Favorire il plurilinguismo

Scuola: tre ragazze del canton Vaud stanno trascorrendo l’anno scolastico al Liceo Lugano 2 di Savosa per ottenere la maturità bilingue in «immersione totale»
/ 07.11.2016
di Valentina Grignoli

Léane, Laeticia e Lola, sono tre ragazze losannesi che dallo scorso settembre siedono sui banchi del Liceo Lugano 2 di Savosa. Queste tre studentesse hanno infatti deciso di impegnarsi in un percorso, quello della maturità bilingue, che le porterà a fare un’esperienza unica, avvicinandosi «per immersione» a una nuova cultura. Dopo un anno trascorso in Ticino, in una terza del liceo luganese, torneranno nel canton Vaud per concludere gli studi secondari con una menzione speciale sul loro diploma. 

Per la prima volta il Ticino ospita in un suo liceo tre studentesse che intraprendono la maturità bilingue per «immersione totale», preferendo con questa scelta la lingua di Dante a quella di Shakespeare o di Goethe. In un mondo che si misura oggi in competitività, convenienza e futuro, c’è chi ancora si lancia in un’esperienza diversa, forse per poesia, senso di appartenenza, romanticismo. 

«La maturità bilingue in Ticino non è però storia recente – ci comunica Daniele Sartori, capoufficio dell’insegnamento medio superiore – questa offerta è iniziata nel 1997 alla scuola cantonale di commercio, con il francese come lingua d’immersione». A questo percorso se n’è aggiunto poi un secondo con il tedesco nel 2005, sempre nello stesso istituto, ispirando così anche il Liceo di Locarno che sperimenta attualmente un percorso bilingue italiano-tedesco. 

Quest’anno a Savosa assistiamo al fenomeno, reso possibile dai cantoni Ticino e Vaud, per il quale non sono i nostri studenti a volersi specializzare in una lingua maggioritaria, ma dalla svizzera francese sorge l’interesse per una lingua nazionale minoritaria, l’italiano, tanto da venire a trascorrere un anno al sud delle Alpi. Un interesse questo di fondamentale importanza a livello simbolico, se lo pensiamo in ottica di quella difesa dell’insegnamento italiano per la quale ci si continua a battere.

Ma, osserviamo più da vicino grazie a Daniele Sartori, cosa si intende con la menzione «maturità liceale bilingue» che le tre ragazze avranno sulla loro pagella. «L’ordinanza di maturità prevede la possibilità di rilasciare delle maturità con menzione bilingue e pone delle esigenze minime al percorso formativo. Sono possibili due modelli: uno che prevede l’insegnamento in immersione nella propria scuola – “Immersione parziale nella scuola d’origine”, come cita il Regolamento della Commissione svizzera di maturità per il riconoscimento delle maturità cantonali bilingui –, e l’altro che prevede la frequenza per un anno scolastico intero presso un liceo partner in una regione della lingua di immersione – “Immersione totale in una scuola ospite”.

In Svizzera, oggi, quasi il 90 per cento degli istituti liceali propone insegnamenti bilingui, con una predominanza di inglese nella Svizzera tedesca e tedesco nelle regioni francofone, ma di questa grande percentuale fino a quest’anno solo quattro licei proponevano l’italiano come lingua d’immersione, e sempre seguendo il primo modello».

Per far fronte a questa situazione, nel marzo del 2015 la CDPE (Conferenza dei Direttori della Pubblica Educazione) ha quindi emanato delle «Raccomandazioni relative alla promozione dell’italiano nei licei svizzeri». Le direttive della CDPE sottolineano l’importanza fondamentale del plurilinguismo e di come il considerarlo valore culturale della Svizzera, che favorisce la coesione nazionale e contribuisce a forgiare l’identità del nostro paese, significhi anche dare la possibilità a ognuno di esprimersi, e essere capito, nella propria lingua madre. Per questo motivo, sempre secondo la CDPE, la presenza dell’italiano in quanto lingua nazionale deve essere rafforzata, cercando di rendere attrattivo l’insegnamento.

La Conferenza auspica inoltre che sempre un maggior numero di liceali possa imparare le tre maggiori lingue nazionali, soprattutto coloro che intendono intraprendere una carriera accademica, affinché dimostrino comprensione e interesse per altre culture e per il funzionamento istituzionale del federalismo svizzero.

In virtù di fondi stanziati appositamente dall’Ufficio federale della cultura, l’italiano dovrebbe essere proposto come disciplina fondamentale o opzione specifica in tutti i licei e la stessa CDPE si mette a disposizione per aumentarne l’attrattiva attraverso soluzioni mirate quali sedi bilingui, o incoraggiamento negli scambi linguistici.

