Casa Martini è stata acquistata dai coniugi e benefattori Luigina e Marzio Martini e ristrutturata a spese della Società di Mutuo Soccorso maschile di Locarno

Dove si può chiedere aiuto

Casa Martini – È aperto da un anno il centro di prima accoglienza per persone e famiglie in difficoltà voluto dalla Società di Mutuo Soccorso e gestito dalla Fondazione Francesco
/ 08.03.2021
di Sara Rossi Guidicelli

In Via Vallemaggia è aperta ormai da un anno la casa di accoglienza per dare un tetto, un pasto caldo e un po’ di ascolto a chi ne ha bisogno. A causa della pandemia si è dovuto ripensare a molte regole di funzionamento e soprattutto alle nuove e diverse necessità che si sono create. «C’è molto più bisogno di quanto pensavamo», spiega Fra Martino Dotta, che gestisce la casa tramite la Fondazione Francesco per l’aiuto sociale. «Soprattutto solitudine e perdita di lavoro. Figli, mariti, parenti buttati fuori di casa che si sono ritrovati per strada. Anziani che cercano un po’ di compagnia. E famiglie che non sanno dove trovare i soldi per la spesa».

Alla prima occhiata, colpisce la bellezza. «Questo per me è un segnale importante di rispetto per la persona. Anche se non hai da mangiare, non hai soldi, non hai un tetto, ti meriti comunque di stare in un posto curato, ben restaurato e decorato in modo artistico; anche se sei affetto da dipendenze in questa fase della tua vita, non è detto che tu debba accontentarti di qualsiasi cosa. Ecco perché offriamo un posto caldo e bello». La Casa Martini all’ora di pranzo è piena; pensata per i bisogni di chi vive nella regione o di chi è di passaggio, con la pandemia si è vista accogliere soprattutto gente del quartiere. Anziani, famiglie, persone singole messe in difficoltà dalla situazione sociale ed economica. C’è chi si siede al tavolo per consumare un pasto e chi lo porta via. Una ventina di porzioni al tavolo e altrettante da asporto; quasi le stesse cifre si verificano all’orario di cena, sette giorni su sette.

«Un secondo aspetto molto importante per noi è la professionalità di chi lavora qui», continua Fra Martino. «Il volontariato è una ricchezza immensa e ci aiuta in maniera preziosa, seppur per intanto limitata dalla pandemia. Abbiamo per contro attivato quattro posti di programmi di attività di pubblica utilità: al momento sono svolti da rifugiati, che si occupano di aiutare in cucina e nel fare le pulizie. Tuttavia, qui abbiamo bisogno anche di personale formato appositamente, perché non si tratta solo di cucinare, pulire e servire ai tavoli. Si tratta soprattutto di stare con le persone in un certo modo che possa essere per loro benefico». Nell’insieme, quindici sono i posti di lavoro generati da Casa Martini. Sette educatori, ai quali si aggiungono tre vegliatori notturni e il personale di cucina. Dopo mangiato infatti c’è un momento più informale in cui gli ospiti possono parlare, chiedere, farsi ascoltare. Non si tratta di una presa a carico, ma di un luogo dove stare, dove incontrarsi, dove essere ricevuti senza tante formalità, senza dover dare spiegazioni, senza ricevere giudizi. «Questa per me è la base per capire, come aiutare una persona», afferma Fra Martino. Ma come si fa a rimettere in sesto la vita di qualcuno, gli chiedo, perché so che a lui si possono fare queste domande difficili. E infatti la risposta arriva lieve, come una carezza. «Diciamo che è la sfida del nostro progetto: offrire un posto in cui si può chiedere aiuto. Se senti che sei rispettato e accolto, se senti che ricevi prima di tutto calore umano, attenzione, considerazione, allora cominci a pensare che puoi rimetterti in piedi. Ma sei tu che lo fai, se sei tu che sei a terra. Si lavora sulla relazione e sulla fiducia, che va conquistata. Qui nessuno ti obbliga a venire, né a “farti salvare”. Sei tu che lo chiedi e che attivamente ti impegni per capire di che cosa hai davvero bisogno. È una questione di motivazione, e la motivazione cresce dentro te stesso. Noi possiamo solo creare le migliori condizioni in cui far avvenire questa crescita. Ci vuole libertà, la libertà della persona. Ognuno ha la sua strada e, per poterla percorrere, ha bisogno di sentirsene responsabile».

