Sperimentare il vivere quotidiano in un edificio storico amplifica la conoscenza del suo passato e l’attenzione verso questo tipo di bene culturale. Ecco perché l’iniziativa della Fondazione Vacanze in edifici storici, oltre a salvare oggetti di valore dall’abbandono conferendogli una nuova destinazione, svolge un importante ruolo di sensibilizzazione. In questa estate anomala, caratterizzata dalle vacanze legate al territorio, il Ticino offre una nuova possibilità di godere di questa esperienza. Nella lista della Fondazione, che nel nostro cantone conta da diversi anni due case d’epoca, si è aggiunta una nuova proposta: Casa Portico a Moghegno. L’abbiamo visitata con l’architetto Antonio Pisoni di Losone che ne ha curato il restauro conservativo grazie al quale ci si può immergere nell’atmosfera rurale di un nucleo pregiato e ancora vissuto, inserito per questi motivi nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere di importanza nazionale (ISOS).
Disabitata da una cinquantina d’anni e appartenente a una comunità ereditaria, la piccola casa in pietra, risalente al Settecento e all’Ottocento su preesistenze medievali, rischiava come molte altre proprietà di questo genere di non avere futuro. La Società Ticinese per l’Arte e la Natura (STAN), di cui l’architetto Pisoni è stato presidente per 25 anni fino all’anno scorso, ha portato questo oggetto all’attenzione della Fondazione Vacanze in edifici storici, alla quale è stato successivamente ceduto dai proprietari in diritto di superficie per 30 anni. La Fondazione ne ha curato il rinnovamento anche attraverso altri enti di utilità pubblica, in particolare l’Aiuto svizzero alla montagna.
Il restauro, come tiene a evidenziare Antonio Pisoni, non solo ha mantenuto le caratteristiche dell’abitazione, ma le ha valorizzate riducendo al minimo gli interventi volti a renderla confortevole secondo i parametri attuali. Dal cortile che garantisce l’accesso alla casa si nota subito il collegamento dei tre livelli tramite scale esterne. Una peculiarità conservata, così come l’apertura dei singoli locali – camera da letto, cucina e bagno al primo piano e soggiorno al secondo – sulle gallerie esterne evitando collegamenti interni. Va inoltre evidenziato come la ristrutturazione di Casa Portico abbia permesso di intervenire anche sul passaggio coperto che le dà il nome e attraverso il quale si raggiunge il cortile. «Le trattative con il Comune di Maggia – precisa la nostra guida – hanno portato al suo riconoscimento quale passaggio pubblico che sfocia in un’altra viuzza del nucleo».
Tempo e passione per l’indagine storica tradottasi anche in ricerca pratica di materiali originali (travi e assi di legno, maniglie, chiodi) hanno animato il lavoro dell’architetto Pisoni, iniziato nel 2018 con il rifacimento del tetto in piode. Il resto del rinnovamento è durato due anni e dalla primavera di quest’anno la casa è agibile per vacanze. Pure l’arredamento rispecchia la volontà di rendere partecipe chi soggiorna a Casa Portico della sua storia. Spiega l’architetto Pisoni: «Il letto matrimoniale è stato realizzato in legno della Vallemaggia, il grande lavello della cucina mantenuto, così come le porte e i pavimenti in legno, rinunciando in quest’ultimo caso a rendere uniforme il loro livello. Non è inoltre presente nessun impianto di riscaldamento, ma una stufa economica in cucina e una stufetta a legna in sala. L’antica dimora contadina, insieme casa d’abitazione e deposito, affascina oggi turisti svizzeri e stranieri. La custode ci informa infatti che le prenotazioni per quest’anno sono esaurite, mentre per il 2021 rimangono ancora libere alcune settimane.
Ciò dimostra come le operazioni della Fondazione Vacanze in edifici storici, sebbene impegnative da tutti i punti di vista, siano molto apprezzate. In Ticino ad inaugurare una lista che nei prossimi anni potrebbe essere ulteriormente allungata è stata Casa Döbeli a Russo, in valle Onsernone. In questo caso l’elegante dimora borghese costruita nei secoli XVII e XVIII appartiene alla STAN, alla quale è stata lasciata in eredità dal suo ultimo proprietario, il filosofo svizzero-tedesco Markus Döbeli. L’accordo fra la Fondazione Vacanze in edifici storici e la STAN, sezione ticinese della Fondazione Patrimonio svizzero, risale al 2009. Erano allora trascorsi quattro anni dall’istituzione della prima da parte di Patrimonio svizzero per sottolineare il suo centenario. A Casa Döbeli si è poi aggiunta Casa Regina, situata a Calonico e costruita nel 1684. Testimonianza dell’influenza dei Confederati nella regione, la grande casa leventinese è costruita in pietra e legno secondo una tecnica poco diffusa in Ticino.
Gli immobili scelti dalla Fondazione Vacanze in edifici storici rivestono tutti un interesse particolare legato alla storia e alla cultura del nostro Paese. Le tre strutture ricettive ticinesi rappresentano altrettante tipologie di case. La lista completa, che comprende una trentina di edifici, offre una grande diversità che spazia dalle fattorie tradizionali alle case borghesi, dalle testimonianze dell’industrializzazione a quelle dell’avvento del turismo fino a casi esemplari dell’architettura moderna. Li accomuna il loro ruolo essenziale nel contesto di località e paesaggi preservati. Raccontano storie e creano un’identità.
Kerstin Camenisch, direttrice della Fondazione, sottolinea l’importanza di questo aspetto, motivo per cui le case sono lasciate il più possibile allo stato originale, riducendo al minimo gli interventi di conservazione e rinnovamento. Anche questo particolare settore turistico registra quest’anno un aumento delle richieste probabilmente legato alle conseguenze della pandemia. Il tasso di occupazione delle case è comunque sempre molto buono. Kerstin Camenisch: «Abbiamo notato che diversi ospiti ripetono l’esperienza ogni anno, cambiando casa e regione. Questo favorisce la diffusione della cultura del costruito e una particolare sensibilità verso il patrimonio storico e culturale. Trascorrere una o più settimane in una di queste case è un’esperienza arricchente che permette di percepire attraverso tutti i sensi il vissuto che la caratterizzava quando era all’apice della sua funzione primaria. Solo provando si capisce cosa significa avere magari un po’ freddo perché non c’è il riscaldamento o dover uscire all’esterno per passare da un locale all’altro, come succede a Moghegno».
Anche se al momento questo tipo di esperienza è sfruttata soprattutto da svizzeri tedeschi e germanici, la situazione di incertezza riguardo ai viaggi all’estero che si è venuta a creare a causa del Coronavirus potrebbe far scoprire maggiormente anche ai residenti delle altre regioni svizzere, compresa la nostra, la possibilità di immergersi in un contesto storico e culturale di valore. L’attività della Fondazione vacanze in edifici storici allea due obiettivi meritevoli: preservare i monumenti storici e promuovere il turismo sostenibile.