Le raccomandazioni hanno dato i loro frutti, infatti Canton Vaud e Canton Berna hanno proposto «percorsi bilingui con un anno di soggiorno presso un liceo ticinese», ci racconta Sartori. All’esperienza delle tre studentesse vodesi ne seguirà infatti un’altra bernese prevista per il 2019/2020. «Con questi due cantoni abbiamo un accordo bilaterale, e se in futuro volessimo offrire anche ai nostri studenti la possibilità di una maturità bilingue a immersione, ce ne sarebbe la possibilità».

A inizio anno abbiamo incontrato Léane, Laeticia e Lola, dopo qualche settimana sui banchi del Liceo Lugano 2. Ad accoglierci il Direttore dell’istituto Aurelio Sargenti, che ci racconta come sia stata scelta la sede di Savosa: «Si cerca di distribuire gli impegni nazionali tra licei, e essendo le altre sedi già impegnate in altri progetti, rimanevamo noi insieme a Mendrisio. Le ragazze sono venute qui perché la nostra città ha un bacino d’utenza maggiore e grazie ai corsi estivi dell’università esistono già famiglie abituate ad accogliere studenti. Inoltre abbiamo la fortuna di avere la collega Catherine Gautschi-Lanz, insegnante di francese e madrelingua tedesca, che coordina il tutto».

Le difficoltà organizzative a livello didattico non mancano: «Lola, Léane e Laeticia frequentano il terzo anno, ma per alcune materie, come l’italiano e le materie scientifiche, sono in una classe di seconda. Il sistema dell’insegnamento liceale ticinese non è allineato a quello vodese, che dura tre anni anziché quattro. Questo è dovuto anche a una questione, per l’appunto, linguistica, dato che in Ticino siamo obbligati a imparare due lingue nazionali oltre a italiano e inglese». Il liceo fornisce poi due docenti d’appoggio per le materie umanistiche e quelle scientifiche. Aurelio Sargenti si dice comunque soddisfatto e auspica che questa esperienza possa fungere anche da «esempio per i nostri studenti». A giugno, come detto, le tre vodesi torneranno a Losanna per frequentare l’ultimo anno presso il loro istituto, sicuramente con una marcia in più.

«All’inizio dell’anno scorso si è aperta l’opzione italiano per la maturità bilingue, e io ho colto l’opportunità: nonostante fossi interessata all’inglese mi sono detta che per quello avrei comunque avuto altre occasioni in seguito. E poi il Ticino era più vicino, e io ero curiosa di conoscere Lugano», ci racconta Lola Ducrest, che, come le sue compagne, studia italiano da quattro anni. Nonostante ciò, siamo curiosi di sapere se a livello di comunicazione scolastica vada tutto bene… «Ovviamente dipende dalle materie – risponde Laeticia Despraz, – storia, per esempio, è difficile! A Italiano invece, va incredibilmente abbastanza bene: quest’anno tutta la classe è spaesata perché abbiamo iniziato la letteratura delle origini e la lingua è strana un po’ per tutti».

«Ci sentiamo a nostro agio, con i compagni e con i docenti, che qui sono più amichevoli con la classe, scherzano» aggiunge Léane Messeiller. «Qui le persone sono più aperte, di buon umore, si interessano a te anche se non ti hanno mai visto», racconta Lola. «Io lo vedo anche a casa – aggiunge Laeticia –, dove i ragazzi della famiglia anche se più grandi mi hanno accolto benissimo, tanto che mi portano con loro e i loro amici nel tempo libero». L’esperienza di accoglienza nelle famiglie ticinesi, nonostante le difficoltà per trovarle, sembra essere buona per tutte e tre. Un’altra differenza che ha colpito Léane? «Ci sono molte più moto e scooter!».

Di Losanna si sente la mancanza in generale della famiglia e del cibo: «Io sono brasiliana, qui manca il cibo brasiliano», ci dice Laeticia. Lola, invece, pensa alla sua campagna: «Qui abito sopra la stazione di Lugano, a Losanna vivo invece alla periferia di un paesino di campagna, per questo a volte mi mancano la natura, e il freddo!». 

Dopo un mese e mezzo di scuola, la coordinatrice Gautschi-Lanz ci racconta che, scolasticamente, ora è arrivata la parte più difficile: «Complessivamente le ragazze stanno bene, ora però che sono arrivati i lavori scritti lo sforzo da fare è maggiore, soprattutto nelle materie in cui c’è tanto testo, come storia e chimica. Vedo le ragazze regolarmente e quando le ho a lezione osservo con piacere che si sono inserite molto bene nella classe». 

Aspettative da questa esperienza? «Mi auguro di conoscere meglio la cultura italiana» conclude Lola, che con la sua spontaneità afferma implicitamente la necessità di esperienze come questa, come auspicano le Raccomandazioni della CDPE, per una maggior coesione tra regioni e per mantenere vivo l’interesse verso altre culture, affinché il plurilinguismo sia realmente un valore culturale del nostro paese. E va da sé, perché tutto ciò possa avvenire, bisogna partire dall’istruzione.