Il cosiddetto «farmaco generico» viene prescritto sempre più sovente. Il confronto con il farmaco originale (cioè protetto da brevetto) è inevitabile e pone parecchie questioni su cui interrogarsi: natura, composizione, differenze, efficacia in rapporto al farmaco originale. Avrà lo stesso beneficio? Costa meno, dunque agisce meno bene del suo omologo originale? Potrebbe causare maggiori effetti collaterali? Queste incertezze conducono spesso a condizionamenti e pregiudizi: non voglio la «copia» dell’originale perché è di minore qualità; ho assunto il farmaco generico e non ho avuto gli stessi effetti; ho preso il generico all’estero e mi ha dato maggiore beneficio di quello originale che ho assunto qui, e via elencando.
Bisogna fare chiarezza per capire oggettivamente «vero» e «falso» nel paragone fra i due fronti, a partire dalla composizione generale di ogni medicamento. «Qualsiasi farmaco è composto da un principio attivo responsabile dei suoi effetti, da eccipienti (ndr: sostanze liquide o solide, farmacologicamente inattive, nelle quali si scioglie o si incorpora il principio attivo per somministrarlo meglio) come ad esempio il lattosio, e da composti inattivi che danno volume o materia per l’assunzione. Può inoltre contenere conservanti o coloranti. Di tutto ciò, bisogna ricordare che solo il principio attivo è responsabile dell’effetto terapeutico».
A parlare è il professor Alessandro Ceschi (primario e direttore medico e scientifico dell’Istituto di scienze farmacologiche della Svizzera italiana – EOC) che così chiarisce la differenza fra farmaco originale e il suo generico: «L’originale è la prima versione creata, testata e omologata per essere commercializzata. Per impedire a ogni altra industria farmaceutica di copiarlo, esso è protetto da brevetto per una durata massima di 20 anni (dei quali solitamente dopo l’omologazione ne rimangono 10-15), periodo trascorso il quale il farmaco originale può essere copiato legalmente per svilupparne il corrispondente generico di cui possono esistere più copie analoghe».
Ceschi sottolinea ciò che di maggiore rilevanza dobbiamo sapere: «A parità di dose, il farmaco originale e il suo generico contengono lo stesso principio attivo; ciò permette di dedurre che il loro modo di agire e il beneficio clinico che ne risulta si equivalgano perfettamente. Inoltre, per il farmaco generico deve essere addirittura dimostrato che pure il decorso della sua concentrazione nel sangue sia paragonabile all’originale, così da soddisfare tutti i presupposti affinché l’efficacia sia la stessa. I farmaci generici, come gli originali, sono strettamente regolamentati dalle Autorità sanitarie (in Svizzera Swissmedic)». Allora: «La differenza fra i due concerne soprattutto il prezzo perché un farmaco generico costa sensibilmente meno della sua versione originale, più cara a causa dei costi di ricerca, test clinici e omologazione sostenuti nella sua realizzazione».
Sfatati i pregiudizi sulle paventate differenze di beneficio fra l’uno e l’altro, è smentita pure l’idea che l’efficacia sia direttamente relativa al prezzo del farmaco stesso (non vale il principio: più caro uguale più efficace!). Ora bisogna aprire una parentesi sui prezzi degli uni e degli altri: un recente confronto realizzato da Santésuisse e Interpharma paragona i prezzi elvetici a quelli di Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Svezia. Emerge che la Svizzera permane un’isola dei prezzi elevati per quanto concerne i medicamenti: questo nuovo confronto della primavera del 2021 ha rilevato pesanti differenze coi paesi citati. «Il prezzo dei farmaci protetti da brevetto (ndr: originali) è in media del 6,9 per cento più caro da noi, mentre i generici costano invece ben il 45,2 percento in più in media in Svizzera rispetto ai paesi europei in esame».
Ceschi ci informa del fatto che si tratta del dodicesimo confronto di questo tipo operato da Santésuisse e Interpharma, che ha visto acuire le differenze di prezzo. Vale quindi la pena di concludere: «Il fatto che i generici siano molto più cari da noi che all’Estero è un tema di politica sanitaria la cui risoluzione è di competenza delle autorità federali. Rimane comunque innegabile l’opportunità di risparmio che i generici offrono a livello nazionale ed è dunque dovere etico di sanitari e del cittadino privilegiare il loro uso, quando possibile, proprio perché, così facendo, si contribuisce al contenimento delle spese sanitarie».
Ceschi conferma che, sebbene i medicamenti rappresentino solo il 12 per cento dei costi totali della salute, si tratta di un settore in cui esiste ancora margine di manovra votato al risparmio di risorse economiche. Il dato di fatto è che il farmaco generico costa comunque sensibilmente meno del suo omologo originale. Accertato che il principio attivo è esattamente lo stesso, egli spiega: «Laddove è possibile, l’uso del generico permetterebbe di risparmiare risorse che potrebbero essere investite in modo più sensato che non su un farmaco originale la cui azione non differisce, lo ripetiamo, dal suo generico».
Un concetto importante che evidenzia una «possibilità» di risparmio dei costi accompagnata da un trattamento farmacologico per nulla inferiore a quello dell’originale. Alla luce di questi chiarimenti su farmaci originali e generici, è comprensibile la possibilità data e usata dall’operatore sanitario e dal farmacista di proporre al paziente il generico: «Ma esistono pure rari casi in cui il medico deve assolutamente prescrivere l’originale: si tratta di situazioni selezionate e valutate dal medico, secondo motivi per cui il farmaco originale è ritenuto non sostituibile dal generico; ciò non avviene di norma all’inizio di una terapia, ma piuttosto in alcuni casi di terapie già in corso, spesso a causa di patologie particolarmente complesse e con controllo complicato, oppure nei rarissimi casi in cui un paziente è allergico a determinati eccipienti che si trovano nel generico ma non nell’originale».
La scelta dell’operatore sanitario di prescrivere un farmaco originale o uno generico (e per il paziente di accettarlo) è dunque un atto responsabile e consapevole. «Deve essere chiaro che il generico non è assolutamente una copia approssimativa dell’originale, ma contiene l’identico principio attivo», conclude Ceschi che ribadisce come i generici non siano farmaci di seconda categoria: «In ospedale i generici sono largamente usati e, se vogliamo semplificare, la differenza di prezzo con gli originali è più una questione “di mercato” e legale (brevetto) che non farmacologica».