Entrata del Forte Cima 1

Forti ma nascosti nella montagna

Visita ai fortini di Cima di Lago, nel passato punti strategici, oggi oggetto d’interesse storico
/ 02.10.2017
di Elia Stampanoni, testo e foto

Non è mai stato usato e dalle sue feritoie non è mai partito un colpo. Un dato positivo che forse ha contribuito a rendere ancor più anonimi, o meglio segreti, i fortini di Gola di Lago, in territorio di Camignolo. Celati nella montagna esistono però delle piccole ma grandi costruzioni dove per anni si sono svolte esercitazioni militari.

Sono ben 250 metri di cunicoli, ben nascosti sotto una collina strategica, da dove lo sguardo attento delle sentinelle avrebbe potuto avvistare e controllare il nemico in caso di eventi bellici. A sud ma anche a nord. Il fortino Cima 1, in compagnia degli altri presenti nella zona di Gola di Lago, era un punto saldo della strategia di difesa elvetica e fu costruito nel periodo tra il 1937 e il 1942. Durante il periodo d’attività la struttura sotterranea fu utilizzata per anni da sezioni di circa venti soldati che vivevano in questi spazi, chiusi e sotto la roccia, per intere settimane. I turni duravano di regola tre settimane. Il tenente disponeva d’un piccolo ufficio con letto, mentre per la sezione un più ampio locale serviva sia da dormitorio sia da refettorio. C’era poi un sistema di comunicazione interno con telefoni ormai d’epoca, oltre al locale con i servizi igienici e i vari cunicoli che, oltre a garantire l’accesso (ben mimetizzato), portavano verso i punti d’osservazione e di sorveglianza oppure in direzione della via di fuga secondaria.

Tramite i pertugi d’osservazione la sentinella aveva sia il compito di sorvegliare il territorio, sia di dare indicazioni su dove e come sparare, dato che le mitragliatrici erano alla cieca. Un sistema ingegnoso, che fortunatamente non è mai stato messo in pratica, ma che si può oggi capire e osservare durante una visita alla struttura, seguendo le istruzioni degli amici dell’Associazione Testimonianza della Brigata frontiera 9. Gli obiettivi dell’associazione, fondata nel 1995 con lo scioglimento della brigata avvenuta con la riforma dell’esercito 95, sono oggi la salvaguardia dei fortini militari esistenti a Cima di Lago, come pure ogni attività mirante a garantire la memoria del servizio militare prestato in quest’ambito dalla brigata. Propositi possibili grazie all’acquisizione nel 2000 dei fortini di Cima di Lago (messi in vendita dalla Confederazione), ma anche con la costruzione, nel 1995, della Testimonianza a Cima di Lago, una costruzione in memoria della brigata, dei suoi soldati e degli ufficiali attivi per 56 anni. «Un ricordo delle esperienze vissute, di contatti umani, di fatiche e di momenti intensi che hanno lasciato una traccia indelebile nella memoria degli oltre ventimila militari che hanno servito in questo periodo sotto le bandiere della brigata», leggiamo sul sito brfr9.ch.

Il fortino Cima di Lago 1 fu, come detto, costruito interamente sotto roccia ed è composto di due postazioni per mitragliatrici, di un ricovero e di un’uscita di sicurezza. L’ambiente vitale nei cunicoli era garantito da prese d’aria, abbinate a un sistema di filtraggio in caso di condizioni proibitive dovute ad attacchi esterni o altri eventi che rendessero l’aria irrespirabile. Situato a 1’147 metri di altitudine, tra il Monte Bigorio e l’alpe Santa Maria, il forte aveva anche una postazione discosta, il Cima 2, che fu costruito a 150 metri di distanza a protezione della struttura principale. Si tratta di un piccolo ricovero sotto una collina, dotato di due postazioni con feritoia per mitragliatrice. 

Costruzioni che neppur si vedono, se non per l’apertura ben celata nel terreno e da qualche resto di filo spinato che ne possono suggerire la presenza. Da diversi anni è però possibile visitarli anche all’interno grazie all’attività dell’associazione che apre volentieri le porte dei suoi fortini, come ci conferma il colonnello Marco Dolina, presidente del sodalizio. «Sì, la nostra è un’attività puramente di volontariato, spinta dalla passione e dai ricordi per questa brigata e questi forti. Durante la stagione ospitiamo diversi gruppi interessati, anche molte scolaresche della regione che possono così trattare un frammento di storia accostando una testimonianza sul territorio».

I fortini di Cima di Lago rientrano nei percorsi ideati dal progetto transfrontaliere ForTi, si tratta di undici percorsi, sessantanove fortificazioni e centocinquanta chilometri disseminati su tutto il territorio e collegati tramite i sentieri esistenti. Nel Mendrisiotto e Basso Ceresio sono stati ideati quattro percorsi che raggiungono le fortificazioni italiane della prima guerra mondiale, più a nord gli altri che uniscono gli sbarramenti di protezione d’importanza nazionale verso sud, con i percorsi del Luganese, Bellinzonese, Gambarogno e dell’Alto Ticino.

Il sentiero che copre la zona di Gola di lago si sviluppa in due tronconi, per un totale di quasi 11 chilometri. Dall’Alpe Santa Maria a Gola di Lago si può andare verso Davrosio (circuito di 6 km) oppure verso il rifugio di Stinché transitando per la Cima di Lago (5 km).

Per il Ticino promotore dell’iniziativa ForTi è l’Ente regionale per lo sviluppo del Bellinzonese e Valli che nel 2012 ha assunto il ruolo di capofila per la parte svizzera. Per la visita ai fortini il riferimento è invece l’Associazione che ogni autunno si raduna poco sopra il forte Cima 1, su un’altra collina strategica, dove nel 1995 fu costruito il monumento Testimonianza in ricordo della brigata 9.

Informazioni
Associazione Testimonianza della Brigata frontiera 9. Marco Dolina (presidente) 079 409 95 49 – www.brfr9.ch