Genitori influencer

Il caffè delle mamme – I ragazzi sono attratti dai social e affascinati dagli influencer, ma hanno soprattutto bisogno di genitori significativi e autorevoli
/ 26.04.2021
di Simona Ravizza

Genitori influencer. Che sia la strada giusta per avere un dialogo con la Generazione Like? Oggi, per chi ancora non lo sapesse, noi siamo dei boomer: nati nel baby boom degli anni Sessanta, comunque vecchi! A Il caffè delle mamme abbiamo già discusso di come per i nostri figli il numero di cuori su un post e di follower su Instagram possa fare la differenza tra chi si sente importante e chi si sente uno «sfigato». Così come ci siamo già interrogate sui rischi dell’incursione incontrollata della tecnologia che può trasformare una famiglia da un insieme a una somma dei suoi componenti. La frustrazione di condividere una stanza con la persona a cui vogliamo bene ma che è come se non ci fosse resta all’ordine del giorno. Ma adesso un altro spunto di riflessione arriva dalla nuova commedia di Sky Genitori vs influencer di Michela Andreozzi.

Spoiler della trama: il prof. di filosofia Paolo Martinelli (Fabio Volo) cresce da vedovo e con grande dedizione la figlia Simone, con pronuncia alla francese (interpretata da Ginevra Franceschini), oggi 14enne. Il padre svalvola quando l’adolescente viene rapita dai social. La cena è servita in tavola, ma lei non si stacca dal cellulare (di aiutare ad apparecchiare neanche se ne parla!). Il padre la va a prendere a scuola, ma lei durante il viaggio di ritorno a casa è muta con gli occhi incollati sul cellulare (bei tempi quelli in cui si cantava insieme a squarciagola: «Quanta fretta! Ma dove corri? Dove vai? Se ci ascolti per un momento, capirai. Lui è il gatto ed io la volpe, stiamo in società. Di noi ti puoi fidare» di Edoardo Bennato). Qualsiasi momento è buono per farsi un video da tiktoker: la bambina da 10 e lode che leggeva e non faceva videogiochi non c’è più. Di qui la reazione paterna alla scoperta che l’ambizione della figlia è di diventare influencer: «Gli influencer sono degli imbecilli che non sanno fare altro nella vita, fancazzisti e ignoranti che rovinano la professione di genitore!», urla con uno scopettone in mano il prof. Paolo, papà ormai annientato. L’evoluzione della storia è sorprendente: Simone, che ha filmato col telefonino lo sfogo del padre, lo invia alla sua influencer di riferimento, Ele-O-Nora (interpretata da Giulia de Lellis, che lo è davvero anche nella vita reale, con 5 milioni di follower su Instagram, tra le più seguite dopo Chiara Ferragni). Lei lo rilancia e il video diventa virale: Paolo suo malgrado si ritrova genitore influencer, ruolo che dopo qualche ritrosia decide di cavalcare per soldi (gli servono ad acquistare la casa in cui vive con la figlia e a cui l’adolescente è molto legata). Dopo varie vicissitudini, tra cui la nascita scontata di una relazione sentimentale tra Paolo ed Ele-O-Nora, Simone si trova vittima di un attacco di cyberbullismo: per una ripicca d’amore la sua migliore amica fa girare una foto in cui la si vede a seno nudo. Il terrore di Paolo è che la figlia possa farsi del male, Simone invece reagisce postando un video in cui fa suo un vecchio motto del padre: «Siamo noi a dare agli altri il potere di farci male. Io – dice la giovane ai suoi followers – non ve lo permetterò». L’happy end è assicurato, ma passa da un confronto padre-figlia. La ragazzina rapita dai social si ribella al padre a sua volta diventato star del web: «Hai smesso di cucinare, volevi mandarmi a prendere alla festa da un Ncc (auto a noleggio con autista, ndr)». «Ma tu dici che io sono un accollo, che ti tratto come una bambina anche se sei grande». «È difficile da spiegare». «Vuoi che io continui a fare il rompipalle – è la sintesi del padre –, così tu puoi continuare a lamentarti». Insomma, sintetizziamo al Caffè delle mamme, essere genitori influencer non vuole dire mettersi sui social al pari dei 14enni, ma essere autorevoli! Il problema è: come?

Chi ha coniato il binomio genitori influencer è a inizio 2019 Matteo Lancini, presidente della fondazione Minotauro, specializzata nel disagio adolescenziale. Lo psicoterapeuta ha intitolato così un ciclo di conferenze e un capitolo del libro Cosa serve ai nostri ragazzi (ed. Utet, marzo 2020). «Gli adolescenti degli anni Zero, usciti da un’infanzia ovattata e ricca di privilegi, non utilizzano più il conflitto e la trasgressione per affermare se stessi. Sono, invece, ostaggio di ideali presto disillusi e aspettative smisurate e scontano la mancanza di figure autorevoli», è il pensiero di Lancini che spiega ad «Azione»: «Essere una mamma o un padre influencer vuol dire accettare che i nostri figli adolescenti siano diversi da noi e non volerli a tutti i costi sempre felici e contenti. Dobbiamo dar loro la possibilità di esprimerci qualsiasi dolore e fragilità loro abbiano. Senza che sia-
no frenati dalla paura di vederci, come spesso capita, troppo angosciati perché invece vorremmo sempre tutto perfetto». Ritorna il concetto: «Le ragazze e i ragazzi hanno bisogno e ricercano genitori significativi, davvero autorevoli – scrive Lancini –, capaci di assumersi la responsabilità del proprio ruolo, all’interno di una società complessa e soggetta a trasformazioni rapide e non del tutto prevedibili».

Lancini indica una strada alternativa al divieto del cellulare. Una proposta che fa molto riflettere a Il caffè delle mamme: «Non serve identificare il colpevole in internet – spiega Lancini –. Molti provvedimenti spacciati per autorevoli promuovono comportamenti compiacenti da parte di ragazzi e ragazze, oggi più propensi a tenere a bada le ansie genitoriali, piuttosto che a comprenderne le ragioni profonde».

Insomma, non esiste la formula perfetta: meno internet, più regole e otterrai figli felici. «Mi sembra sia arrivata l’ora di accettare un fatto: i bambini possono e devono essere controllati – riflette lo psicoterapeuta –, mentre gli adolescenti hanno urgente bisogno di adulti che li educhino e li sostengano nell’utilizzo della Rete». Di qui l’esortazione: «È arrivato il momento di tornare a essere adulti influencer. Oggi, più che mai, è fondamentale che i genitori si interessino alle scelte virtuali effettuate dai propri figli. Abbiamo bisogno di madri e padri autenticamente incuriositi dai motivi per i quali il figlio o la figlia abbia deciso di frequentare proprio quell’ambiente virtuale. Bisogna avere il coraggio di chiedere: “Come è andata oggi in internet?”, “Stai procedendo in internet o rimani indietro?”, “Trascorri le ore da solo con quei giochini da preadolescente o stai finalmente giocando con qualcuno e facendo nuove amicizie?”». Forse, ci diciamo a Il caffè delle mamme, diventeremo mamme e papà influencer, proprio quando i nostri figli troveranno in noi adulti capaci di accettare che loro sono altro da noi. Senza essere angosciati. Anche se, forse, un po’ un accollo, come dice Simone, dobbiamo rassegnarci ad esserlo. Ed è giusto che sia così.