Questa Casa è il generoso regalo rivolto alla popolazione che la Società di Mutuo Soccorso Maschile di Locarno ha fatto per i suoi 150 anni. È infatti stata fondata nel 1864 per via dei cambiamenti sociali in atto; con la Rivoluzione industriale, molte sono le Società laiche di mutuo soccorso sorte in tutta Europa, soprattutto per dare una mano a quei lavoratori proletari che in caso di incidente perdevano tutto, lavoro, stipendio, possibilità di mantenere la famiglia. Nel Novecento poi, la Società locarnese si è adattata ai nuovi bisogni. Fino all’ultimo grande investimento: Casa Martini, deciso grazie al sostegno politico del Municipio di Locarno, dopo attenta valutazione delle necessità con i Servizi sociali cittadini. Negli anni la Mutuo Soccorso aveva già realizzato delle case: per esempio nel 1964 la Colonia Vandoni, luogo di vacanza per ragazzi in Vallemaggia, o nel 1989 i 18 appartamenti a pigione moderata di Casa Margherita, situata tra il Lido e il Fevi. Casa Martini è stata acquistata dai coniugi Luigina e Marzio Martini, anch’essi benefattori, e ristrutturata a spese della Società di mutuo soccorso maschile di Locarno. Poi è stata affidata alla Fondazione Francesco diretta da Fra Martino Dotta. E proprio con lui, ovviamente, siamo qui a discutere di questo primo anno di vita di Casa Martini.

Nel febbraio del 2020 è stata inaugurata la Casa come posto di accoglienza e mensa per pranzo e cena. Ci sono anche docce, lavatrici e vestiti a disposizione e, quando una famiglia ha bisogno di cibo da portare a casa, le si prepara una borsa della spesa. Per cibo e beni di prima necessità si fa capo a privati o fornitori vari, a Tavolino Magico e alle cucine della Clinica Hildebrand di Brissago e della Clinica Moncucco di Lugano.

Poi da luglio si è aperto anche lo spazio notturno: otto stanze doppie vivibili solo di notte. «Durante il giorno non si può andare in camera», spiega Fra Martino. «Questo perché pensiamo che stimoli la persona a cercarsi un lavoro e una sistemazione diversa. Non vogliamo che si fermino, si siedano e si rassegnino». Ovviamente la Casa funge anche da punto di partenza per scoprire altri servizi a cui si ha diritto; anche per questo sono sempre presenti, giorno e notte persone con una formazione sociale specifica, tra cui una figura con il Diploma di assistenza sociale che aiuta a prendere contatto nei vari uffici, a sbrigare le pratiche burocratiche, a capire a chi rivolgersi nella propria situazione e così via.

«Abbiamo già avuto qualche bella storia qui dentro», sorride il frate cappuccino. «È arrivata qualche settimana fa una famiglia con un ragazzino di dodici anni. Abbiamo fatto in modo che fosse inserito subito a scuola. Ora la mamma ha trovato lavoro nel Malcantone. Nel frattempo, la famiglia si è stabilita a Ponte Tresa, dove ha trovato un appartamento». Oppure due ragazzi diciannovenni, che non potevano più stare con i rispettivi genitori. Li abbiamo aiutati a mettersi in contatto con i servizi sociali, per domandare assistenza. Da poco, hanno trovato un appartamento: l’uno sta per iniziare un apprendistato, l’altro ha un posto di lavoro.

Casa Martini sta trovando il suo equilibrio tra la garanzia di servizi di qualità e lo stare in piedi economicamente senza dipendere dall’aiuto dello Stato. Non riceve infatti sussidi pubblici – «per scelta nostra», precisa Fra Martino – se non quando la persona stessa, che usufruisce di un posto letto, è al beneficio di prestazioni sociali. Per quanto riguarda il cibo, ha già collaborazioni molto proficue anche con pasticcerie e negozi della zona. Numerosi i privati che sostengono Casa Martini «facendo la spesa» a suo favore. Il grosso delle donazioni serve in particolare a coprire i costi correnti e gli stipendi del personale. «Cerchiamo di farci conoscere e abbiamo ricevuto versamenti preziosi da privati, fondazioni, ditte, istituti bancari, club di servizio, parrocchie e così via. Posso dire che c’è stato un bel movimento di aiuto, anche se nel 2020 non si è potuto organizzare attività di promozione, mercatini, feste di beneficienza e così via. Speriamo che continui il sostegno, anche adesso che Natale è alle nostre spalle». Per quanto il Natale non si possa mai definire veramente alle spalle, almeno per chi ha fatto del dono la sua ragione di vita.