«Se c’era una cosa a cui guardare con entusiasmo in questo mese di novembre, per me era proprio la serata Miglior Sportivo Ticinese. Non tanto per i riconoscimenti che vengono attribuiti, ma perché è una serata che celebra lo sport, gli sportivi e chi per questo mondo fa tanto. E il 2020 ci doveva almeno questo, ma è andata diversamente… Un grande chapeau agli sportivi in gara nel concorso, e non. Ognuno di voi è un esempio da seguire, con la propria storia. Non vediamo tutto quello che succede, il lavoro giornaliero, i sacrifici, i sorrisi e le lacrime. Sono felice di essere parte di una comunità che non ha mollato anche quando ci si doveva fermare, dimostrando valore, coraggio e forza interiore». Questa è una parte del testo redatto dalla velocista Ajla Del Ponte sul suo profilo Instagram in occasione del suo terzo successo quale Miglior Sportivo Ticinese, a cui si aggiunge peraltro la recentissima nomina di Atleta Svizzera dell’Anno.
La serata di cerimonia in Ticino non si è tenuta, poiché quel giorno si era nel regime delle 5 persone in sala. Ma i premi, almeno virtualmente sono stati distribuiti e annunciati ai media, e al paese. È un paese virtuoso, il nostro cantone, in ambito sportivo. Su un fazzoletto di 2812 km quadrati (circa 8 volte più piccolo della Lombardia), in cui vivono 353mila persone (quasi 30 volte meno rispetto alla regione confinante), nelle varie discipline si stanno arrabattando, in pieno Covid, una decina di squadre di serie A. Alcune sono delle vere e proprie aziende, alle quali vanno aggiunte le altre importanti realtà. In fondo siamo quella che Francesco Chiesa, definiva «la repubblica dell’iperbole» (ancora pochi anni fa, si poteva permettere fino a sette quotidiani).
È più complicato sopravvivere, in questo periodo di inquietanti incertezze, in un contesto collettivo. Lo svolgimento dei campionati di hockey, calcio e pallacanestro, lo dimostrano. Bastano un paio di contagiati per porre in quarantena un’intera squadra, e mettere a rischio tutta la stagione. Rivolgo il mio pensiero a tutti coloro che, per scelta o per caso, sono invece confrontati con una disciplina individuale. Come Ajla Del Ponte, la giovane sprinter losonese che ha illuminato la scena mondiale lo scorso mese di agosto, dominando due tappe della Diamond League; come Filippo Colombo, frenato da una foratura, quando era probabilmente lanciato verso il podio nella prova regina agli europei di MTB; o Noè Ponti, che lo scorso finesettimana ha messo il suo sigillo sui Campionati nazionali di nuoto in vasca corta; e ancora come tutti gli altri giovanissimi atleti inseriti nel progetto olimpico patrocinato dall’Associazione Aiuto Sport Ticino, e sostenuto da AIL.
Si tratta di nove ragazzi e ragazze che hanno le credenziali per inseguire il sogno olimpico. Vuoi perché, come è il caso di Ajla Del Ponte e Noè Ponti, i loro valori sono vicinissimi ai limiti di partecipazione posti dalle rispettive federazioni. Vuoi perché dispongono del potenziale per raggiungere l’obiettivo. L’aveva senza dubbio Ilaria Käslin, la ginnasta di Sagno, che poche settimane fa si è chiamata fuori, immagino per sfinimento, dopo aver comunque vissuto la gioia di numerose partecipazioni di qualità a Mondiali ed Europei. L’hanno tutt’ora il biker Filippo Colombo, oramai costantemente vicino all’élite mondiale; l’atleta Emma Piffaretti, la vogatrice Olivia Negrinotti, il triatleta Sasha Caterina, il pugile Tiago Pugno, e lo spadista Elia Dagani.
Questi giovani hanno dalla loro una carta importante, quasi un asso. Possono anche allenarsi da soli, o in un contesto che prevede pochissime persone attorno. Quindi nel pieno rispetto delle norme anti pandemia. Eh già, sembra facile! Provate voi ad alzarvi ogni mattina alle cinque, per essere in piscina alle sei. Oppure a sciropparvi sette-otto ore di lezione, uscire di corsa, prendere bus, bici o motorino per essere alle cinque allo stadio, in pedana, al centro remiero, oppure in sella alla bici con un centinaio di chilometri che vi attendono. Il tutto rigorosamente da soli. Senza un compagno con cui scambiare due parole.
In fondo è ciò che scrive, Ajla Del Ponte nella citazione introduttiva. Ha 24 anni, e dimostra una grande maturità. Ha ragione. Spesso siamo portati a mettere in evidenza gli aspetti deleteri del pianeta sport. Ce ne sono, perbacco. Le pulizie di Pasqua andrebbero fatte anche a Natale e a Carnevale, mettendo alla porta allenatori incompetenti, violenti, poco empatici, e dirigenti fanfaroni che mirano esclusivamente alla celebrazione di loro stessi. Ma, come dicono a Roma, «quanno ce vo’, ce vo’», quindi, come dice il Vangelo, «diamo a Cesare ciò che è di Cesare».
Ci sono numerosi giovani che meritano di essere sostenuti, aiutati, compresi, valorizzati. Sia quelli di punta, che abbiamo citato, e che continuano a lavorare duramente, anche se i Giochi Olimpici di Tokyo 2021 sono tutt’altro che una realtà. Sia le migliaia di ragazzi e ragazze che frequentano regolarmente campi, campetti, piscine, palestre, boschi e altri luoghi in cui regalare benessere al proprio organismo, forgiare spirito e carattere, tentando di raggiungere obiettivi importanti, anche se modesti, alimentare relazioni di amicizia e di rispetto.