Il progetto di galleria artificiale di S. Antonino (www.ti.ch)

Gli 11 chilometri della «Bozza verde»

A2-A13 – L’ultima versione del collegamento stradale veloce tra Bellinzona e Locarno sembra godere di un forte consenso, ma il percorso tecnico e politico è ancora lungo
/ 28.05.2018
di Roberto Porta

«Necessariamente dovrà rivelarsi vincente» ci dice Paolo Caroni, presidente della Commissione intercomunale dei trasporti del Locarnese. Parole riferite al nuovo progetto per un collegamento stradale veloce tra Bellinzona e Locarno, presentato di recente dal Comitato esecutivo dell’opera e coordinato dal Dipartimento del territorio. «Dovrà essere vincente – continua Caroni – perché probabilmente è l’ultima possibilità che abbiamo per allacciare il Locarnese alla rete delle strade nazionali. In passato ci sono state altre occasioni, che per vari motivi non si sono concretizzate. Per questa ragione il progetto chiamato “Bozza verde” va ora considerato la nostra carta vincente». 

In altri termini non ci sono altre possibilità per il futuro collegamento A2-A13, quella è rimasta di fatto l’ultima pedina su cui puntare per risolvere il problema del traffico lungo il Piano di Magadino. Un progetto elaborato da un Comitato esecutivo nato dopo la bocciatura popolare della cosiddetta «Variante 95», verdetto emesso dal 54% dei cittadini ticinesi il 30 settembre del 2007. Dopo quel rifiuto popolare sono stati elaborati altri progetti per poi arrivare, anche su impulso della Confederazione, a preferire la cosiddetta «Variante 6A» di cui il progetto «Bozza verde» rappresenta una versione rivista e corretta per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dell’opera. 

Si tratta di un tracciato di 11 chilometri, di cui 7 in una galleria scavata lungo il versante settentrionale del Monte Ceneri, per poter aggirare e salvaguardare i comuni di Cadenazzo, Contone e Quartino. Il traforo sarà composto da due tubi unidirezionali per rispettare le normative sulla sicurezza stradale. Il nuovo collegamento prevede anche una serie di svincoli e altre misure fiancheggiatrici allo scopo di accrescere la scorrevolezza del traffico e migliorare al tempo stesso il bilancio ambientale legato alla nuova strada, in questo senso uno dei punti più delicati sarà quello legato alla zona di protezione delle Bolle di Magadino, a Quartino. 

«Dal punto di vista tecnico è sicuramente un buon risultato – fa notare il consigliere nazionale Fabio Regazzi, che a Berna siede anche nella commissione parlamentare che si occupa proprio di trasporti. – Il pregio di questo progetto sta nel fatto che non solleva opposizioni, non va in collisione con le esigenze dell’agricoltura e non pone problemi legati alla protezione dell’ambiente e del paesaggio, visto che è stato fatto molto in questo senso. In altre parole c’è un forte consenso attorno a questa visione». Le premesse dunque ci sono tutte per realizzare il collegamento A2-A13, anche se il percorso tecnico e politico per l’approvazione del progetto sarà ancora molto lungo e insidioso. 

«Locarno è l’unico grande agglomerato della Svizzera che non è collegato alla rete delle strade nazionali. Una situazione che va risolta», ha affermato il presidente del governo ticinese Claudio Zali, presentando il progetto «Bozza Verde» lo scorso 7 maggio. E anche questa sarà una carta da giocare per accrescere le possibilità di successo della nuova variante, l’ultimo tassello di questa lunga vicenda iniziata ormai un quarto di secolo fa. «Non dobbiamo dimenticare una cosa – sottolinea il deputato Fabio Regazzi – la “Variante 95” si chiamava così perché era nata in quegli anni, di tempo ne è passato parecchio». Erano i primi anni 90 del secolo scorso e il nodo è ancora tutto lì da sciogliere. «Ora resta da affrontare il problema dei costi – continua Regazzi – questa è l’altra faccia della medaglia». Costi che sono lievitati, visto che il progetto è stato affinato per tener maggiormente conto della protezione dell’ambiente e della valorizzazione del territorio. Si è così passati da 1,3 a 1,45 miliardi di franchi. Una fattura molto elevata e che colloca la «Bozza verde» tra le più care, per costo al chilometro, tra i progetti stradali dell’intero Paese. 

Si è ora entrati in una fase di consultazione che coinvolgerà tutte le realtà toccate da questo collegamento, dapprima a livello cantonale poi all’interno dell’amministrazione federale. Entro la fine del 2020 il progetto verrà poi consegnato al Consiglio federale, chiamato a scegliere le arterie stradali che su scala nazionale potranno avere la priorità rispetto ad altri collegamenti. Sono infatti parecchie altre le regioni del Paese che rivendicano la costruzione di nuove strade. «Il fatto che questa variante sia stata scelta dalla Confederazione, tra quelle che il canton Ticino aveva proposto, è un fatto sicuramente positivo – fa notare Paolo Caroni, vice-sindaco di Locarno – significa che Berna ha tenuto conto anche dei costi dell’opera e degli investimenti necessari per garantire la protezione ambientale e paesaggistica del Piano di Magadino. Questo vuol dire che la Confederazione non ha fatto soltanto dei calcoli finanziari ma mira a limitare il più possibile l’impatto ambientale dell’opera. E sa che questo ha un costo».

Dal primo gennaio del 2020 il collegamento farà parte della rete delle strade nazionali e il suo finanziamento verrà preso a carico dal FOSTRA, il Fondo per le strade nazionali e per il traffico di agglomerato, approvato in votazione popolare nel febbraio del 2017. Secondo i calcoli dell’amministrazione federale questo fondo avrà a disposizione circa tre miliardi di franchi all’anno. «Per ottenere questi finanziamenti la concorrenza a livello federale non manca – fa notare il consigliere nazionale Fabio Regazzi – In questo senso è sicuramente molto positivo il fatto che il canton Ticino abbia deciso di anticipare e di finanziare la progettazione del nuovo collegamento. Questo è senza dubbio un segnale forte inviato al Consiglio federale. Significa che il Cantone è molto determinato e unito nel rivendicare la realizzazione di questo progetto. Nel prossimo futuro sarà fondamentale il lavoro di lobbying politico per cercare di condurre in porto l’intera operazione». 

Ci vorrà comunque anche parecchia pazienza visto che se tutto dovesse procedere senza intoppi la nuova strada potrà venir inaugurata attorno al 2035. E pensare che un collegamento in galleria era già stato richiesto una ventina di anni fa da una petizione firmata da oltre diecimila cittadini ticinesi e sostenuta da diverse associazioni ambientaliste. Allora il Dipartimento del territorio non prese in considerazione questa ipotesi, a causa dei suoi costi di realizzazione. Ora invece si punta tutto proprio sulla galleria, la carta – l’asse? – con cui forse vincere questa infinita partita.