Sicurezza pubblica e visione sociale sono i pilastri di un intervento a favore degli anziani soli che la Città di Mendrisio ha avviato da pioniere trent’anni orsono. Un servizio il cui perno è la relazione umana che si instaura fra donne e uomini di oltre 70 anni residenti soli al proprio domicilio e l’agente di polizia che mensilmente li va a trovare. Con il sergente Fiorenzo Rizzi, da oltre dieci anni impegnato in questo compito, e Sonia Zanetti, assunta nel 2000 quale prima operatrice sociale e oggi responsabile dell’Area anziani dell’Ufficio antenna sociale, ripercorriamo la loro lunga esperienza a favore delle persone anziane di Mendrisio, alle quali la prossima primavera sarà dedicata anche una mostra fotografica itinerante. L’iniziativa, promossa l’anno scorso per sottolineare i 30 anni del Servizio Anziani Soli (SAS), è stata rinviata a causa della pandemia, evento che ha accentuato l’importanza di questa prestazione.
Solitudine e senso di sconforto possono essere dietro l’angolo quando si vive soli. La pandemia, caratterizzata da un isolamento imposto e prolungato, ha intensificato il bisogno degli anziani privi di una compagnia quotidiana di mantenere il contatto con figure di fiducia. Il SAS di Mendrisio ha risposto in modo adeguato a questa esigenza, perché ha potuto contare su un’organizzazione collaudata che in tre decenni si è progressivamente adeguata all’evoluzione delle esigenze di questa fascia di popolazione.
«Siamo inseriti in una rete familiare e di servizi che contribuiamo a rafforzare per prevenire situazioni di isolamento e necessità», spiega Sonia Zanetti, precisando come numerose persone anziane siano comunque ancora molto attive, in famiglia e nella società. «Ogni anno contattiamo cittadine e cittadini che hanno compiuto 70, 73, 76 anni e oltre, proponendo un incontro conoscitivo con un operatore sociale della Città. L’incontro avviene solo se desiderato ed è finalizzato a far conoscere il Servizio come pure a raccogliere dati sulle risorse personali degli anziani identificandone i bisogni». Il numero delle persone contattate è aumentato costantemente negli anni, raggiungendo quota 634 nel 2019. La scorsa primavera, in piena pandemia, si è profuso uno sforzo supplementare, contattando tramite telefonate e lettere 1384 anziani soli. Di questi 41 hanno richiesto una prima visita da parte di un operatore, facendo aumentare del 23% sull’arco del 2020 tale esigenza. La lista delle visite mensili effettuate dal sergente di polizia Fiorenzo Rizzi comprende al momento 46 persone.
Agente di provata esperienza, con all’attivo 22 anni di servizio a Chiasso e 11 a Mendrisio, Fiorenzo Rizzi svolge con passione questo compito ricambiato dall’accoglienza riservatagli dalle cittadine e dai cittadini che incontra al loro domicilio. «Ho notato che apprezzano da un lato il senso di sicurezza che infonde la presenza di un agente in divisa e dall’altro il carattere amichevole dell’incontro. Alcuni all’inizio sono un po’ riservati, poi con il trascorrere dei mesi fiducia e confidenza aumentano. Raccontano volentieri vicende personali legate alla famiglia, alla passata attività professionale e agli attuali passatempi. Sono storie interessanti, poiché alcune persone hanno vissuto eventi straordinari, come una signora sopravvissuta alla valanga di Airolo del 1951». Il sergente Rizzi in genere dedica a questo compito la mattina con visite di circa 45 minuti. Precisa al riguardo: «Questo lasso di tempo è necessario affinché l’incontro abbia un senso per la persona anziana. Quest’ultima deve potersi esprimere e raccontare. Si discutono argomenti diversi, anche se nell’ultimo anno la paura e le domande sull’emergenza sanitaria sono diventate preponderanti». Una signora di 84 anni che abbiamo contattato tramite il SAS conferma la grande fiducia che nutre in Fiorenzo Rizzi. «Mi sono trasferita da una villa in un appartamento e sto bene, ma ho pochi contatti sociali. Grazie alle visite del signor Rizzi – persona seria, professionale e nel contempo molto alla mano – mi sento sicura e sollevata». Come lei, altre persone anziane attendono con impazienza il successivo incontro. Racconta ancora il sergente Rizzi: «Un signore 92enne che vive con il suo cane in un’occasione mi ha fatto notare che era trascorso più di un mese dall’ultima visita. Ero sicuro di averlo visto anche il mese precedente, però lui aveva contato i giorni ed erano effettivamente più di trenta». La disponibilità del sergente, facilmente raggiungibile e pronto ad aiutare con piccoli gesti le persone anziane, lo rendono particolarmente benvoluto. Risulta così più semplice anche il suo compito di monitorare le situazioni individuando ciò che esula dalla normalità. In questi casi si rivolge ad un’operatrice dell’Antenna sociale per i necessari approfondimenti.
La collaborazione fra i due rami del SAS è molto stretta come dimostrano anche i regolari incontri di aggiornamento. Consulenza e visite di cortesia si adeguano alle necessità dei singoli, manifestate in diversi casi dai familiari. Sonia Zanetti: «Negli ultimi anni abbiamo constatato di rappresentare una risorsa sempre più significativa per i familiari degli anziani che vivono soli. La consulenza è richiesta soprattutto per riuscire a strutturare una rete di servizi ed identificare le prestazioni di diritto. Sovente siamo chiamati ad accompagnare la persona anziana e la sua famiglia affinché i servizi di sostegno possano essere percepiti come un vantaggio e quindi attivati. Non bisogna infatti dimenticare che la maggior parte degli anziani cerca di rimanere indipendente il più a lungo possibile, manifestando però sovente una percezione diversa delle proprie capacità fisiche e cognitive rispetto alla situazione reale».
La nostra interlocutrice sottolinea come il lavoro del SAS punti ad interventi individuali nel contesto di una dimensione collettiva legata in primo luogo al quartiere. Vanno quindi sfruttate le molteplici risorse disponibili sul territorio (enti, associazioni) per raggiungere l’obiettivo di far sentire tutti i cittadini parte di una comunità. A questa visione contribuirà anche l’esposizione fotografica itinerante prevista appunto nei diversi quartieri della Città la prossima primavera. I ritratti di venti persone anziane con altrettante citazioni rifletteranno la loro identità in relazione al contesto di vita. Pandemia permettendo, saranno pure organizzati momenti d’incontro pubblici per ritrovare quella dimensione in presenza tanto importante non solo per gli anziani. Si potranno così festeggiare nel vero senso del verbo i 30 anni (+1) del Servizio, inaugurato nel 1990 per iniziativa dell’allora municipale Marco Bosia e del comandante della Polizia comunale Brenno Grisetti con il nome «Servizio anziani – persone sole». Un’iniziativa lungimirante, che ha visto e vede tuttora altri Comuni ticinesi interessati a sviluppare prestazioni analoghe.
Il concetto di offrire senso di sicurezza e contatto personale alla popolazione anziana che vive sola rimane a distanza di trent’anni il fil rouge del progetto di Mendrisio. Entrambi i settori coinvolti, Polizia da un lato e Ufficio antenna sociale dall’altro, hanno affinato le rispettive competenze a beneficio delle mutate esigenze delle persone anziane e dei loro familiari. Un impegno che oggi è parte di una più ampia rete di collaborazioni.