Transitando da Lodrino, sia sulla cantonale verso Osogna, sia verso nord, ma anche percorrendo le vie del paese, è facile imbattersi in diversi dentoni in cemento armato, approssimativamente a forma di «V» rovesciata e di diverse tipologie: alti, bassi, dritti, obliqui,... Sono veramente tanti, a stima almeno un migliaio, e sbucano dal terreno formando una fascia che si sviluppa dal fiume Ticino per poi piegare in altri lunghi segmenti rettilinei fino alle pareti ad ovest della montagna, distribuiti su una larghezza di una decina di metri.
Li incontriamo in campagna e poi tra le case, i prati, i campi o gli orti di Lodrino, dove sono ormai parte integrante del paesaggio. Si tratta di costruzioni a difesa del territorio che l’esercito elvetico fece costruire tra il 1939 e il 1942 in un punto strategico. Il segmento di difesa denominato linea LONA (dalle prime e ultime lettere di Lodrino e Osogna), fu di fatto eretto per assicurare una posizione da cui si potesse contrattaccare il nemico e ostacolarne il passaggio in direzione della Leventina.
La scelta del luogo non fu casuale, dato che qui la Riviera ha un fondovalle molto stretto di circa 1’300 metri, con inoltre dei fianchi della montagna assai scoscesi. In aggiunta c’è anche l’ampia ansa del fiume Ticino a nord-est di Lodrino che restringe notevolmente la percorribilità della vallata. Questa particolarità orografica, con l’ostacolo del fiume da sempre un elemento difficile da varcare per una truppa militare, congiuntamente alle ripide pareti di roccia, resero la linea LONA un manufatto strategico che doveva rallentare e poi fermare i carri armati, mettendoli sotto il tiro delle armi dei 23 fortini circostanti e parte del dispositivo di difesa.
Accanto allo sbarramento anticarro ci sono infatti anche i numerosi bunker o fortini che permettevano di arrestare l’avanzamento delle truppe nemiche da meridione verso i valichi alpini, ma che fortunatamente non furono mai utilizzati a scopi bellici. Per la difesa dello spazio aereo, nel 1940 fu anche costruito il campo di aviazione militare di Lodrino. Al contrario di altre nazioni europee, la conclusione del secondo conflitto mondiale non segnò la fine delle costruzioni e la linea fu regolarmente modernizzata in adeguamento con il concetto di neutralità armata della Confederazione. Un rinforzo notevole fu fatto nei numerosi ricoveri prefabbricati denominati «fortini sferici» edificati negli anni ’50-60 nella zona di Iragna. Solo con il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, durante la quale rimase operativa, la fortificazione fu posta «a riposo» nel 1995.
Oggi questa linea di difesa, disfatta e interrotta solo in alcuni tratti con la costruzione dell’autostrada, di strade o di altre infrastrutture, è stata rivalorizzata in chiave turistica e culturale, anche a memoria dei militi che hanno prestato servizio e della popolazione della Riviera che ha vissuto la sua costruzione. I lunghi segmenti esistenti della linea LONA, congiuntamente al forte Mondascia e alle altre opere, rientrano in un percorso didattico allestito dall’Associazione ForTi (il n°8, linea LONA) che si sviluppa lungo un sentiero di montagna per una lunghezza complessiva di circa 12 km e un dislivello di 627 m. L’anello in circuito Lodrino-Citto-Iragna-Mairano-Lodrino, è uno dei tragitti pedestri ideati dal progetto ForTi e, oltre allo sbarramento anticarro, sono d’interesse i fortini di «Vergio», costruiti sotto roccia quale spalla occidentale dello sbarramento, il fortino di Mairano, il fortino sotto roccia «Chiesa» e il fortino «Bunker Grande», unico rimasto di tre opere identiche.
Il progetto ForTi include altri dieci percorsi per un totale di sessantanove fortificazioni e circa centocinquanta chilometri disegnati sui sentieri esistenti del nostro territorio.Se i vari «dentoni», anche chiamati «denti di drago», rappresentano la parte più visibile ed emergente delle strutture di fortificazione nella zona di Lodrino e Osogna, il forte Mondascia è l’opera difensiva più importante della linea LONA. Fu costruito all’inizio della seconda guerra mondiale ed era accompagnato sia da artiglierie in caverna all’interno dei fianchi montuosi, sia da bunker sotterranei. L’impianto militare, migliorato nei decenni successivi, è stato in seguito posto sotto protezione per la sua importanza storica, architettonica e militare e oggi ospita il Museo militare di Forte Mondascia che festeggia quest’anno il suo 20° anniversario. Una visita al Forte, dopo una passeggiata lungo la linea LONA, permette di ricordare o immaginare un periodo bellico che ha toccato, seppur marginalmente, anche il Ticino.
Nel museo, allestito all’interno del forte, si possono vedere, oltre alle armi, anche una rappresentazione di quella che era la vita del milite, con i dormitori, le cucine, i mezzi di trasmissione, i veicoli e tutti gli oggetti di uso quotidiano all’interno delle fortificazioni. Il Forte Mondascia è gestito da ForTi, associazione frutto di un progetto transfrontaliero che si occupa pure delle visite guidate, di escursioni culturali, raduni, conferenze storiche, esposizioni a tema e della custodia di questo patrimonio militare. Quest’anno, per festeggiare il ventesimo compleanno, propone una serie di avvenimenti, tra cui la due-giorni «Historica» che si terrà il 29 e il 30 giugno e, il 24 e 25 agosto, l’evento «Il Forte che vive», durante il quale il presidente di ForTi, Osvaldo Grossi, aprirà le porte a una trentina di veicoli storici. Oltre che in queste occasioni, il museo è aperto su prenotazione per gruppi di almeno di 15 persone.