Sessant’anni e sentirli. In primis perché sono tanti, memoria di molte battaglie fatte, memoria di conquiste sudate in tempi diversi e ben più ostili in cui le donne si sono rimboccate le maniche per conquistare i loro diritti. Più di mezzo secolo da festeggiare non soltanto in onore della storia già scritta ma in virtù di quella ancora da scrivere. Non bastano, infatti, le singole vittorie a determinare la parità tra i sessi, occorre un impegno puntuale e costante affinché determinati principi si traducano nel concreto della vita quotidiana. Se oggi in Svizzera, in particolare in Ticino, la parità tra uomini e donne fosse un dato di fatto assodato, temi come la conciliabilità, il congedo paternità, il congedo parentale, la disparità salariale, le quote rose nei cda e la sottorappresentazione delle donne in politica e nei media, non sarebbero più all’ordine del giorno. Ma lo sono, eccome se lo sono. E proprio da qui, da questa consapevolezza, abbiamo l’obbligo di partire per ricordare il percorso iniziato il 28 aprile del 1957 dalle donne fondatrici della Federazione Ticinese delle Società Femminili.
Il lavoro sul nostro territorio di un’associazione mantello come FAFT Plus (Federazione associazioni femminili ticinesi) con la partecipazione e l’impegno di tutte le associate, è oggi indispensabile e irrinunciabile e va, non solo, festeggiato, come avverrà il 30 settembre ma soprattutto appoggiato nei consessi precipui. Noi, in attesa che tutto ciò avvenga, in una lunga chiacchierata con Chiara-Simoneschi Cortesi (Presidente e già membra del comitato dal 1992 al 1998), Marialuisa Parodi (Vicepresidente) e Renata-Raggi Scala (Presidente onoraria già Presidente nel 1998), cuore e mente insieme a tutto il comitato (Natalia Ferrara, Davina Fitas, Vanessa Ghielmetti, Amalia Mirante, Adriana Rusconi e Isabella Visetti), ci siamo fatti raccontare verso quali orizzonti e in quali acque naviga FAFT Plus (faftplus.ch).
«Ci troviamo in un momento in cui la società evolve più velocemente della politica che è in netto ritardo nell’elaborazione di risposte adeguate alle nuove esigenze della società». La società corre, evolve, ci racconta Marialuisa Parodi, nel mondo ma anche in Svizzera, dove vi è una grande necessità di supporti e di sostegno per arrivare a quel modello ideale di suddivisione dei ruoli che dalla politica non è ancora stato compreso. «Una recente pubblicazione dell’Ufficio di statitistica rivela che il modello preferito idealmente dalle famiglie, specialmente con bimbi piccoli e nel caso in cui la mamma e il papà hanno una formazione superiore, è quello del lavoro part time per entrambi i genitori». Peccato che nella realtà abbiamo un serio problema di conciliazione dei tempi e dei ruoli della vita famigliare e lavorativa. Fa ben sperare che oggi a portare avanti una battaglia di socialità e di civiltà sono sia donne che uomini. «Proprio per questo nello statuto abbiamo modificato il nome FAFT in FAFT Plus per esprimere l’idea e la volontà di essere un’associazione mantello non solo di associazioni femminili ma anche di associazioni di altro genere, enti o persone che hanno a cuore questo tema. Modificando lo statuto abbiamo deciso di aprire alla presenza maschile anche il comitato perché, come molte aziende ci dimostrano, i gruppi misti lavorano meglio».
