi non ti trovi affatto. Ti senti triste? Senza un ruolo? Disincantato? Rassegnato? Nichilista? Passivo? Ok. Per te che vuoi cambiare questa condizione, il Luismo è la soluzione». A Il caffè delle mamme c’è chi a questa dichiarazione salta sulla sedia: inutile, meglio andare a fondo! I pilastri del Luismo sono tre.
Punto uno: i buoni sentimenti verso gli altri e il Pianeta, a partire dalla mamma. «Un Luista ama chi per primo gli ha insegnato ad amare, chi lo ha amato per primo. La Mamma». Poi: «La forza del Luista è la gentilezza, perché empatizza con gli altri mortali. Un Luista non dà per scontato che le altre persone abbiano una vita più facile della sua». E: «Il Pianeta è la nostra casa e il Luista lavora per renderla strutturalmente più solida e per tenerla in ordine».
Punto due: la motivazione. «Non esistono problemi, esistono solo soluzioni». «Se ti chiedono 10, prometti 8 e porta 12». «La verità è che non si arriva mai, per un Luista farcela è fare». «La sicurezza non è “ce la farò” ma “starò bene anche se non dovessi farcela”».
Punto tre: la valorizzazione del presente. «Il Luista trova un equilibrio all’interno di ogni oggi per poter godere oggi. Quando il Luista si sacrifica per qualcosa lo fa gioiosamente, rendendolo godibile, perché sa che non è certo che raccoglierà i frutti del sacrificio. Non vive nella favola per cui sacrificherà o risparmierà tutto il proprio tempo e denaro per poterselo godere in futuro. E se quel futuro non dovesse mai arrivare?».
Per il sociologo Giovanni Boccia Altieri questi ed altri messaggi simili di cui i social sono pieni esprimono e intercettano un bisogno degli adolescenti all’interno di una società considerata polemica e aggressiva: «È la risposta dei giovanissimi a un livello di violenza forte da cui si sentono circondati». Ma il Luismo viene proposto come un credo religioso o una setta, che senso ha? «Luis e altri influencer sono stati capaci di raccogliere il disagio di una generazione che è anche la loro. Così tramite i social si aiutano tra giovanissimi o, almeno, è questa la percezione che gli adolescenti hanno». La Generazione Z, ossia i nati tra il 1995 e il 2010, cerca sui social contenuti utili per la fase di vita in cui si trova e vede in Luis & C. persone che insegnano cose di cui hanno bisogno con messaggi in cui i nostri figli si ritrovano: «Per loro sono autorevoli perché sono content creator (ossia creatori di contenuti web, altro termine che a Il Caffè delle mamme abbiamo dovuto imparare) – riflette Boccia Altieri –. E gli adolescenti grazie ai social hanno la possibilità di frequentarli quotidianamente come super-amici interessanti, celebri e molto vicini a loro sia per modo di esprimersi sia per sguardo alla vita». Per il sociologo è, comunque e sempre, anche questa una forma di ribellione: «Contro adulti spesso considerati cinici». I contenuti che cercano sul web, dei quali Luis & C. sono portavoce, sono inspirational. Insomma, quella davanti a noi è una generazione di ambientalisti, pronta a difendere i diritti gay e l’amore fluido («Non mi innamoro di una femmina o di un maschio ma della persona»), con una sensibilità particolarmente spiccata verso i valori, compreso quello della famiglia, e schierata contro il body shaming (il giudizio sul corpo delle persone). È un mood generazionale che a Il caffè delle mamme rilancia un interrogativo: «Ma perché noi genitori li abbiamo delusi?». Forse, per non continuare a farlo, dobbiamo ascoltarli di più. Anche quando parlano di Luis e del Luismo!