Di ratti e di topi

Mondoanimale - La ricerca scientifica scagiona il piccolo roditore e l’oroscopo cinese 2020 lo elegge
/ 24.02.2020
di Maria Grazia Buletti

L’oroscopo orientale è entrato ufficialmente nell’anno del Topo. È accaduto il 25 gennaio, data del Capodanno Cinese. Questa volta tutto si è svolto senza gli sfarzosi festeggiamenti, a causa del coronavirus che sta funestando la Cina e sta mettendo in allerta il resto dell’umanità. Coronavirus che parrebbe essere stato trasmesso da animale a uomo, proprio come la storia racconta a proposito della peste nera veicolata dai topi, morbo letale che contagiò e uccise 25 milioni di persone in tutta Europa (corrispondente all’epoca a più di un terzo della popolazione totale del Continente).

A proposito di topi, però, un recente studio pubblicato nel 2018 su «Proceedings of the National Academy of Science» rivela che l’epidemia del 1347 non fu trasmessa dai ratti agli uomini: la colpa potrebbe probabilmente essere invece imputata ai pidocchi umani. Il corrispondente da Londra Enrico Franceschini riporta su «La Repubblica» che le Università di Oslo e di Ferrara, capitanate dal professor Nils Stenseth, smentiscono quella versione dei fatti e scagionano i topi, affermando che «La causa della diffusione della “Black Death” (ndr: il cui nome deriva appunto dal Rattus Rattus o topo nero) non furono i roditori che vivono nella spazzatura delle nostre città, bensì l’uomo attraverso un contagio diretto avvenuto per mezzo di pulci e pidocchi. È improbabile che la peste si sarebbe diffusa così rapidamente se fosse stata trasmessa dai ratti e l’ipotesi più verosimile rimane la trasmissione umana, da persona a persona», afferma ai microfoni della BBC il professor Stenseth a conclusione della presentazione dei risultati della sua ricerca. 

Uno studio di grande valenza storica in quanto ha usato la moderna comprensione del morbo per stabilire cosa avvenne durante una delle più devastanti pandemie di tutti i tempi. «Comprendere il più possibile che cosa succede durante un’epidemia può aiutarci a ridurre la mortalità in futuro», osserva il professore norvegese. Un’affermazione profetica di circa un anno fa per rapporto alla situazione che oggi ci si trova a gestire con il coronavirus. 

Ma torniamo al topo e in particolare all’Anno del Topo che secondo le previsioni del maestro di Feng Shui Dong Vilin sarà un anno ricco e pieno di opportunità, con meno armi ma maggiori tensioni diplomatiche. «Le persone saranno più calme e più pacifiche che non irritabili; non ci sarà più grande violenza, tuttavia ci sarà un altro tipo di aggressività che non arriva dalla polvere da sparo, ma potrebbe riferirsi a guerre fredde o conflitti linguistici», ha spiegato il maestro. 

E per quel che riguarda il nostro topolino comune (Mus musculus), è un piccolo mammifero roditore della famiglia dei Muridi. Viene pure chiamato Topo domestico per differenziarlo da quello selvatico (Apodemus sylvaticus) e da quello campagnolo (Microtus arvalis). Il Topo domestico rappresenta la specie di gran lunga più diffusa del genere Mus e si può di fatto trovare comunemente in quasi tutti i paesi del mondo, spesso al fianco degli umani, che involontariamente (ma pure volontariamente come vedremo presto) gli procurano vitto e alloggio. 

Questo non succede sempre in armonia con i nostri topolini, perché essi possono arrecare danni anche ingenti alle colture e alle dispense di cibo, oltre che rendersi vettori di alcune malattie come ad esempio la leptospirosi. Eppure, quando chi scrive si è dato da fare per incontrare qualcuno che i topi li ama e li conosce, ne è risultata una valanga di testimonianze e qualche bella fotografia a ritrarre umano e topolino in un rapporto che nulla ha da invidiare ad altri animali domestici che condividono con l’essere umano le proprie vite. 

«Io non mordo e amo i ratti», esordisce scherzando Corrado che di cognome fa Mordasini (da qui la simpatica ironia) e fa però riferimento a una sua conoscente, Lorenza, dicendo: «Lei ha fatto dell’amore per il ratto una dedizione religiosa. Mai ho visto persone veicolare tanto amore verso degli animali». Poi, Corrado mette da parte l’ironia e conclude: «Scherzi a parte, pur mantenendo un distacco logico, Lorenza ha gestito i suoi e gli altrui ratti al meglio delle sue possibilità; premio Pulitzer per roditori!». Fra le tante testimonianze raccolte, parlando di topolini campagnoli Nanda Medici Tanzi racconta: «Io ti posso dire che sono ghiotti di mangime secco per cani: ne avevo uno arrivato a San Bernardino da casa con la sacca degli sci che era in garage. Agiva durante la notte e faceva scorte… ho anche le fotografie dei suoi bottini che abbiamo scoperto per la casa. E io che pensavo che il mio cane Teo mangiasse più del solito!».

Nicole Santi desidera incuriosire i profani e invita a consultare il sito web www.ratrescueitalia.com che potrebbe orientare correttamente i curiosi di questa specie. «Sono animali sociali, non andrebbero mai tenuti singolarmente!», conclude. Sara Biondi racconta di aver avuto «tutti i tipi di roditori» e afferma che secondo lei i migliori in assoluto sono i ratti domestici: «Ne avevo preso uno salvandolo da morte certa, perché essi sono destinati dall’uomo come cibo per serpenti. L’ho chiamata Gilda, era una femmina». 

Sara spiega che si era informata su di loro ed era molto incuriosita e motivata ad averne uno tutto suo. Racconta che a suo avviso i ratti sono intelligentissimi: «Ti riconoscono e interagiscono quasi come cagnolini, usano le zampe davanti come manine, sono affettuosi e amano stare a contatto (spesso mi dormiva dentro ai maglioni)». Sara non nasconde neppure la consapevolezza che i topi non a tutti piacciono: «A tanta gente fa schifo pensare di avere un ratto in casa, ma io lo ritengo solo un pregiudizio (portano malattie solamente se vengono dalle fogne) e, a differenza di criceti, gerbilli e altri piccoli roditori, il ratto ti dà molta più soddisfazione e affetto».

Conclude consigliando di adottarne uno: «Provare per credere! Se ora non avessi il gatto in casa, ne avrei preso nuovamente uno».