L’esposizione temporanea presentata dalla Fondazione Aquatis all’acquario di Losanna è l’occasione per scrivere dei fiumi volanti, ovvero di quel fenomeno che coinvolge enormi masse di vapore acqueo che si liberano nell’aria. La loro esistenza è la conseguenza diretta dell’evaporazione dovuta alle grandi superfici forestali, le quali, come tutti gli alberi verdi, producono acqua nel processo della fotosintesi clorofilliana. L’acqua viene quindi rilasciata nell’atmosfera sotto forma di vapore, dove viene trasportata da differenti correnti d’aria.
Il fenomeno è stato osservato in America latina, nella regione dell’Amazzonia che, con la sua foresta, è di certo un grande produttore di vapore acqueo. Anche l’espressione in portoghese rios voadores fu usata per la prima volta in Brasile, da José A. Marengo del Centro nazionale di monitoraggio e allerta sui disastri naturali, come riporta Wikipedia.
La principale corrente nel bacino delle Amazzoni spinge gli enormi volumi d’aria umida verso le Ande che fungono, analogamente alle Alpi, da «barriera naturale», ridirigendoli verso il Brasile centrale e meridionale, ma anche verso la parte settentrionale dell’Argentina, del Paraguay o dell’Uruguay. L’aria umida respinta dalle catene montuose causa quindi importanti precipitazioni piovose e solo in minima parte riesce a superarle per provocare piogge anche in Perù, mentre altre masse d’aria si spostano a nord. I fiumi volanti del Sud America, come cita anche Aquatis in fase di presentazione della mostra di Losanna, hanno origine lungo l’equatore, dove si verifica un’evaporazione su larga scala e l’umidità si trasforma gradualmente in precipitazioni alimentando anche i fiumi dell’Amazzonia e le acque delle regioni lontane dall’equatore. La maggior parte dell’umidità che raggiunge le Ande viene, come detto, respinta verso est e sud portando precipitazioni anche oltre la pianura amazzonica, mentre nella fase finale del loro viaggio le correnti umide bagnano anche aree che sarebbero altrimenti secche e aride.
Si può comprendere l’importanza anche quantitativa dei fiumi volanti con i dati presentati da Aquatis. Stimando la superficie della foresta amazzonica in circa 5,5 milioni di kmq, è stata calcolata la quantità d’acqua rilasciata nell’atmosfera dagli alberi: 20 miliardi di tonnellate d’acqua in un solo giorno. A titolo di confronto, riporta il comunicato di Aquatis, il Rio delle Amazzoni ne scarica «solo» 17 al giorno nell’Oceano Atlantico.
I fiumi volanti sono quindi un elemento essenziale negli equilibri del complesso e a volte delicato ecosistema. Essendo strettamente correlati alla foresta amazzonica, la loro esistenza e consistenza dipende però dalla superficie di questo grande polmone verde della Terra, minacciato dalla deforestazione, come hanno voluto dimostrare Gérard e Margi Moss (coppia di ricercatori svizzero-brasiliana) assieme al biologo brasiliano Antonio Donato Nobre nel loro progetto Rios voadores, lanciato nel 2007 e concluso nel 2015.
Quali gli altri obiettivi di questo progetto? Lo abbiamo chiesto a Sara Tocchetti, responsabile scientifica di Aquatis. «Il progetto di ricerca, sui cui si basa anche l’esposizione di Losanna, è stato tra i primi e il suo scopo era soprattutto di provare l’esistenza del fenomeno e di sensibilizzare le generazioni più giovani del legame tra la foresta amazzonica e il ciclo dell’acqua in Brasile. Questo progetto ha attirato molte attenzioni e ha reso i fiumi volanti un soggetto interessante, aprendo la via ad altre ricerche in quest’ambito. Tra questi alcuni hanno specificamente studiato il legame tra la deforestazione e l’alterazione del ciclo dei fiumi volanti (meno piogge e a ritmi irregolari)».
Nel progetto una squadra scientifica ha potuto approfondire il poco conosciuto fenomeno atmosferico dei fiumi volanti evidenziando, oltre a un legame tra la deforestazione e il cambiamento climatico, anche una crescente carenza d’acqua in alcune regioni del Brasile. Zone agricole che dipendono molto dagli effetti benefici dei fiumi volanti sugli ecosistemi, ma che in futuro potrebbero soffrire sempre di più per la mancanza di pioggia. «Per quel che concerne i legami tra le alterazioni di fiumi volanti e l’impatto su scala planetaria, non ci sono ancora dei risultati robusti a nostra conoscenza, ma solo degli studi in corso» precisa Sara Tocchetti. «Il ricercatore Nobre, che ha coordinato gli aspetti scientifici del primo progetto sui fiumi volanti, continua però a lavorare su questa e altre tematiche, mentre Gerard Moss è tuttora impegnato nel suo lavoro di sensibilizzazione, contribuendo alla realizzazione di esposizioni ed eventi».
La mostra in corso a Losanna, in Route de Berne 144, oltre a trattare l’origine dei fiumi volanti e il loro significato, vuole anche approfondire i preziosi contributi della foresta amazzonica a diversi ecosistemi. Grazie a esperienze tattili, animazioni ludiche, uno spazio di espressione e un film in 3D, l’intento della Fondazione Aquatis è di offrire un itinerario di visita coinvolgente e didattico per tutti, dai più piccoli curiosi ai più grandi. «Tutto il contenuto della mostra è in quattro lingue: francese e tedesco direttamente sui supporti, italiano e inglese tramite un documento disponibile all’entrata», conclude Sara Tocchetti.
Un grosso merito va dunque anche ad Aquatis, un progetto innovativo. L’acquario di Losanna, noto con questo nome, è tra l’altro anche una meta proposta da Famigros e, oltre alla mostra temporanea sui fiumi volanti in corso fino al 28 giugno 2020, è un’attrazione per molti altri motivi. Come si può consultare anche sul loro sito (www.aquatis.ch), ha la caratteristica di essere un progetto al tempo stesso scientifico, tecnologico, culturale e sostenibile. Una struttura impressionante che si può provare a riassumere con alcune cifre: superficie di 12mila mq, 20 ecosistemi, 2 milioni di litri d’acqua dolce, 3500 mq di percorso di visita, 46 acquari, rettilari o terrari, 100 rettili e anfibi, 10mila pesci, 75 minuti di video didattici e anche 143 camere d’albergo.