Dal (t)rap alla lirica (e viceversa)

Il caffè delle mamme – Far appassionare i giovani all’opera: la sfida didattica della pianista Cristina Bersanelli
/ 31.08.2020
di Simona Ravizza

«Ormai lo sappiamo: il genere musicale più vicino ai figli adolescenti, oggi molto di moda e che piace a tutti, è il (t)rap. Quello che spesso sfugge è che ci sono molte similitudini con la musica lirica del passato. Come il melodramma, anche il rap usa testi in rima, fa i conti con la rabbia e la voglia di denuncia, affronta temi forti nella vita delle persone come l’amore, la gelosia, il tradimento, il bullismo, il rapporto genitori-figli. I rapper parlano di emozioni, tragedie e dolori e, come Giuseppe Verdi nel Rigoletto, denunciano ingiustizie sociali miscelando parole, ritmo e musica. La passione per l’uno possiamo sfruttarla per appassionarli all’altro». È la convinzione della pianista Cristina Bersanelli, 46 anni, esperta di didattica e di opera lirica, considerata una vera autorità nella divulgazione musicale ai giovanissimi (nel 2017 ha vinto il prestigioso Premio Abbiati Siebaneck della critica musicale italiana e il Premio Internazionale Luigi Illica per l’innovazione culturale). Bersanelli è ospite de Il Caffè delle mamme in quanto insegnante di pianoforte di alcune delle nostre figlie e, come da tradizione, ne approfittiamo per discutere degli ultimi suoi libri: Rigoletto a scuola, dalla lirica al rap, scritto con un’altra musicista, Paola Bertassi (ed. Curci, 2018) e Giuseppe Verdi, il cigno di Busseto (ed. Teatro Regio di Parma, maggio 2020). Entrambi sono in vendita anche online. L’obiettivo, trarre nuovi spunti utili per l’educazione musicale dei bambini, ma anche – e soprattutto – riflettere sulle innumerevoli possibilità di contaminazione tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti.

L’abbiamo ripetuto più volte: conoscere la musica che ascoltano su Youtube con le cuffiette perennemente infilate nelle orecchie, le serie tv che guardano su Netflix o Amazon Video nell’epoca all you can watch, persino le influencer che seguono su Instagram, ebbene tutto ciò è utile per capire il loro mondo (senza giudicarlo). Possiamo però, di tanto in tanto, anche portarli in mondi artistici e culturali a loro sconosciuti. Per aprirli a nuovi orizzonti. E partire dal rap, per esempio, per far loro apprezzare l’opera lirica. La parola d’ordine è contaminazione.

Verdi in versione rap. La sfida di Bersanelli, ideatrice anche del Concorso Verdi Rap che si svolge al Teatro Regio di Parma dal 2017, è invitare i giovanissimi a raccontare a loro modo i melodrammi del musicista ottocentesco. I due mondi sono solo apparentemente lontani: pure il rap insegna la metrica e la sensibilità per i temi sociali e attuali. Così la Traviata diventa Pagami Alfredo del rapper Otis from Rigor Monkeez. È la storia della giovane cortigiana parigina Violetta Valéry, che per amore di Alfredo decide di abbandonare i lussi e le trasgressioni di Parigi e di trasferirsi in campagna per poi essere costretta dal padre di lui, Germont, a interrompere la convivenza e fingere di rivolere la vita di sfarzi precedente: Violetta, malata di tisi, è ormai in fin di vita quando Alfredo, venuto a sapere la verità, va a chiederle perdono per averla offesa pubblicamente nella convinzione di essere stato abbandonato. Al ritmo rap di Otis «Violetta è bella la pelle perla bianca e stanca / E sta con uno di cui conta solo il conto in banca / Rampollo ennesimo stampino della serie / Dice tutto è follia nel mondo ciò che non è piacere / Il fiore dell’amore nasce e muore, come le droghe / Realizzi cosa ti è successo solo all’Hangover / Alfredo non ha paura di far Game Over…»

La gelosia di Otello, fiero condottiero militare della Repubblica di Venezia, per l’amata Desdemona, che, a causa delle insinuazioni di Iago, viene sospettata di avere una relazione con Cassio in un vortice di fraintendimenti e incomprensioni preludio all’omicidio-suicidio finale, diventa E che gelo sia di Kabo: «Amore e violenza si sono mescolati / Dentro un litro di amarezza da mandare giù / La tenerezza che ci univa ci ha dimenticati / Nella trama di una storia che non vale più».

E «la mia vita è una storia di vendetta», canta Kd One in Suona il mio piano nella testa che s’ispira al Rigoletto, gobbo buffone di corte, la cui figlia, Gilda, viene sedotta dal duca di Mantova, libertino e donnaiolo. Rigoletto giura di vendicarne l’onta. Ingaggia quindi un sicario, Sparafucile. Ma all’ultimo momento Gilda, ancora innamorata del duca, si sostituisce a lui e cade pugnalata in sua vece.

A Il Caffè delle mamme l’abbiamo già sottolineato: i tormentoni delle canzoni (t)rap sono le droghe e la vita sgomitata, l’avercela fatta da soli e il riscatto, il sentirsi fighi, i tanti soldi, la guida di auto di lusso, lo sballo. La borsa è la Chanel, ai piedi c’è Dior, la barca è a Saint-Tropez. Ma dalle canzoni emerge anche la necessità di rimanere se stessi nonostante il successo e di mantenere rapporti sinceri con gli amici con cui si è cresciuti. Adesso Bersanelli non solo ci aiuta a vedere nuove sfaccettature della musica che ascoltano i nostri figli, ma ci insegna anche come poterli contaminare: «Possiamo attraversare i due generi musicali – dice –. Lirica e rap possono andare a braccetto. Con, solo per citare il Rigoletto, gli amori contrastati, il bullismo dei cortigiani, la vita libertina del duca, la diversità fisica del buffone, il rapporto tra il padre e la figlia Gilda. Persino con la notte horror del rapimento della giovane». Osserva Otis: «Dicono che i rapper non sono melodici. Dicono che i rapper sparano parole a caso. E non si capisce gran parte di quello che rappano. Ma qui io vorrei sfatare questo mito».

Dopotutto, ogni musica ha il suo tempo, ma è sempre tempo di musica. E quel che conta è appassionarsi e appassionare. In nome dell’educazione musicale. Con nuovi spunti che possono essere raccolti dai genitori, ma anche dalle scuole.