Da Locarno a Tokyo, con lo sguardo verso gli Usa

Sport - Il percorso di Noè Ponti è passato anche dagli Europei di Budapest, riportando il nuoto ticinese in una finale continentale
/ 31.05.2021
di Giancarlo Dionisio

«Vorrei giocarmi una finale». Così aveva dichiarato Noè Ponti la vigilia degli Europei conclusi pochi giorni fa in Ungheria. «Per poi, perché no, cercare qualcosina in più. In fondo sta a me. La testa è mia. Sto bene, in acqua vado forte, si tratta di capire come gestisco la pressione». Quel briciolo in più non è arrivato in termini di medaglie. Ma è giunto l’accesso a due finali individuali, terminate con un quinto e un settimo posto, e il consueto bottino di record svizzeri.

Chi non ha seguito finora le vicende agonistiche del quasi ventenne nuotatore del Locarnese si potrà stupire. In fondo, in Ticino, siamo da sempre abituati a seguire un eccellente movimento natatorio su scala nazionale, ma, se escludiamo il fenomeno Flavia Rigamonti, e la ticinese d’adozione Maria Ugolkova, non siamo mai stati confrontati con un campione in grado di eccellere anche a livello internazionale. Noè è l’eccezione. E lo è da sempre. È un predestinato. 

Se spulciate la sua autobiografia sul web, scoprite il feeling che lo lega all’acqua sin dalla più tenerissima età. Impara a nuotare ancora prima di compiere tre anni. Viene presto avviato verso le competizioni da genitori che non avevano alcuna relazione con il mondo dello sport agonistico, ma che hanno presto intuito il potenziale enorme del loro figliolo. A sette anni, alla prima partecipazione a un meeting in vasca lunga, si impone sui 50 delfino. Tempo: 49 secondi e 42 centesimi. «Chissà se un giorno riuscirò a ottenere questo tempo sulla distanza doppia», scrive Noè. Erano le riflessioni e i sogni di un ragazzino. Di un atleta dallo sguardo che andava a pescare molto lontano. 

Attualmente il primato mondiale sui 100 delfino appartiene allo statunitense Caeleb Dressel in 49,50. Quello svizzero di Noè Ponti è di 51,11. Ciò significa che il top mondiale è ancora lontano, ma la via intrapresa è quella giusta. È una via che, terminato il Liceo sportivo quinquennale, lo porterà ad allenarsi e a studiare negli Stati Uniti, la mecca del nuoto.

Cresciuto nella Nuoto Sport Locarno, da circa un anno, è passato ad allenarsi e a gareggiare sotto le insegne dello Swiss Swimming Training Base, che ha sede presso il Centro Sportivo Nazionale della Gioventù di Tenero. I carichi di lavoro aumentano, settimana dopo settimana. Il tempo libero si assottiglia. Ma la forza di un atleta sta anche nel trasformare le rinunce in opportunità di crescita. Il talento non basta. Serve anche un ambiente ideale. A Locarno, lo dicono i risultati, hanno lavorato molto bene. Il passaggio a Tenero è stato un ulteriore importante step sulla via della maturazione, data la possibilità di confrontarsi e di convivere con altri talenti del nuoto elvetico. 

Non siamo una potenza mondiale, ma stiamo crescendo. Ai recenti Europei, la Svizzera ha conquistato tre medaglie d’argento, una di bronzo, senza dimenticare le numerose presenze in finale. Non male, per un paese che in passato si è goduto alcune individualità eccellenti, ma ha faticato a esprimersi come movimento globale.

Si diceva dello sguardo di Noè puntato sugli Stati Uniti. Se la prenderà larga. Dapprima si tratterà di passare da Tokyo, dove il 23 luglio verranno inaugurati i Giochi Olimpici. Il ragazzino che vive nel comune di Gambarogno, da mesi ha in tasca il biglietto per la capitale giapponese. Con quali obiettivi, ambizioni, sogni? L’obiettivo è quello di far bene.

Oggettivamente, per ripetere quanto raccontava lui stesso prima degli Europei, l’accesso a una finale significherebbe «missione compiuta». Quanto si sogna... la testa è libera di volare e di disegnare scenari inimmaginabili. Già, la testa. È il motore indispensabile per riuscire. Ovunque. Ma ancora di più lo è in una disciplina sportiva in cui, lavorare duramente significa appoggiarla a filo d’acqua e vedere, per ore e ore, per km e km, l’azzurro del fondale e il nero delle strisce che separano le corsie. Se non hai la testa, se non riesci a fare il vuoto mentale e a entrare in una dimensione meditativa, addio sogni di gloria. Noè Ponti, per quanto sta dimostrando, ci riesce molto bene. 

Fra poco compirà 20 anni. È giovane. Può ancora crescere. E noi, con lui, potremo ancora sognare.