Grafie diverse. Lievissima sfumatura di pronuncia. Paddle e Padel guidano la classifica delle attività più «fun» sulle spiagge di mezzo mondo. Il SUP, o Stand Up Paddle, non è una novità di quest’anno. Da tempo lo si pratica anche sui nostri laghi. Meno emozionante del Kitesurfing, più rudimentale del Windsurfing, è spesso un’opportunità per fuggire dalla spiaggia affollata, godere di un’oretta di sana e tranquilla solitudine, e curare l’abbronzatura, al largo, sdraiati sulla tavola, magari alla ricerca di quella tintarella integrale che sembra essere tornata un tabu, dopo anni di seni al vento.
Ridere delle disavventure altrui non è carino, ma quando non ci sono pericoli reali, in un pomeriggio di ozio balneare ce lo si può concedere. Infatti, seguire un neofita adulto, non più giovanissimo e non particolarmente atletico, può essere uno spettacolo divertente, sin dal momento in cui tenta di mettere il suo mezzo in acqua. Il solo salirci sopra può comportare delle difficoltà. Inoltre, mettersi in posizione eretta sulla tavola, e cominciare a pagaiare come un gondoliere di Venezia non è un’operazione facilissima.
Una volta appresa la tecnica ci si dovrà accontentare di procedere alla velocità di una lumaca in fase digestiva. Dimenticate il brivido dell’avventura. Se il mare è calmo, rischiate di camminare sul posto. Se è agitato, addio equilibrio. Meglio rientrare a riva. L’ebbrezza delle vele che si gonfiano ve la potete scordare. Il SUP è un’attività per persone tranquille. Dalla vostra, c’è il fatto che dopo alcune uscite potrete esibire una splendida carnagione color ebano, che vi farà fare un figurone in discoteca. Lì sì, vi potrete scatenare. Voto su scala da uno a sei: quattro e mezzo.
Altra storia il Padel, che eccita gli emuli di Roger, Rafa e Nole. Anch’esso non è una novità. Il suo arrivo sulle spiagge risale già ad alcuni decenni or sono. Sui litorali italiani lo si chiamava semplicemente tennis da spiaggia. Lo si giocava con dei racchettoni in plastica da 500 lire l’uno. Le palline, della stessa dimensione di quelle da tennis, potevano essere «hard» o «soft». Vabbè, questi termini li abbiamo anche in italiano: «dure» o «morbide». Di regola le prime venivano utilizzate sul bagnasciuga, le altre con le gambe immerse nel mare fino alle ginocchia. Non ho mai capito il perché, visto che le «hard» rischiano di fare del male a chi se ne sta tranquillamente spaparanzato sul lettino a leggere o a sonnecchiare, e se le vede improvvisamente arrivare in faccia o...
Storicamente, l’invenzione del Padel viene attribuita al messicano Enrique Corcuera. Nel 1969 voleva a tutti i costi un campo da tennis privato. Non essendo sufficiente lo spazio a sua disposizione, pensò di inventare questa versione mini del doppio, applicando delle regole molto simili a quelle del tennis. Le medesime ragioni spaziali hanno poi trasportato sulle spiagge questa disciplina tanto in voga in Argentina e Spagna. Non è un caso che queste due nazioni si siano spartite i tredici titoli mondiali finora assegnati.
Pare che l’estate 2021 abbia visto un proliferare di tornei, campionati, sfide, scommesse con tanto di pizza e birra in palio. Si tratta indiscutibilmente di una disciplina bruciacalorie. Se la brezza marina vi accarezza, senza neppure rendervene conto potrete giocare per delle ore, senza patire i raggi del sole che sferzano la vostra pelle. Anche con il Padel, abbronzatura garantita. Ovvio, farete concorrenza in discoteca agli adepti del Paddle. Una raccomandazione: calzate un cappellino, di giorno. Nessuno vieta che lo portiate anche la sera sulla pista da ballo. Dicono che faccia tendenza. Voto, sempre su scala da uno a sei: cinque.
Vorrei precisare che, per principio, sono contrario al sei. Ritengo che la perfezione non appartenga alla sfera umana. Potrei salire al cinque e mezzo se decidete di giocare su una spiaggia deserta della Normandia, o su quella di un’isola greca a scarsissima vocazione turistica. Se invece vi cimentate a due passi dal mio ombrellone, potrei anche rimandarvi a settembre.
Scherzi a parte, Paddle e Padel, al pari di tutte le altre attività da spiaggia, ci hanno ricordato che dopo un 2020 di paure, sacrifici e, per taluni, di sofferenza e di lutto, siamo tornati a considerare l’ipotesi di poter trascorrere le vacanze al mare, di abbandonarci alla contemplazione dello sciabordio delle onde, di concederci qualche delizia della tavola in più, e soprattutto di condividere momenti divertenti e spensierati con altri esseri umani. Ne avevamo bisogno.
In quest’ottica, potrei persino venire meno ai miei principi, e attribuire a entrambe le attività, e a tutte le altre che ci portano fuori dalla quotidianità, un bellissimo, sontuoso sei tondo tondo.