Essere o vivere? Basandosi su coppie di concetti opposti il nuovo, bel libro di François Jullien, ellenista e sinologo francese, esplora le differenze fra il «pensare secondo Occidente» e il «pensare secondo Oriente». Distanze che nascono dal concetto stesso di «essere», nella Grecia antica cristallizzato nell’attimo, nella Cina visto come «gittata» o durata. Se la cultura occidentale si polarizza sui concetti di scelta, di soggetto, di libertà, quella cinese, meno focalizzata sul singolo, parla invece di situazione, di propensione e di influenza. Essere o vivere di Jullien (Feltrinelli, 2016 ), quindi, vuole proporre una sorta di spaesamento culturale, per vedere cosa sta al di là della cortina delle nostre convinzioni. La lettura del libro può essere utile a chi voglia arricchirsi di nuovi paradigmi e chiavi di lettura per leggere la realtà.
Professor Jullien, dal suo libro si apprende che il funzionamento della democrazia in Europa è ispirato ai principi della guerra come è stata pensata nella Grecia antica. Che cosa si può imparare dalla filosofia cinese in questo senso? Come può aiutarci a migliorare il dibattito democratico, spesso molto acceso?
Se vogliamo migliorare la democrazia, non dobbiamo pensare alla Cina. La democrazia è una cosa squisitamente greca, benché non sia al riparo da limiti. Quello che ha contraddistinto il concetto di democrazia presso i Greci è stata la frontalità. Pensiamo alla guerra: ci si scontra falange contro falange, così come nella città greca si contrapponeva discorso a discorso. Il logos contro il logos. Il perno della democrazia greca è l’agorà, il forum. La Cina ha una tradizione politica autoritaria, a tratti totalitaria: da una parte c’è il principe, dall’altra il popolo. I cinesi non hanno mai pensato a un regime diverso dalla monarchia, all’interno del quale si può muovere un buon principe e un cattivo principe. Quello che possiamo chiederci, semmai – ed è quello che mi sono chiesto anch’io con questo libro – è se la frontalità è il solo modo di approcciarsi al dibattito pubblico.
In questo senso, che cosa raccontano i social network sulla nostra contemporaneità?
Personalmente la questione dei social mi porta a chiedermi, ancora una volta, se la frontalità funzioni ancora. Nell’antica Grecia si credeva che la verità nascesse non da un discorso univoco, ma dal confronto fra due discorsi opposti che dovevano scontrarsi. Ma oggi è ancora così? Anche a livello politico, quel che mi viene da pensare è che la frontalità non esista più, che sia una chimera. L’opposizione e i partiti al potere pensano la stessa cosa, quindi come è possibile perpetrare il modello greco? La frontalità come scontro fra discorsi che fa emergere la verità, oggi come oggi, è molto difficile da organizzare.
E che cosa pensa delle elezioni americane?
Quello che mi pare rilevante nel contesto delle elezioni americane è la demagogia, che è una vera e propria devianza rispetto alla democrazia. Di fronte al fenomeno Trump dobbiamo chiederci come sia possibile che la demagogia sia entrata in campo, visto che è una denaturazione della democrazia che va verso il declino. Questo è il destino che ci attende, in America come in Francia, in Italia come in Svizzera.
Il pensiero cinese può forse venire in nostro aiuto di più nella vita di tutti i giorni; per esempio, che cosa ci insegna attorno all’educazione? Con i nostri figli, è meglio usare le parole o il silenzio?
La Cina ha pensato all’educazione, così come alla politica, partendo dal concetto dell’influenza. Essa si concreta nel momento in cui si sceglie un contesto propizio per i propri figli, in modo che crescano influenzati appunto da buone amicizie. L’influenza avviene ovviamente a prescindere dalla volontà del soggetto; per questo non è un concetto molto quotato nella cultura greca antica, che punta tutto sul soggetto. Essere sotto l’influenza di qualcuno – e già la parola «sotto» è peggiorativa – ripugna al nostro ideale di libertà, che crede in un soggetto diviso dal resto e a sé stante, autonomo.
Come applicare il pensiero cinese alla coppia e ai suoi momenti di crisi?
Io mi concentrerei piuttosto sul concetto di risorsa. Il pensiero greco ha delle risorse e quello cinese ne ha altre, quello italiano ne ha altre ancora. Sono risorse da esplorare e da mettere in atto di volta in volta. La cultura cinese – che è lontana dal concetto di modello, presente invece in Grecia – si focalizza sul concetto di opposti e sull’armonia, che si basa sulla complementarietà fra gli stessi. Il tema dell’incontro in Cina è molto importante e l’incontro è comunicazione, non mescolanza. Mentre si entra in contatto con l’altro, ciascuno conserva la sua identità, altrimenti verrebbe a cadere la polarità. Il trucco consiste nel permettere all’altro di essere altro.