Byd (Build Your Dreams; costruisci i tuoi sogni), multinazionale asiatica tra i leader mondiali nella produzione di veicoli a nuova energia (Nev), ha raggiunto lo scorso 9 agosto un importante traguardo: «È un momento storico per Byd: il nostro 5milionesimo veicolo a nuova energia, una Denza N7, esce dalla linea di produzione», ha dichiarato Wang Chuanfu, presidente dell’azienda, in occasione della cerimonia tenutasi presso la sede globale di Byd.
Facciamo qualche passo indietro. Ma che casa costruttrice è Byd? Siamo certi che almeno in Europa dove è arrivata solo nel 2022 è ancora sconosciuta ai più. Byd nasce nel 1995 in Cina, ma opera in realtà nel Vecchio Continente già da diverso tempo con un impegno limitato però al settore del trasporto pubblico.
Dai primi anni 2000 vende bus elettrici grazie a una sede in Olanda e una fabbrica in Ungheria. Alla fine degli anni Novanta ha esordito con la produzione di batterie per telefoni cellulari crescendo rapidamente e catturando in dieci anni più della metà del mercato mondiale, diventando il più grande produttore cinese e tra i primi quattro al mondo di tutti i tipi di batterie ricaricabili.
E le automobili? La Casa di Shenzen ha diversificato il suo business con le quattroruote (ma non solo) e si è concentrata con successo essenzialmente sul mercato interno. Nel 2021 è arrivata a vendere in Cina 730mila vetture di cui circa 600mila elettriche o ibride. Nella prima metà del 2022 ha piazzato ben sei modelli nella top dieci dei modelli più venduti nella «Terra del Dragone». Oggi festeggia i 5 milioni di esemplari prodotti.
Se a Byd sono serviti 13 anni per produrre il primo milione di veicoli a nuova energia, le sono bastati 18 mesi in più per raggiungere i 3 milioni, e dopo soli altri 9 mesi ha centrato il risultato odierno.
Nei primi sette mesi del 2023 le vendite sono state pari a 1,5 milioni di unità di cui «solo» 92’479 unità vendute all’estero. Insomma, le sue auto piacciono e quindi c’è da aspettarsi che si diffonderanno anche da noi abbastanza rapidamente.
D’altra parte, dal 2010 Byd sta espandendo attivamente la propria presenza a livello globale, introducendo strategicamente autobus e taxi a nuova energia per l’elettrificazione del trasporto pubblico. Con un decennio di sforzi dedicati, le soluzioni Byd per il trasporto pubblico elettrico sono ora operative in oltre 400 città in più di 70 Paesi. Nel 2022 Byd ha investito oltre 20 miliardi di renminbi (valuta cinese equivalente a circa 2 miliardi e mezzo di franchi svizzeri) in ricerca e sviluppo, registrando un notevole aumento del 90,31% rispetto all’anno precedente.
A luglio 2023, grazie a un team affiatato di oltre 90mila professionisti del reparto Ricerca e sviluppo, Byd ha dimostrato la sua abilità innovativa depositando oltre 40mila brevetti su scala globale, di cui più di 28mila già approvati. Le risorse non le mancano di certo, basti pensare che la sua capitalizzazione nel 2022 è pari a 134 miliardi di dollari. Insomma, i numeri parlano e ci suggeriscono che l’invasione è alle porte. Inizialmente siamo stati testimoni di come i costruttori europei si siano mossi verso la Cina pensandola come terreno di facile conquista. Oggi va detto che l’Europa resta ancora un riferimento per quanto riguarda il settore del lusso, anche a quattroruote, ma negli altri settori da cacciatori siamo diventati facili prede.
Eppure, ormai trent’anni or sono, nel 1993, Opel assieme ad altri costruttori era coinvolta in un programma quadriennale di sperimentazione sull’isola tedesca di Rügen che divenne, se non proprio la «capitale dell’automobile elettrica», quantomeno un banco di prova fondamentale per il suo futuro sviluppo.
Si era partiti in tempo. Nella più grande isola della Germania, situata nel Mar Baltico di fronte alle coste del Meclemburgo-Pomerania Occidentale, Rügen, Opel portò una flotta di dieci prototipi Impuls III (terza generazione del progetto avviato nel 1990) a motore asincrono trifase che percorsero in totale più di 300mila chilometri.
Oggi Opel, come altri, è avviata alla transizione elettrica che passa dall’ibrido e ha in gamma diversi modelli. Facile trovarne uno che piaccia e molto. Eppure la sensazione davanti ai numeri di Byd è quella di aver perso un treno, di essere arrivati lunghi. L’ultimo «sogno» di Byd? Accelerare la transizione verso un futuro più verde contribuendo a raffreddare la Terra di 1°C. Almeno tra Europa e Cina gli obiettivi sono comuni per tutti. Pace è quasi fatta. O forse no…