Per essere buoni genitori bisogna trasmettere amorevolezza, senza però abdicare al ruolo di guida. Un compito non semplice a causa del cambiamento dei valori rispetto al passato, dei ritmi frenetici imposti dalla società e dei pericoli rappresentati da Internet. Genitori coraggiosi. Proteggere i propri figli da tentazioni e influenze negative (Franco Angeli), è un manuale, appena pubblicato in italiano, con consigli pratici, per aiutare – alla luce delle più recenti ricerche scientifiche – chi si sente smarrito nel ruolo genitoriale. È stato scritto da Haim Omer, psicologo di fama internazionale e fondatore dell’approccio «Resistenza non violenta», e Daniele Piacentini, psichiatra e psicoterapeuta, curatore italiano di varie opere di Omer.
Daniele Piacentini, è difficile essere genitori oggi?
Il ruolo dei genitori è meno chiaro rispetto al passato. I pilastri principali dell’autorità tradizionale, e cioè la rigida gerarchia e le punizioni severe e immediate, sono stati smantellati. Il problema è che non sono stati sostituiti da nuove forme di autorità adatte ai nostri tempi. Così i genitori di oggi si sentono spesso disorientati e confusi, senza una chiara bussola da seguire nella loro funzione educativa. Inoltre, in passato, gli adulti rappresentavano conoscenza e saggezza. Quel ruolo adesso è stato assunto da Internet: bambini e adolescenti si ritrovano a essere più connessi e aggiornati dei propri genitori, credendo di avere una fonte di «saggezza» diretta a disposizione. A volte, spesso come punizione, i genitori sono tentati di strappare i dispositivi dalle mani dei figli, convinti di agire in modo efficace, ma questa misura non funziona perché ormai è semplicemente impossibile essere davvero disconnessi.
Quindi, come dovrebbero comportarsi i genitori?
Dovrebbero trovare il modo di svolgere la funzione di àncora per i propri figli, diventando un riferimento sicuro e fornendo un attaccamento forte e positivo. I figli avranno così genitori presenti e stabili e non saranno in balia degli eventi e delle situazioni.
Scrivete che è importante pranzare o cenare insieme. Perché?
Secondo il nostro approccio i genitori devono essere presenti – anche quando sono distanti – nella vita dei figli. La presenza si concretizza in una serie di momenti di incontro familiare che fanno parte di una routine, di cui i pasti costituiscono un elemento importante. Questa abitudine costituisce un momento di partecipazione e comunicazione familiare e rafforza anche la presenza dei genitori nella mente dei figli, ricordandogli che hanno qualcuno che si prende cura di loro. Si è scoperto che nelle famiglie che mangiano insieme almeno alcune volte la settimana ci sono molti meno fenomeni di delinquenza e abuso di sostanze.
Nel libro si insiste sull’importanza della fermezza e dei limiti. Perché sembrano quasi pratiche «superate»?
Fin dagli anni Sessanta, la critica contro l’autorità tradizionale è stata così schiacciante che, almeno per qualche tempo, ha portato a credere che imporre limiti e doveri fosse dannoso. La libertà era il sale dell’educazione. Si credeva che ogni bambino fosse nato con il seme di un vero sé, capace di fiorire a patto di non venire deformato da vincoli contrari alla sua natura. Questa grande speranza è andata gravemente delusa: tra i giovani sono aumentati sensibilmente i comportamenti antisociali o devianti, ma anche ansia, depressioni, suicidi e bassi livelli di autostima. Gli stili genitoriali permissivi si sono rivelati dannosi per lo sviluppo quanto quelli autoritari. Al contrario un equilibrio tra i due estremi ha dimostrato di portare risultati migliori. Da qui è nata l’elaborazione di un’autorità basata sui principi descritti nel libro. I limiti non si riducono a semplici divieti anonimi supportati da punizioni, ma fanno sentire al bambino che dietro ogni regola ci sono genitori amorevoli, coscienziosi e premurosi. Nel caso in cui i bambini e i ragazzi oltrepassino i limiti, i grandi li conterranno con una resistenza tanto tenace quanto non violenta.
Secondo diverse ricerche, nelle culture dove i bambini vengono cresciuti non solo dai genitori ma anche da altri adulti, i fenomeni patologici di ansia sociale sono meno comuni. Perché?
Stando con gli altri, i piccoli superano non solo l’ansia sociale, ma anche altre forme di ansia. Infatti, quando sono senza genitori, i bambini sviluppano comportamenti meno regrediti perché le altre persone hanno una minore tendenza ad assumere nei loro confronti un atteggiamento iperprotettivo. Questa «distanza» rappresenta un sostegno per affrontare situazioni potenzialmente ansiose. Vedendo che chi hanno intorno non è spaventato dalle loro stesse paure, i bambini imparano a non averne.
Qual è il pericolo maggiore per i bambini e gli adolescenti?
Sicuramente Internet. Il mondo virtuale espone alla frequentazione di siti dannosi, all’incontro di predatori e al cyberbullismo. Inoltre, può portare a un ritiro dal mondo, «inghiottendo» bambini e adolescenti.
Quando e come si può permettere ai bambini di avere accesso a cellulari e computer?
Innanzitutto bisognerebbe limitare l’uso degli schermi, che non devono essere usati con la funzione di baby-sitting. Quanto all’età, va considerato che più un bambino è grande più diventa consapevole di sé e della realtà intorno. Dobbiamo però anche essere consapevoli che ormai, per i bambini, lo smartphone è presente fin dai primi anni di vita in quasi tutte le interazioni. Nei rapporti con i coetanei svolge una positiva funzione di collante e integratore sociale. Inoltre, Internet è utilizzato sempre più spesso per impegni scolastici. Per questi motivi non è pensabile sottrarre completamente i propri figli a smartphone e computer.
Quali sono le principali indicazioni su come gestire l’accesso a Internet?
Il primo passo è il dialogo: ci si fa mostrare dai figli come usano Internet, ad esempio che giochi fanno, chiedendo di spiegare con dimostrazioni pratiche. Si parla dei rischi che si corrono navigando, dai contatti con sconosciuti agli acquisti online, ai furti di informazioni e al bullismo. Il secondo passo è stilare un accordo scritto sulle regole di utilizzo del computer e dello smartphone con la descrizione degli impegni sia dei figli sia dei genitori, evidenziando che in caso di utilizzo improprio o dannoso ci sarà un intervento risoluto.