Dalla strada alle urne

Giovani – Impegnati nell’attivismo e disinteressati alla politica? Il rapporto dei giovani svizzeri con la politica è più complesso, come conferma l’analisi del Monitor politico di easyvote
/ 21.11.2022
di Valentina Grignoli

Tendenza all’attivismo per le strade su ispirazione dei movimenti internazionali ma al contempo disinteresse per l’amministrazione locale: questa sembrerebbe la cartina di tornasole che rispecchia il comportamento dei giovani rispetto alla politica negli ultimi anni. Ma che cosa sappiamo veramente di come, quando e quanto votano i ragazzi? Quali sono i temi caldi per loro, e come si informano rispetto ai movimenti che li circondano? Lo abbiamo chiesto a Alice Zolliger, capa del team relazioni clienti di easyvote, un progetto che dal 2012 si pone come obiettivo principale l’aumento della partecipazione politica dei giovani in Svizzera. «Innanzitutto noi ci basiamo su due assunti fondamentali: rendere più accessibili le informazioni e rimanere assolutamente neutrali. Uno dei problemi fondamentali, infatti, è il linguaggio complicato dei documenti ufficiali che arrivano nelle famiglie, per questo la partecipazione era calata negli anni. Quando il parlamento dei giovani di Köniz, vicino a Berna, se ne è reso conto è nato easyvote, inizialmente come una piattaforma online e ora come progetto nazionale».

Innanzitutto, cosa si intende con «giovani»? «Il nostro target è la Generazione Z (Gen Z), i ragazzi dai 18 ai 25 anni. Ci siamo accorti che negli ultimi anni ci sono stati molti movimenti giovanili interessati a temi internazionali come black live matters (movimento attivista internazionale, originatosi all’interno della comunità afroamericana e impegnato nella lotta contro il razzismo, salito alla ribalta dal caso George Floyd ucciso da un agente di polizia in Minnesota nel 2020). Ma anche l’emergenza climatica e l’uguaglianza dei diritti tra uomo e donna. Per questi temi i giovani hanno portato la loro voce nelle strade. Noi non ci occupiamo direttamente di attivismo, ma è una forma che abbiamo ripreso negli studi degli ultimi anni perché fa parte della politica». Mi parla di studi, di cosa si tratta? «È il nostro Monitor politico, uno studio a cadenza annuale basato su questionari sottoposti ai ragazzi. Così capiamo cosa li muove, cosa li preoccupa: spesso si tratta di temi che li toccano direttamente. Li pubblichiamo da sei anni, ogni volta con un tema specifico, quest’anno ci siamo interrogati proprio sulla dicotomia attivismo e disinteresse che caratterizza la Gen Z».

Uno studio fresco fresco di stampa, perché presentato alla conferenza annuale di easyvote il 16 novembre scorso. Secondo i dati, una nuova tendenza viene però a delinearsi: l’attivismo da parte dei giovani è in diminuzione (lo studio completo è consultabile sul sito: https://www.easyvote.ch/it/f/informazioni/ricerche).

«Per quanto riguarda i temi, come sempre è più forte la politica internazionale – commenta Alice Zolliger, dati alla mano – clima in primis e a seguire le tematiche precedentemente citate. Anche l’uguaglianza uomo donna prende piede e motiva maggiormente le persone a impegnarsi politicamente. Ma il risultato più importante è che i temi che interessano maggiormente i ragazzi sono quelli che si trovano di meno nell’attualità della politica». E che paradossalmente sono più vicini alla nostra realtà: «la previdenza sociale per la vecchiaia, la disoccupazione, la sicurezza sono all’ultimo posto! Siamo su due piani completamente diversi rispetto a quello che succede in parlamento e quello che interessa i giovani». Lo studio sottolinea anche un interesse in diminuzione per il Coronavirus e l’aumento d’ingaggio dei ragazzi per il matrimonio per tutti e le tematiche LGBTQIA+.

Ma cosa fanno i giovani e come si vorrebbero impegnare? «Oggi come oggi sono in aumento i ragazzi che partecipano, ma in maniera parziale. Quindi spesso solo tramite le votazioni e meno attraverso movimenti giovanili. L’aumento è dovuto alle ragazze, che da quest’anno sembrano coinvolte in maniera più importante». E come vedono la loro partecipazione futura? In diminuzione: oggi sì, domani ci interesserà meno. «Un risultato curioso riguarda la Svizzera italiana, che si distanzia di molto dal resto del paese: qui infatti i ragazzi sembrano avere meno tendenza a voler esprimere pubblicamente la propria opinione».

Anche attraverso l’attivismo? «Sono sempre meno i giovani che pensano che questi movimenti possano portare dei cambiamenti, che debbano essere ascoltati maggiormente dalla politica, e che rappresentino dei buoni metodi alternativi. Sempre più giovani dicono invece: perché partecipare ai movimenti quando viviamo in un paese come la Svizzera, dove esistono possibilità concrete come le iniziative?».
Via dai movimenti di strada quindi e sì a una partecipazione più convenzionale.

Per costruirsi una coscienza politica, informarsi è essenziale, e i ragazzi lo stanno facendo sempre di più. «Quasi due terzi dei giovani dichiara di informarsi riguardo temi politici almeno una volta alla settimana, anche se non sappiamo attraverso quali mezzi, ma la tendenza è in aumento rispetto agli anni precedenti». Sappiamo invece chi sono gli attori motivanti per la costruzione di un pensiero politico e la conseguente voglia di partecipare: «Prima di tutto i genitori, la famiglia in generale, poi gli amici e in terzo luogo gli insegnanti».