Fumata grigia per la Fabbrica Tabacchi di Brissago. Il Cantone, raccogliendo le valutazioni del Dipartimento del territorio, ha infatti di recente preavvisato favorevolmente la «riconversione» dello stabilimento fronte-lago in un mega centro residenziale. Rimandato al mittente invece l’ampliamento del porto privato, con 44 posti barca previsti, per un nuovo elaborato che dovranno presentare i promotori, la Fabbrica Tabacchi Brissago Holdig SA. «La pandemia sta rallentando un po’ tutto, ma nel frattempo abbiamo ricevuto il via libera sul progetto immobiliare che abbiamo presentato nel 2018. Ora manca solo la licenza edilizia del Comune di Brissago. Sul porto, invece, il Cantone ci chiede dei supplementi e dei chiarimenti che andremo a definire con i nostri progettisti», ci dice l’avvocato asconese Gianfrancesco Beltrami, presidente del CdA e legale rappresentante della holding argoviese che controlla la manifattura di Brissago. Il quale ci conferma inoltre la chiusura del Centro Dannemann prevista per la fine di quest’anno: «Avevamo già deciso nel 2019 che l’anno in corso sarebbe stato l’ultimo per la nostra location. La struttura, inaugurata nel 2001 e destinata ai matrimoni e ai congressi aziendali, per varie problematiche, compresa la carenza ricettiva della zona, non è mai veramente decollata. Poi, l’emergenza COVID e le disposizioni sanitarie emanate la scorsa primavera ci hanno causato la totale perdita di giro d’affari con annullamento di congressi e di matrimoni prenotati. Diciamo che il Centro Dannemann era probabilmente in una crisi irreversibile, ma la pandemia gli ha dato il colpo di grazia», spiega l’avvocato Beltrami.
Fu l’iniziativa ardita di alcuni italiani e brissaghesi che portò nel 1847 alla fondazione della società anonima Fabbrica Tabacchi Brissago (FTB). Questa impresa, presto imitata da altri, fu il punto di partenza per l’evoluzione in Ticino dell’industria del sigaro che, all’inizio del secolo scorso, durante la sua epoca d’oro, contava una quarantina di manifatture occupanti all’incirca 2000 dipendenti. Sin dall’inizio la FTB si concentrò sulla produzione artigianale del sigaro Virginia, articolo per fumatori dal tipico profumo di vaniglia commercializzato in tutto l’impero austro-ungarico. La storia non scritta però narra che lo stabilimento brissaghese fu una vera e propria «clonazione» di quella che al tempo era la Regia Austriaca dei Tabacchi di Venezia, l’unica manifattura autorizzata dagli asburgici a produrre i sigari Virginia. Inoltre, certo è che alcuni esuli seguaci di Giuseppe Mazzini, sfuggiti al giogo dell’Impero austro-ungarico, trovarono rifugio ed ospitalità nella neutrale Brissago, ben presto trasformata in un crocevia per i traffici di merci di contrabbando e, soprattutto, in un luogo di lavoro sicuro per lo scambio delle nuove idee di stampo liberale.
Che il sigaro Virginia sia divenuto successivamente il «Brissago», tuttora un marchio registrato, non può però che essere attribuito alla maestria della lavorazione dello stabilimento in riva al Verbano, distintosi certamente tra i suoi concorrenti per l’alta qualità dei manufatti. Ai Virginia si aggiunse più tardi la produzione dell’altra specialità della FTB, i sigari toscani con il marchio «Pedroni», fasciati con il miglior tabacco di tipo «Kentucky», affumicato e selezionato presso i coltivatori della regione di Springfield, nel Tennessee (USA). E ancora oggi questi sigari vengono prodotti a Brissago secondo la tradizione e seguendo le secolari ricette originali.
Dopo un secolo e mezzo di fervente attività la Fabbrica Tabacchi Brissago nel 1988 divenne «FTB Holding SA», costituendo una società satellite alla quale vennero trasferite le sue attività industriali. Nel 1999 la nuova FTB venne rilevata dal gruppo argoviese Burger Söhne Manufacturing SA che, dopo una completa ristrutturazione dell’azienda, le affida la produzione dei propri prestigiosi sigari Dannemann destinati principalmente al mercato svizzero. Oggi nello stabilimento di Brissago lavorano una settantina di dipendenti, vale a dire un decimo delle maestranze occupate nel periodo di massimo fulgore aziendale, all’inizio del 1900.
Considerando la tendenza inesorabilmente sfavorevole per il consumo di tabacco, ecco però che entrando nel Terzo Millennio la holding argoviese preferisce orientarsi sul mercato immobiliare. D’altra parte il pregiato sedime di oltre 22’000 metri quadrati che si affaccia sul Verbano ben si addice ad una trasformazione in edilizia residenziale di standing superiore. «Tutti possono capire che una produzione di tabacchi fronte lago, a lungo termine, non si giustifichi più», spiega Beltrami. Già nel 2014 il gruppo argoviese presentò un progetto immobiliare che però, a causa di una vertenza con i confinanti, si arenò tra le maglie del Tribunale amministrativo cantonale. Nell’agosto del 2018 ecco apparire all’Albo comunale il «piano B» – quello preavvisato favorevolmente dal Cantone – che prevede per una cifra attorno ai 70 milioni di investimenti la ristrutturazione dell’attuale stabile industriale e la realizzazione di 33 appartamenti più quattro atelier e/o uffici ottenuti mantenendo volumi e struttura esterna dello storico edificio. Ma soprattutto, l’ambizioso progetto residenziale prevede la costruzione ex novo di quattro palazzine plurifamiliari, sul pendio antistante la strada cantonale, con altri 65 appartamenti, un’autorimessa interrata, un centro fitness e wellness con due piscine, coperta e scoperta, riservate ai residenti oltre a un ristorante. Come detto resta da aggiustare il tiro sull’ampliamento del porto privato e il completamento della passeggiata fino al Garni Rivabella, realizzazione che permetterebbe di raccordare il lungolago brissaghese.
E il futuro della storica manifattura? Il destino dei sigari «Brissago», dei toscani «Pedroni» e dei prodotti Dannemann rischia veramente di andare in fumo? L’avvocato Beltrami in questo è perentorio: «La fabbrica per il gruppo Dannemann è molto importante. È rimasto l’unico centro di produzione in Svizzera e lo si vuole mantenere appunto in Ticino, anzi, direi proprio nel Locarnese. Stiamo valutando delle opzioni immobiliari per l’insediamento del nuovo stabilimento e le opportunità nella regione certo non mancano», conclude.