L’industria farmaceutica moderna si è sviluppata intorno agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, con le caratteristiche tipiche della produzione industriale: i farmaci non sono solo rimedi per curare o prevenire le malattie, ma hanno lo status di vera e propria merce, sottoposti quindi anche a logiche di mercato e di profitto. Di pari passo, si è intesificata la collaborazione tra l’industria farmaceutica e i medici, essenziale per l’interesse della salute e il progresso delle conoscenze scientifiche. Tuttavia, questa collaborazione può presentare aspetti critici riguardanti l’indipendenza di giudizio del medico e i possibili conflitti di interesse.
Per questo motivo, l’Accademia Svizzera per le Scienze Mediche ha redatto un Codice di comportamento rivolto non solo ai medici ma a tutti i professionisti che – a qualsiasi titolo – operano nel campo della salute. Il Codice aggiorna quello del 2002, incorporato nel 2005 in quello della Federazione dei Medici Svizzeri (FMH): tiene conto delle numerose leggi e ordinanze federali varate in un trentennio, riassumendole in forma organica per una migliore e chiara applicazione nella pratica professionale sanitaria (il Codice è pubblicato integralmente in www.sams.ch).
Consideriamo due aspetti che riguardano direttamente il rapporto tra il medico e il paziente, quello del conflitto di interesse e quello della ricerca e sperimentazione clinica.
Le decisioni e i comportamenti del medico o professionista della salute devono sempre essere guidati dalla preoccupazione per la salute del paziente e, in generale, della società. Nel rapporto con l’industria farmaceutica, possono sorgere conflitti d’interesse tali da influenzare l’indipendenza di giudizio del medico, giudizio che si deve basare su prove ed evidenze scientifiche.
Che cosa si intende per «conflitto d’interesse» nel campo sanitario? Il Codice fa riferimento a una definizione (2009) dell’Istituto statunitense di Medicina. Il conflitto d’interesse è un insieme di circostanze tali che il giudizio e l’operato del medico può essere influenzato da un interesse secondario e non da quello primario della salute del singolo o della collettività: il conflitto d’interesse può riguardare anche l’istituzione (per esempio un ospedale) alla quale il professionista appartiene («conflitto di interesse istituzionale»). Non necessariamente è di tipo economico (un profitto materiale), può riguardare lo status o il prestigio personale – un miglioramento o un peggioramento –, la partecipazione a una prestigiosa ricerca da pubblicare su una importante rivista scientifica, un avanzamento nella carriera accademica.
Il Codice indica i criteri utili a riconoscere se c’è un conflitto di interesse, ad evitarlo se questo può danneggiare il singolo o la collettività, ma anche a gestirlo in modo trasparente e «proattivo»: se al medico viene proposta la partecipazione a una ricerca sponsorizzata da un’industria, eventuali benefit di qualsiasi genere devono essere dichiarati pubblicamente. Inoltre, essi devono essere proporzionati al ruolo e all’impegno del professionista: naturalmente, nel rapporto personale tra il medico e il paziente, ogni potenziale conflitto d’interesse deve essere assolutamente evitato, dato che il paziente si trova in una condizione svantaggiata.
Lo sviluppo di nuovi farmaci o tecniche d’intervento di vario genere si basa sia sulla preliminare ricerca di laboratorio, sia sulla successiva sperimentazione clinica. Nel caso di un farmaco, per esempio, si propone a un certo numero di persone – volontarie e adeguatamente informate – di assumere un nuovo farmaco: la sperimentazione permette di confrontarne l’efficacia (o la non-efficacia) rispetto a un farmaco già utilizzato per quella malattia. In questo campo, l’industria farmaceutica gioca un ruolo importante, soprattutto quando sono coinvolte molte migliaia di pazienti, magari in più di una struttura sanitaria e in più Paesi.
In Svizzera, la sperimentazione clinica umana è regolata da due atti federali (1992 e 2011), tuttavia il Codice richiama altri princìpi ai quali il medico sperimentatore si deve attenere, quelli della buona pratica clinica (Good Clinical Practice) e della buona pratica di laboratorio (Good Laboratory Practice). L’industria farmaceutica può sponsorizzare in vari modi la ricerca clinica: con finanziamenti per coprire i costi, con la fornitura del farmaco oggetto della ricerca o della strumentazione scientifica. Anche in questo campo, l’esistenza di potenziali conflitti d’interesse deve essere accuratamente valutata e, se esistono, dichiarata in modo esplicito nel resoconto della sperimentazione. Un ruolo importante è svolto dai Comitati etici istituiti presso ospedali e Cantoni.
Il Codice sottolinea in particolare due aspetti che devono guidare la condotta nella sperimentazione clinica. Il primo, è quello che nessuna interferenza ci deve essere nella pianificazione della sperimentazione: il secondo, è che la valutazione dei risultati della sperimentazione deve essere oggettiva e non «compiacente».
Numerosi sono i temi affrontati dall’Accademia nel suo codice di comportamento: dalle modalità di organizzazione e partecipazione dei medici e di altri sanitari ai congressi sponsorizzati dall’industria farmaceutica (benefit e agevolazioni ai partecipanti), al ruolo dei professionisti nelle industrie e nelle cosiddette «start up» cioè quelle industrie che nascono come sviluppo pratico e commerciale di scoperte fatte in ambito accademico. La partnership pubblico-privato in progetti di ricerca e sviluppo industriale è sostanzialmente utile a entrambi i partner: tuttavia, il Codice raccomanda di vigilare circa potenziali conflitti di interesse e perdita di prestigio e indipendenza scientifica.
Non è trascurata nemmeno la questione dei «campioni» di farmaci forniti soprattutto a medici specialisti o di famiglia. La materia è regolata dall’ordinanza sui farmaci: il Codice promuove questa pratica perché utile al medico a familiarizzare con nuovi preparati, sempre a patto che non ci siano pressioni da parte di chi li fornisce.