«Con le mie capre ho instaurato un rapporto di amicizia le cui regole, però, sono chiare sia per me che per loro. Tutte hanno un nome al quale rispondono quando le chiamo, così come riconoscono la voce e anche il tono: capiscono subito quando le stai sgridando perché ne hanno combinata una», racconta l’allevatore Giacomo Bassetti che in valle Morobbia, oltre ad altri animali, si occupa anche di un gregge di capre.
Alla nostra domanda se secondo lui le capre riescono a riconoscere le emozioni sui volti umani e se fanno differenza fra le persone risponde: «Se preferiscono la gente felice non lo so, ma di certo so che capiscono subito di che umore sei quando arrivi in stalla al mattino». L’esperienza che egli ci racconta è supportata da ben due distinte ricerche di scienziati che sono giunti a un’identica conclusione: «Le capre distinguono tra vocalizzazioni emozionali positive e negative, riconoscono le emozioni sui volti umani e sono attratte dagli umani con espressioni facciali felici».
A fronte dell’esperienza sul campo di Bassetti, e dei risultati di tali studi, chi pensa ancora che gli animali non siano esseri empatici e sensibili dovrà ricredersi. «Oggi sappiamo che probabilmente anche una più vasta gamma di specie animali può leggere gli stati d’animo delle persone più di quanto potessimo immaginare», confermano i ricercatori della Queen Mary University of London, assodando il fatto che le caprette sono attratte dai nostri sorrisi. Ciò confermerebbe quanto di più tenero ci sia nel mondo animale: tutti possiamo essere conquistati con un sorriso e, se fino ad ora questa poteva essere solo un’ipotesi, oggi sapere che animali come le capre sono in grado di leggere le nostre espressioni apre nuovi orizzonti nella comprensione della vita emotiva di tutti i nostri amici a quattro zampe.
Da questo studio è pure emerso che gli animali da cortile possono sì reagire agli umani con paura, indifferenza o (occasionalmente e nel caso delle capre) ostilità, ma pure che possono rifiutare di rapportarsi alle persone tristi, arrabbiate o immusonite. La raccolta di questi dati si è svolta nel Kent, in Inghilterra, al rifugio per capre Buttercups Sanctuary for Goats e consisteva nell’appendere due foto in bianco e nero a circa un metro e trenta di distanza su una parete dell’area del test: «Abbiamo introdotto una capra per volta che potesse esplorare liberamente l’ambiente e abbiamo rilevato che tutte le capre preferivano di gran lunga le facce sorridenti, avvicinandosi alle immagini di felicità prima di esaminare le immagini rabbiose. Esse esploravano con il muso i volti con sopra un sorriso, rimanendovi appoggiate a lungo».
Questo effetto, però, era più significativo se l’immagine sorridente era appesa a destra, mentre se si trovava a sinistra, gli animali non mostravano preferenze: «Ciò dipende dal fatto che, probabilmente, le capre usano un lobo del cervello per elaborare le informazioni, un fenomeno comune ad altre specie animali, oppure che il lato sinistro del cervello elabori le emozioni positive». A queste osservazioni si aggiungono quelle di una ricerca pubblicata sulla rivista «Frontiers in Zoology» secondo cui le capre ascoltando i versi dei loro simili sarebbero in grado di distinguerne lo stato emotivo.
«Le emozioni hanno un valore adattativo perché consentono agli animali di rispondere in modo appropriato a stimoli salienti. Inoltre, ricerche effettuate sugli esseri umani suggeriscono che l’espressione emotiva può regolare le interazioni sociali e promuovere la coordinazione all’interno di un gruppo». Tutto ciò permette di fare qualche passo avanti nella comprensione della comunicazione sociale delle emozioni negli animali. Anche questa seconda ricerca è giunta alla conclusione che gli animali sono in grado di percepire lo stato emotivo dei co-specifici, ma pure degli etero-specifici, compresi noi umani: «Lo fanno utilizzando una modalità sensoriale o una combinazione di modalità sensoriali».
Tornando alle capre (Capra hircus): «Sono animali altamente sociali e rappresentano quindi un modello eccellente per indagare i meccanismi alla base della dimensione sociale delle emozioni: i richiami usati da esse per comunicare codificano importanti informazioni sull’eccitazione e sullo stato emotivo del chiamante, insieme a informazioni sulla sua individualità, sesso e persino età. La conseguenza sta nella grande probabilità che l’espressione delle emozioni nei richiami delle capre possa essere rilevata dagli altri membri del gruppo in modo simile ad altri tipi di informazioni».
Tutto ciò, in definitiva, corrisponde a quanto ci ha raccontato l’allevatore Giacomo Bassetti. Infine, anche qui la conferma. Riassumendo e combinando i parametri comportamentali e fisiologici, i risultati delle due ricerche suggeriscono che: «Gli animali non umani non sono solo attenti, ma potrebbero anche essere influenzati dagli stati emotivi di altri individui, secondo un fenomeno noto come contagio emozionale».
Vuoi vedere che dare della capra a qualcuno, magari ripetutamente come è avvezzo fare il critico d’arte Vittorio Sgarbi, non sia offensivo bensì segno di grande empatia?