Si chiama Movetia e il suo nome la dice lunga. Questa è infatti la sigla di un’agenzia della Confederazione che mira a promuovere il movimento all’interno della Svizzera, l’Elvezia d’altri tempi. Non si tratta però di un’iniziativa che ha scopi turistici o sportivi. Movetia si prefigge di accrescere gli scambi e la mobilità studentesca all’interno del nostro Paese ma pure in un contesto più ampio, su scala europea e internazionale. Finanziata e sostenuta anche operativamente da diversi uffici dell’Amministrazione federale questa agenzia esiste dall’inizio del 2017 e ha dunque tagliato il nastro del suo primo anno di esistenza. Occasione per stilare un primo provvisorio bilancio, in un ambito, quello degli scambi studenteschi, di cui si parla molto ma in cui rimane ancora parecchio da fare.
«Movetia è stata creata dalla Confederazione e dai Cantoni. Il suo scopo principale è quello di permettere ad ogni studente del nostro Paese di partecipare ad almeno un progetto di mobilità nel corso del suo percorso formativo – ci dice Kathrin Müller, portavoce di questa agenzia federale – I nostri servizi sviluppano e adattano i programmi di formazione necessari a raggiungere questo scopo. Tra i nostri obiettivi c’è anche quello legato alla comunicazione, riuscire cioè a far maggiormente conoscere i vantaggi della mobilità studentesca, sia dal punto di vista degli allievi, sia da quello dei docenti». Su impulso del Consiglio federale e del Parlamento, va ricordato, Movetia ha sostituito un’agenzia precedente, il cui operato era stato considerato insufficiente dalle autorità federali, in particolare perché non era riuscita a avere contatti regolari con le scuole e tra gli studenti.
In questo primo anno di rodaggio la nuova istituzione ha così dovuto rilanciare l’intero settore, ricomponendo i cocci lasciati da chi l’aveva preceduta per tornare a promuovere in modo efficace la mobilità e gli scambi studenteschi. Obiettivo che, a detta anche delle autorità politiche, non deve limitarsi al solo apprendimento di una lingua, da scoprire ci sono anche altre culture, con la possibilità in futuro di trovare posti di lavoro interessanti. Obiettivi essenziali, in un Paese come il nostro basato sul multilinguismo e sul rispetto delle caratteristiche culturali di ogni comunità. Operando in un contesto prevalentemente giovanile, Movetia vuole dunque essere uno degli ingranaggi che permettono al federalismo svizzero e alla coesione nazionale di funzionare nel miglior modo possibile.
«Gli scambi e la mobilità – ci dice ancora Kathrin Müller – permettono di vivere esperienze personali molto significative e di migliorare le proprie competenze linguistiche e interculturali. Aspetti che permettono anche un accesso più facile al mondo del lavoro, accrescendo anche, per quanto riguarda gli scambi all’estero, l’internazionalizzazione della nostra economia e del nostro sistema formativo. Per questo motivo Confederazione e Cantoni promuovono con forza e convinzione questo tipo di iniziative». Per la mobilità studentesca all’interno dei confini nazionali Movetia dispone di un budget pari a 400mila franchi all’anno, non molti se paragonati a quelli a disposizione del programma «Erasmus plus», gli scambi studenteschi al di fuori della Svizzera, a cui sono stati accordati 26 milioni di franchi all’anno. Dall’anno scorso anche questo tipo di attività, con soggiorni all’estero, viene organizzata a partire dalla piattaforma messa a disposizione da Movetia.
«È importante sottolineare un aspetto – fa notare Kathrin Müller, portavoce dell’agenzia – Noi sosteniamo la mobilità anche dal punto di vista finanziario. I progetti di scambi studenteschi devono però essere presentati dalle singole persone o da una delle tante scuole del nostro Paese. Le persone interessate a questo tipo di esperienza devono in primo luogo rivolgersi all’istituto scolastico o universitario a cui sono affiliati». Non si tratta soltanto di scambi tra scolari – di una scuola media, ad esempio – o tra studenti liceali. Coinvolto in questa dinamica c’è anche chi segue una formazione professionale.
In questo contesto ad esempio nel corso della prima metà del 2017 sono stati autorizzati più di mille scambi verso istituzioni formative europee, ciò che corrisponde ad un aumento del 18% rispetto agli anni che hanno preceduto la creazione di Movetia. Un risultato che è anche uno dei primi segnali del nuovo impulso dato dalle autorità federali e cantonali. In un contesto che rimane però in buona parte da costruire e da rilanciare perché molti sono gli ostacoli pratici da superare per forgiare un progetto di mobilità, anche solo all’interno dei confini nazionali. Una classe di scuola media, che intende offrire questa possibilità formativa ai propri allievi, deve dapprima riuscire a trovare i contatti giusti con una classe di un’altra scuola, in un’altra regione del Paese. E qui il docente ha un ruolo fondamentale, anche perché deve spesso riuscire a dar prova di perseveranza, visto che non sempre si riesce a trovare una soluzione ideale al primo tentativo. I contatti personali con gli insegnanti di altre regioni del Paese rivestono dunque un ruolo fondamentale. Movetia infatti promuove questi scambi, ha il compito di informare e diffondere nel Paese lo strumento della mobilità studentesca ma nel concreto si limita, si fa per dire, al finanziamento di queste esperienze formative.
Scambi a cui partecipano regolarmente anche classi dal canton Ticino. Nel corso del 2017, dicono i dati messi a disposizione da Movetia, sono state 10 le classi – a livello scolastico, fino al liceo – che hanno partecipato ad un progetto di mobilità studentesca, coinvolgendo quasi 200 allievi. Anche USI e SUPSI hanno organizzato oltre 160 soggiorni formativi all’estero, attraverso il programma europeo «Erasmus plus». Programmi a cui partecipa anche, a livello di Amministrazione cantonale, la Divisione della formazione professionale. In altri termini non mancano le possibilità di andare oltre i propri confini regionali e nazionali, nella consapevolezza che esperienze formative in un altro ambito linguistico e culturale possono completare il proprio percorso formativo. E arricchire il proprio bagaglio di esperienze, in un contesto, anche professionale, sempre più aperto sul mondo intero.