Contro la malaria, un contraccettivo per le zanzare maschio

Progetti del futuro - Luna Kamau, professoressa e ricercatrice keniota, ha avviato un programma di ricerca e progettazione di una nuova strategia che mira al controllo e al contenimento del rischio di trasmissione della malattia
/ 06.03.2017
di Amanda Ronzoni

Più di un milione di persone ogni anno perde la vita a causa della malaria. La maggior parte di loro si trova in Africa, e in gran parte sono bambini.

Il secondo «progetto del futuro» (della serie inaugurata su «Azione» il 14 novembre scorso), riguarda le attività di una studiosa originaria del Kenya, Luna Kamau che, grazie a un grant (ndr: assegnazione di fondi) della Twas (The world academy of sciences: www.twas.org), ha condotto una serie di studi per acquisire conoscenza circa i meccanismi di questa epidemia per poterla contrastare efficacemente.

La Kamau si occupa di genetica di popolazione, resistenza agli insetticidi ed ecologia dei vettori di malattie infettive. Coinvolta nel National Malaria Control Program (training, vigilanza, consiglio politico e strategico), ha partecipato a uno studio keniota sull’uso delle reti impregnate di insetticida contro le zanzare (CDC locali).

Studiare la biologia e il comportamento delle zanzare è fondamentale per capire come ridurre il loro grado di pericolosità per l’uomo. Si è capito, ad esempio, che la densità è un parametro fondamentale: più alta è la popolazione di zanzare, più alto è il rischio di trasmissione. Quali sono i loro habitat, come si creano, come e quando si riproducono questi insetti, cosa rende forti e prospere le nuove generazioni? Rispondere a queste domande è fondamentale per avviare programmi di controllo e contenimento. 

Ci sono all’incirca 3500 specie di zanzare, raggruppate in 41 generi, ma la malaria viene trasmessa solo dall’Anopheles femmina, che si nutre di sangue durante il periodo riproduttivo, per generare le uova. Delle 430 specie di Anofele, poi, solo 30-40 agiscono come vettori della malattia in natura. 

I cambiamenti climatici – che con l’innalzamento delle temperature e delle piogge favoriscono in modo significativo la crescita della popolazione di zanzare –, l’incipiente resistenza agli insetticidi e una diminuzione dell’efficacia dei medicinali anti-malarici hanno messo in luce l’esigenza di cambiare strategia nella lotta a questa peste.

In seguito agli studi supportati dal grant Twas, la professoressa Kamau ha potuto accedere al Grand Challenges Explorations della Bill and Melinda Gates Foundation. È nata così, presso il Kenya Medical Research Institute (KEMRI), l’idea di studiare un contraccettivo orale per le zanzare maschio: controllando la loro fertilità e la capacità riproduttiva si vuole intaccare in modo significativo la crescita generale della popolazione, diminuendone quindi la densità, soprattutto in prossimità dei centri abitati.

Per prima cosa, il team guidato dalla Kamau si è occupato della realizzazione di contenitori speciali per ospitare la miscela di zucchero e contraccettivo, oltre a diossido di carbonio, che attira in modo particolare le zanzare maschio. 

Il secondo passo è stato quello di individuare quali sostanze usare per la contraccezione. Si sono testate due miscele sintetiche e una naturale, con un derivato di una pianta locale. 

Sia le femmine sia i maschi si nutrono del nettare di fiori, ma le prime hanno bisogno di sangue per la produzione di uova. Se mordono individui infetti da malaria possono sviluppare il parassita e passarlo ad altre vittime. La zanzara femmina si riproduce una sola volta nel corso del suo ciclo vitale e non è in grado di discriminare tra maschi sterili o fertili. Lo sperma che riceve viene immagazzinato in una sacca detta spermateca (o ricettacolo seminale) e utilizzato per fecondare le uova a più riprese. 

Gli esperimenti sono stati condotti in una colonia cresciuta in laboratorio, somministrando anche un colorante per identificare meglio gli individui oggetto di studio. Si è passati quindi a controllare quali sono gli effetti di questi contraccettivi orali sulla funzione spermatica e sulle uova, si è verificato se ci sono ripercussioni sulla competitività maschile nel periodo riproduttivo. 

Al momento non si è ancora riusciti a individuare una soluzione in grado di sterilizzare in modo efficace le zanzare maschio, ma il progetto ha comunque prodotto importanti risultati. In primis in termini di conoscenza riguardanti il vettore della malaria, ma soprattutto per le ricadute positive che ha avuto nelle attività di ricerca in loco. La qualità del lavoro della Kamau ha fatto da volano per il reperimento di fondi necessari a garantire continuità al suo lavoro in laboratorio e per la formazione di nuovi ricercatori. 

«Se riconoscono che sei un buon ricercatore» ha dichiarato la dottoressa, «ti affidano più facilmente studenti da formare e far crescere come ricercatori. E la formazione di scienziati locali è importante, perché questi sono in grado di valutare la gravità e la natura del problema che sperimentano in prima persona meglio di chi non lo vive direttamente».