Una bimba ingegnosa, una bimba che abbina creatività e senso pratico trovando così le soluzioni per costruire diversi ponti in modo da raggiungere un’isola misteriosa. Eugenia, la piccola protagonista di un libro per bambini, è il fil rouge della mostra «Ponti e via!», organizzata dalla Sezione Ticino della SIA, società degli ingegneri e degli architetti, insieme all’istituto internazionale di architettura i2a negli spazi che quest’ultimo occupa a Villa Saroli a Lugano. Obiettivo: suscitare curiosità e interesse per l’ingegneria civile nei bambini e soprattutto nelle bambine. Un’ingegnera è ancora quasi un’eccezione, mentre l’avvocata, la dottoressa e anche l’architetta sono figure sempre più diffuse.
Per contrastare i pregiudizi all’origine di un’immagine distorta di questa professione, è necessario iniziare presto, mostrando ai bambini con esempi reali, modellini tridimensionali e giochi di ruolo cosa significa concepire, calcolare e realizzare un ponte. Sono queste le tre fasi nelle quali si suddivide il lavoro ingegneristico e che si possono sperimentare visitando la mostra interattiva (aperta fino al 17 dicembre il giovedì e il venerdì per le scuole e il sabato pomeriggio per il pubblico) con la guida di donne e uomini che hanno scelto l’ingegneria civile quale professione.
Fra questi anche Cristina Zanini Barzaghi che nel personaggio di Eugenia si rivede bambina. Il ponte, per lei come per ogni ingegnere, rappresenta uno dei progetti più ambiti, dall’alto valore simbolico. Un fascino che nell’infanzia era rappresentato dal vecchio ponte di Castello, mentre durante gli studi al Politecnico federale di Zurigo osservava con curiosità e interesse le varie fasi di costruzione del viadotto della Biaschina. Il ponte del presente è invece la passerella pedonale alla foce del Vedeggio, per la quale lo studio di cui è contitolare a Lugano ha vinto il concorso l’anno scorso. «Il ponte è lo spunto ideale per spiegare la nostra professione, perché illustra da un lato il collegamento di sponde diverse e dall’altro il superamento di un ostacolo. Quest’ultimo aspetto, legato alla ricerca di soluzioni adeguate allo scopo, rappresenta l’essenza del nostro lavoro e diventa un’attitudine, un modo di pensare valido anche in altri ambiti».
Durante l’inaugurazione della mostra, al cui allestimento ha partecipato attivamente, Cristina Zanini Barzaghi ha pure sottolineato l’importanza di offrire visibilità alla professione di fronte alla mancanza di ingegneri registrata negli ultimi anni. «Anche per quanto riguarda la questione di genere – aggiunge – è necessario insistere, perché purtroppo il progresso generato dall’attivismo degli anni Sessanta e Settanta si è in gran parte bloccato». La proporzione delle donne sul totale degli ingegneri attivi nel 2007 (fonte Economiesuisse, dossierpolitica «La Svizzera ha bisogno di ingegneri», 5.9.2011) si fermava a quota 9,5%. La mancanza di ruoli femminili di riferimento è sottolineata anche nel rapporto del Consiglio federale sulla carenza di personale specializzato MINT (scienze matematiche, informatiche, naturali e tecniche) del 2010. Personalmente Cristina Zanini Barzaghi si è sempre impegnata per sensibilizzare popolazione e studenti, in particolare con presentazioni e atelier in diversi ordini di scuola. Nel 2012 l’Associazione Svizzera delle Donne Ingegnere (SVIN), in occasione dei 20 anni di attività, le ha consegnato uno dei cinque SVIN Award quale premio per questa azione ad ampio raggio.
E sono proprio le donne ingegnere, oggi riunite a livello nazionale nella rete «Donne e SIA», ad aver promosso nel 2011 la realizzazione di un libro per i più piccoli. Con grande sensibilità l’illustratrice Anne Wilsdorf ha creato il personaggio di Eugenia e la sua avventura condivisa con il fratello Nicola. Al volume, pubblicato l’anno scorso in tedesco, francese e italiano, è seguita, grazie al Gruppo ingegneri SIA del canton Vaud, l’esposizione itinerante sui ponti concepita per le scuole e le famiglie. La sinergia fra i due progetti è oggi un’affermata realtà, come ci conferma Valérie Ortlieb, presente nelle due associazioni. «La mostra, partita da Losanna, è già stata allestita con successo a Ginevra, Sion, Yverdon, Bienne e Zurigo. A Ginevra, ad esempio, si è registrato un grande riscontro da parte delle autorità politiche. Abbiamo inoltre ricevuto richieste dall’Italia, in particolare da Bergamo e Venezia. Il libro, pubblicato dall’editore La Joie de lire, è ora disponibile in una nuova versione italiana edita da Sinnos. Nel frattempo i diritti sono stati venduti anche a una casa editrice cinese». Fra gli atout della mostra, precisa l’architetta vodese, vi è il dossier pedagogico, scaricabile anche dal sito della Rete Donne e SIA. Grazie a questo fascicolo, che offre dodici esercizi semplici ma accattivanti, si può riprendere e approfondire il tema in classe.
«Le attività previste nella visita guidata così come quelle del dossier – precisa Cristina Zanini Barzaghi – permettono agli allievi di imparare giocando, recuperando gesti manuali diventati purtroppo sempre meno spontanei». Il ruolo dei docenti, affermano entrambe le professioniste, è essenziale per evitare pregiudizi di genere nei due sensi. Non a caso nella storia di Eugenia il fratello Nicola a un certo punto lavora a maglia. Un altro particolare importante è il vestito scelto dalla protagonista per festeggiare la fine dell’avventura e con il quale afferma la propria femminilità.
La mostra è un ricco intreccio di scoperte. Il carattere itinerante la rende flessibile e facile da collegare alle specificità del territorio che la ospita. Spiega Ludovica Molo, direttrice di i2a: «Quando ho visto la mostra un anno fa a Losanna, ho pensato che fosse il progetto ideale per celebrare l’apertura della galleria AlpTransit e festeggiare il nostro primo anno di attività a Villa Saroli. Oltre agli esempi di tre ponti costruiti in epoche diverse, sono infatti presentate sei opere realizzate sulla linea AlpTransit e lungo l’autostrada N2. Il ponte è un tema che ci è particolarmente caro, poiché l’istituto cerca di costruirne a più livelli, tra l’architettura e le altre discipline, tra i professionisti e la società civile, tra gli adulti e i bambini».
Bambini che a Villa Saroli possono immergersi al contempo nel poetico mondo di Eugenia e nella realtà di ponti effettivamente costruiti. L’insegnamento di entrambi, sottolineato anche da Cristina Zanini Barzaghi, è la necessità di non arrendersi di fronte alle difficoltà. La piccola ma ingegnosa Eugenia afferma al proposito: «Quando c’è un problema, non ci si mette a piangere: bisogna riflettere invece». In conclusione l’ingegneria civile dimostra che fantasia e tecnica non sono necessariamente agli antipodi. Anche una professione tecnica ha il suo lato creativo, ciò che dovrebbe rappresentare un incentivo in più per le nuove generazioni. È infatti un po’ paradossale che nell’era di un incessante sviluppo tecnologico venga a mancare l’interesse proprio per le discipline tecniche.