E l’uomo creò il cane

Mondoanimale - Il migliore amico dell’uomo nel firmamento delle costellazioni cinesi di quest’anno
/ 12.02.2018
di Maria Grazia Buletti

Il nuovo anno cinese inizia il 16 febbraio 2018 e si concluderà il 4 febbraio 2019. Fino ad allora, sarà il Cane il re dell’anno. Undicesimo del ciclo di 12 anni dell’oroscopo cinese (ciascuno associato a un animale) il cane è in compagnia di topo, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo e maiale. Gli esperti affermano che, sotto l’egida del simbolo di quello che oramai definiamo il migliore amico dell’uomo, si preannuncia un anno di: «Apertura, tolleranza e innovazione, in un periodo che promette grandi cambiamenti estremamente positivi». 

L’uomo nato sotto il segno del Cane è descritto come: «Il migliore amico che si possa desiderare, onesto, credente e sincero. Offre valori reali in cambio di affezione. È un piacevole compagno dall’animo buono. Chi lo conosce lo ama, perché l’uomo del Cane abbaia in un modo da far apparire anche il più feroce morso qualcosa che non fa male. È perciò una persona che sa mettersi alla pari, crede nella giustizia e sostiene con entusiasmo nobili cause, portando pesanti croci contro atti ingiusti. Infine, ha un carattere che rispetta il codice d’onore, gli fa piacere aiutare le persone anziane ad attraversare la strada, l’olfatto gli permette di trovare tradimenti e frodi».

E lasciando agli esperti astrologi cinesi le analogie fra essere umano e segno zodiacale che lo rappresenta attraverso il cane, proviamo a descrivere le caratteristiche proprie dell’animale che possiamo così riassumere: un cane è tenace, prudente, fedele, costante, concreto e capace di compassione e di interazione interspecifica. Le due descrizioni sono affini, vanno a braccetto e descrivono realmente quello che è il rapporto dell’uomo con un animale che lo accompagna dalla notte dei tempi. Secondo parecchi esperti di etologia animale esso ha trasformato la storia stessa dell’umanità, nell’evoluzione di un rapporto tra due specie divenute complementari. 

«La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con un essere umano», ha scritto lo zoologo ed etologo austriaco Konrad Lorenz nel suo libro E l’uomo incontrò il cane. Saggio nel quale il premio Nobel per la medicina ripercorre l’evoluzione dell’incontro fra questo quadrupede e l’uomo al quale ancor oggi si accompagna devoto. 

L’attento lettore in questo libro troverà una descrizione approfondita dell’animale che più di ogni altro crediamo di conoscere e sul quale però tante cose abbiamo ancora da scoprire. Lorenz descrive le origini dell’incontro fra uomo e cane, quando il rapporto si giocava con gli antenati del cane: lo sciacallo e il lupo. Secondo l’autore, queste origini lasciano le loro tracce in tutte le complesse forme di intesa, obbedienza, odio, fedeltà, nevrosi che si sono stabilite nel corso della storia fra cane e padrone. 

Oggi, alla sua voce si associano altri studiosi, come lo zooantropologo Roberto Marchesini che nel suo libro di recente pubblicazione L’identità del cane, storia di un dialogo tra specie (Apeiron edizioni) ripercorre quello che egli stesso definisce «il carico relazionale» che intercorre fra uomo e cane. Marchesini ricorda l’immutato motore che avvicina l’animale cane a noi: «La sua realtà è di vivere pienamente la sua esistenza soprattutto se può condividere un’esperienza con l’uomo». Uomo che per contro, sostiene lo zooantropologo, «ha subito una forte trasformazione nell’accoglimento del lupo o del protocane». Come dire: il cane è rimasto tale, ma l’essere umano ha cambiato il suo atteggiamento nei suoi confronti, in una relazione che oggi non rispecchia più le sue origini. 

Marchesini sostiene che «affinché potesse verificarsi un processo di affiliazione è stata necessaria un’adozione, insieme all’instaurarsi di un rapporto parentale interspecifico». In poche parole, con l’evoluzione del suo rapporto con il cane, l’essere umano ha potuto sviluppare la propria attitudine a prendersi cura dei propri cuccioli e ha in qualche modo adottato l’animale. Certo, dalla relazione umana con i lupi fino alla nostra relazione con i cani del giorno d’oggi ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma se il cane ha mantenuto immutato il suo desiderio di condivisione, di stare insieme a noi umani, di sentirsi utile, condividere con noi le sue esperienze sentendosi parte del «gruppo – branco» umano, per noi uomini il rapporto è cambiato. Secondo Marchesini, in noi è cambiata la percezione del cane come animale collaborativo, lasciando il posto al cosiddetto animale da compagnia: «Un animale che vive con noi, nelle nostre case, a cui dedichiamo continue e spesso dispendiose attenzioni».

L’antropomorfizzazione è in agguato, anzi, oseremmo affermare: spesso assolutamente attuale. Essa va a colmare profonde lacune: un figlio che non c’è o che non si può avere, l’appartenenza a uno status symbol secondo la razza in voga nel momento e quant’altro. Ed ecco che, al di là di credenze astrologiche più o meno radicate e pertinenti, l’anno cinese del Cane ci permette di fermarci a riflettere su quello che oggi è il nostro bisogno di rapportarci al cane amico dell’uomo. E su come questa relazione è cambiata, almeno da parte nostra. Allora, una domanda sorge spontanea: potrebbe ancora cambiare in futuro? In che modo?