Coronavirus: punto o virgola?

Covid-19 - «Lavat i man!» e «MascheraTI!»: restiamo attenti e prudenti per non buttare alle ortiche il nostro vantaggio sul virus
/ 22.06.2020
di Maria Grazia Buletti

Avanti piano coi contagi in Svizzera e in Ticino dove i casi positivi al Coronavirus marciano sul posto. Dalla prima metà di giugno la diffusione della malattia ha subìto una frenata in tutta Europa, con il nostro Paese che registra giorno per giorno nessuno o pochissimi nuovi casi positivi. «In Svizzera e nel Canton Ticino siamo usciti da una fase di chiusura totale che ha evidentemente abbassato la quantità di virus a valori vicini allo zero. Per ripartire, un’epidemia necessita di una certa massa critica che oggi, proprio grazie ai valori così bassi, fortunatamente non c’è», così l’infettivologo dottor Christian Garzoni interpreta il presente, ricordando che oggi si testano tutti i sintomatici («anche quelli con sintomi banali»), senza dimenticare che il controllo dell’epidemia è frutto di un «lavoro artificiale di blocco di società»: «Il virus c’è. C’è nel mondo e non possiamo illuderci che sia sparito dalla circolazione». E se da noi il 9 giugno ha segnato la data di dimissione dell’ultimo paziente Covid-19 dal reparto di cure intense della clinica Luganese di Moncucco, in altre parti del mondo la realtà è ben diversa e la malattia si sta propagando rapidamente in America latina, mentre gli Stati Uniti restano il Paese più colpito con quasi due milioni di contagiati e oltre 110mila decessi.

La fotografia del mondo mostra regioni con situazioni epidemiologiche estremamente diverse che meritano alcune considerazioni: «America, Africa, Stati Uniti e Brasile destano grosse preoccupazioni, anche in ragione del fatto che i numeri reali non si conoscono alla perfezione e a livello globale sta succedendo quello che abbiamo passato qui a febbraio e marzo». Il virus gode di ottima salute e non è scomparso nemmeno laddove è tenuto per ora sotto controllo: «Ad oggi non c’è nessuno studio che dimostri che il virus sia in qualche modo cambiato nella sua composizione e nel modo di agire e, di fatto, i dati recenti che anno sequenziato decine di migliaia di ceppi mondiali dicono che è lo stesso seppur con mutazioni regionali, senza che ne venga cambiata la sostanza». 

Eppure, alcuni specialisti danno il Coronavirus come «clinicamente scomparso», e altri sottolineano il fatto che non si è verificata la temuta sua recrudescenza conseguente alle aperture e agli allentamenti: «Osservando anche altri paesi ci aspettavamo che pure qui le misure di allentamento avrebbero portato a un aumento dei casi, perché sappiamo che il virus si trasmette attraverso contatti ravvicinati di persone. Aumentandoli, anche il virus sarebbe dovuto aumentare». Così non è stato: «Verosimilmente le aperture sono avvenute quando la quantità di virus nella popolazione era bassa e questo potrebbe spiegarne il perché. L’estrema cautela della popolazione, l’apertura di attività che permettessero di rispettare distanze sociali e norme igieniche, hanno fatto sì che l’attività virale non fosse favorita». 

Un risultato positivo che potrebbe però creare un sentimento fuorviante nella popolazione: «Ammetto che, come altri esperti, anch’io sono rimasto felicemente stupito, ma significa che la popolazione ticinese ha saputo giocare un buon gioco, rallentando i tassi di contagio. Trend positivo che inspiegabilmente non è avvenuto in Nord Italia, ad esempio, malgrado il loro lockdown molto più stretto del nostro». Ancora una volta, la chiave di comprensione risiede nel fatto che: «Questo virus è nuovo e ci sono cose che ancora non sappiamo; penso che oggi nessuno specialista sia in grado di prevedere con esattezza come si comporterà e si profilano scenari che paventano direzioni opposte a seconda di come si costruiscono e come si analizzano».

Certo è che le differenti affermazioni di alcuni esperti spaccano e confondono l’opinione pubblica che non sa più come interpretare questi «distanziamenti scientifici», anche in previsione di una ipotetica seconda ondata attesa per l’autunno. «Serve prudenza», ha messo in guardia il medico cantonale Giorgio Merlani. Serve prudenza, conferma Garzoni: «Oggi, con le misure di cui disponiamo, è impensabile si possa eradicare questo virus. Ma la società può controllarlo fino a liberarsene con misure di distanziamento sociale sia “più leggere” che estreme, come il lockdown». 

Quel che succederà in futuro è solo ipotizzabile: «Il virus ha il potenziale per tornare ad essere importante. Oggi non possiamo prevedere se, come e quando riprenderà a circolare nella popolazione ticinese, perché non possiamo fare previsioni a lungo termine». Ma bisogna stare in campana: «Per ora con un attento monitoraggio, pronti a reagire se la situazione dovesse peggiorare». 

Insomma, Garzoni non nega che ora siamo in una fase molto positiva, ma esorta alla coerenza e al rispetto delle regole igieniche e di distanziamento: «Sono felice, ma resto prudente, all’erta e preoccupato. Mi rendo conto di sembrare menagramo o rompiscatole invitando a non abbassare la guardia, perché a fronte di questi buoni dati rischiamo di essere poco credibili nel ricordare le misure di protezione. Sono comunque realmente convinto che per il futuro la minaccia sia reale. Non è per spaventare: c’è un che di razionale nel mettere in guardia e stare attenti a quello che riserverà il futuro». Un domani con diversi scenari, dal più ottimistico al più grave («comunque meno probabile») che devono pure tenere conto di due potenzialità positive: «Se arriva un farmaco per il Covid-19 davvero efficace e dimostrato, e naturalmente un vaccino efficace e disponibile su larga scala». 

Ad ogni modo, un’ipotetica seconda ondata autunnale sarebbe un’ondata mista: coronavirus e virus influenzali: «È ciò che più spaventa perché durante i mesi invernali gli ospedali sono al limite delle capacità a causa delle malattie abituali non Covid. Se a queste dovessimo aggiungere una ricomparsa di ospedalizzazioni importanti di pazienti Covid, avremmo un grosso problema logistico. Altro nodo sarebbe la differenziazione dei virus influenzali dai sintomi del Covid-19 che può manifestarsi pure con forme blande, dunque simili, ma che necessita di isolamento, a differenza dai virus influenzali. Come distinguerli?». 

Un breve cenno all’importanza delle mascherine: «Indossiamole nelle situazioni dove non possiamo assicurare la distanza sociale che tendiamo a diminuire senza renderci conto quando interagiamo».

Un’ultima considerazione sulla voglia di viaggiare: «Quest’anno penso sia ideale scoprire la Svizzera e favorire il turismo locale. Se proprio non rinunciamo a sconfinare, verifichiamo bene la meta e soprattutto il grado di diffusione del virus, badando ai dati a corto termine e alle regole di confinamento ed eventuale quarantena del Paese che ci ospita». Responsabilità personale e decisioni ragionevoli stanno alla radice di tutto. Motto: «Prudenza e turismo locale».