Dunque la politica deve innestare una marcia in più, per questo FAFT Plus ha preso sotto la sua ala il progetto FORUM 54 Donne elettrici promosso nel 2015, prima delle ultime elezioni cantonali. Si tratta di un lavoro svolto con tutte le associazioni femminili, volto a promuovere processi di riflessione e di dialogo attorno a tutti gli aspetti della nostra vita con lo scopo di dare forma a nuovi spazi di cittadinanza attiva e approcciare il discorso delle candidature e dell’aumento delle presenze femminili. E, se da un lato la politica è in ritardo, dall’altro fa anche dei passi indietro. Ne è un chiaro esempio la decisione dell’onorevole Berset e dell’UFU di non concedere più i finanziamenti che nel rispetto dell’Art. 15 della Legge federale sulla parità dei sessi venivano erogati da 20 anni ai consultori giuridici. In Ticino, oltre a quello della FAFT, c’è il consultorio Sportello Donna dell’Associazione Dialogare Incontri. «Dobbiamo fare i conti con questa decisione – dice Chiara Simoneschi-Cortesi – presa tra l’altro all’improvviso, senza interpellare il Parlamento, sulla base del fatto che sono cambiate le priorità nel concedere i finanziamenti. Non ritengono più efficienti le consultazioni individuali, a loro avviso se ne occupano già altri enti. Devono dimostrarlo, noi intanto abbiamo fatto ricorso al tribunale federale di San Gallo». Nel 2015 più di 3200 donne sono state aiutate dai consultori giuridici in tutta la Svizzera, più di 600 donne solo in Ticino (www.donnalavoro.ch) «la maggior parte di questi casi riguardano donne che hanno subito un trattamento che viola la legge sulla parità e tutte le norme che riguardano il principio della tutela della maternità e della coerenza tra lavoro e salario. Quello che riguarda la maternità è il dato più preoccupante, sembrava ormai un fatto acquisito che la maternità non fosse una questione privata ma sociale – dice Marialuisa Parodi – e la decisione sui consultori indica una scarsa vicinanza al territorio e alla società».
Altra spia del ritardo della Svizzera nelle politiche famigliari, è il congedo paternità. FAFT Plus promuove e appoggia l’iniziativa popolare che chiede 20 giorni di congedo paternità ripartiti con la massima flessibilità «la legge sul congedo paternità deve passare», dice con il suo fervore pasionario Chiara Simoneschi-Cortesi, prima donna a ricoprire la carica di Presidente al Consiglio nazionale, che ricorda «il passo successivo sarà introdurre il congedo parentale. Ho avuto la fortuna di partecipare a un Consiglio d’Europa dove ho incontrato il ministro svedese delle politiche famigliari. Mi disse: “devo introdurre delle quote perché gli uomini non prendono il congedo parentale, noi invece lo abbiamo creato appositamente per migliorare la suddivisione dei compiti”. Metteva delle quote e quell’anno almeno il 30% doveva essere dei papà. Era il 1998».
Ma non è solo la politica ad essere in ritardo e a non saper interpretare le urgenze e le richieste della società in fatto di parità, anche i media hanno una grande responsabilità. Per questo motivo FAFT Plus ha iniziato una collaborazione con la direzione della RSI. Come e quanto le donne appaiono nei media è fondamentale, non solo per migliorare la situazione di oggi, ma anche quella del futuro. Alle bambine bisogna fornire modelli reali che non portano, ad esempio, alla stereotipizzazione delle formazioni. Inoltre i dati parlano chiaro: seppur sono più brave le donne a laurearsi, la loro presenza nei cda e nei consessi di potere continua ad essere numericamente poco rilevante. «Il nodo è quello della conciliazione, se non cambia la convinzione culturale su chi debba fare cosa all’interno della famiglia o sulla possibilità di scegliere quale ruolo ricoprire in maniera libera, saranno sempre le donne a rinunciare», dice Marialuisa Parodi.
I festeggiamenti di FAFT Plus si avvicinano, Chiara Simoneschi-Cortesi lascerà dopo due anni di presidenza: «sono molto soddisfatta del lavoro svolto. L’importante è avere un approccio serio, argomentare partendo da basi solide e scientifiche, inoppugnabili. Ed è proprio questo tipo di approccio che manca nelle giovani generazioni, questa consapevolezza che il sapere sulla parità e sulle pari opportunità è un sapere specifico con la sua storia, le sue definizioni e il suo linguaggio».
Candidata alla successione della Presidenza di FAFT Plus è Marialuisa Parodi che sul futuro ha le idee chiare: «se sarò eletta punterò sul dialogo con le istituzioni di diversa natura affinché ogni tematica importante per la parità tra uomini e donne possa essere compresa e trovare il giusto consenso». La prima Presidente della Federazione si chiamava proprio Maria Luisa (Albrizzi), una donna che ha lottato per il diritto di voto alle donne ed è stata in carica con successo per 15 anni. Un nome di buon auspicio, dunque, per raccogliere il testimone e volare verso una società moderna inclusiva e paritaria in onore delle pioniere che più di mezzo secolo fa hanno aperto la strada.