Prendersi cura di edifici storici per tramandarli alla propria discendenza, ma pure all’intera comunità in quanto patrimonio culturale degno di protezione. È l’impegno dei membri dell’associazione nazionale Domus Antiqua Helvetica (DAH) che nei primi tre giorni di settembre terrà l’assemblea generale annuale a Lugano. L’appuntamento vedrà riuniti circa duecento proprietari in una preziosa occasione d’incontro per allargare la discussione a interessi e sfide comuni. Gli aderenti si considerano anzitutto i depositari di un patrimonio storico costruito, testimonianza dell’identità culturale delle diverse regioni svizzere. L’associazione nazionale è infatti suddivisa in sezioni cantonali, alle quali spetta di anno in anno l’organizzazione dell’assemblea generale accompagnata da visite a dimore locali e ad altri siti di interesse storico o culturale. Gianfederico Pedotti, presidente della sezione Ticino, si rallegra pertanto di poter dare accesso ai partecipanti ad alcune delle circa quaranta case storiche situate nella Svizzera italiana. Fra quelle ammesse di recente figura Ca’ dal Geni a Preonzo, che abbiamo potuto visitare grazie alla disponibilità della famiglia di Fausta e Simone Bionda.
Storie, aneddoti e ricordi si intrecciano non solo a Preonzo, ma fra le mura di ogni edificio inserito nella lista di Domus Antiqua Helvetica, associazione attiva dal 1984. Gli oltre 1500 membri sono proprietari di varie tipologie di case. Possono essere palazzi cittadini, ville di campagna, chalet, castelli, complessi agricoli, immobili racchiusi nei nuclei, residenze in posizioni spettacolari. Gianfederico Pedotti evidenzia che «sono tutte dimore degne di protezione o di interesse storico o culturale, sotto differenti aspetti». Quali le questioni da affrontare quando si possiede un simile edificio? «Tramite lo scambio di informazioni aggiornate e l’attività di consulenza – risponde il presidente della Sezione Ticino – l’associazione sostiene i suoi aderenti nell’ambito del restauro, delle questioni giuridiche e assicurative o ancora della pianificazione e delle successioni. Quest’ultimo aspetto è molto importante, motivo per cui la DAH ha creato di recente una categoria di giovani membri o presunti eredi (Nextgen, meno di 40 anni), promuovendo il confronto intergenerazionale e l’apporto di nuove idee per contribuire ad affrontare anche altre sfide, come la svolta energetica, la protezione dei beni culturali e l’adeguamento all’evoluzione delle normative». Domus Antiqua Helvetica collabora da parte sua con le istanze cantonali della protezione dei beni culturali ed è attiva anche a livello europeo. Gianfederico Pedotti, originario di Bellinzona e già ambasciatore di Svizzera all’estero, è stato chiamato alla guida della sezione ticinese in ragione della casa che abita nella campagna bernese. Per una quindicina d’anni, in qualità di membro del comitato direttivo, ha pure rappresentato l’associazione in Europa Nostra, federazione paneuropea per il patrimonio culturale e naturale.
Il contatto fra gli aderenti è un altro punto chiave dell’associazione, elemento che circa due anni fa ha stimolato Fausta e Simone Bionda ad avvicinarsi a Domus Antiqua Helvetica. Ogni edificio racconta una storia e in Ticino numerosi edifici sono il frutto dell’emigrazione artistica dei secoli passati. Seppure in un altro ambito, è una storia di emigrazione anche quella di Ca’ dal Geni. Il nome è il diminutivo di Eugenio Bionda (1873-1953), cuoco che la costruì nel 1908 quando tornò a Preonzo dopo una ventennale esperienza di successo a New York. Per circa ottant’anni la casa ha ospitato il Ristorante Bionda, prima di rimanere chiusa con l’intero arredo per un paio di decenni. All’inizio del nuovo millennio Simone Bionda si è interessato in modo più concreto alla casa del bisnonno, da sempre punto di riferimento non solo della famiglia (la nuora di Eugenio e nonna di Simone ha gestito il ristorante sino alla chiusura), ma dell’intera comunità di Preonzo, essendo un ritrovo pubblico affacciato sulla piazza del villaggio, oggi pure valorizzata.
Da ristorante la casa è stata trasformata in un’abitazione monofamiliare dove vivono Fausta e Simone Bionda con i loro tre figli. Con grande passione e cura la coppia ha effettuato nel 2008 il restauro dell’edificio (tre piani più mansarda), conservandone le caratteristiche esterne e interne. «La sua progettazione come ristorante – spiega Simone Bionda – è all’origine della posizione laterale della scala che garantisce locali più ampi rispetto a dimore analoghe a uso privato. Il locale più significativo è la sala banchetti al primo piano, di cui siamo riusciti a recuperare, oltre al pavimento in larice americano, la decorazione del soffitto che prima del restauro era quasi completamente nascosta da pittura bianca. A un certo punto la sala era infatti stata trasformata in tre camere da letto suddivise da pareti in legno che abbiamo potuto rimuovere». Il piacere di ripristinare la casa allo stato originale, pur abbinando interventi attuali e sostenibili per renderla adatta alle moderne esigenze abitative, lo si ritrova in ogni dettaglio. Dettagli che anche i tre bambini tengono a mostrarci, fornendo spontaneamente un bell’esempio di coinvolgimento e sensibilizzazione dei più giovani. Aggiunge il proprietario: «Di fronte a una casa vecchia e malandata non bisogna limitare lo sguardo a ciò che si vede, ma cercare piuttosto di immaginare come può diventare dopo un intervento adeguato. Con questa visione abbiamo recuperato anche alcuni mobili in legno, come lo Stammtisch del ristorante, senza aggiungere altri pezzi d’epoca estranei alla casa. Per le nuove componenti dell’arredo, come la libreria, è stato scelto il colore bianco per garantire un accostamento neutrale». Il restauro conservativo di Ca’ dal Geni, progettato dallo Studio Ivo Trümpy-Aurelio Bianchini, è stato un elemento essenziale per la sua accettazione in Domus Antiqua Helvetica che privilegia il carattere degno di protezione di un edificio piuttosto che la sua età. Nell’elenco figurano pertanto costruzioni di diverse epoche, alcune con una storia di più secoli. Ne è un esempio l’abitazione risalente al Settecento del presidente Gianfederico Pedotti, una campagne (dimora all’epoca a uso estivo) alla quale dedica grande cura per preservarne «la sostanza, l’anima e il carattere, mantenendo in vita storie e tradizioni».
Grazie alla scelta di Lugano per l’assemblea di quest’anno (che torna al Sud delle Alpi dopo 27 anni), il presidente della sezione Ticino potrà guidare i partecipanti alla scoperta del patrimonio storico costruito della regione. Il programma comprende pure una conferenza della storica dell’arte Stefania Bianchi sull’Emigrazione artistica ticinese e la visita a istituzioni museali e al nuovo edificio della SUPSI a Mendrisio. Quest’ultimo ospita infatti il Dipartimento ambiente costruzioni e design che affronta questioni come la conservazione e il restauro.
Gli affiliati alla sezione Ticino, fondata 15 anni fa, si riuniscono comunque con regolarità due volte all’anno, visitando la casa di un membro e altri beni culturali nei dintorni. Ciò permette di consolidare la rete di conoscenze in un contesto privato con però anche risvolti pubblici. Informare e facilitare la conoscenza diretta di edifici storici, arricchita dallo scambio di opinioni fra i rispettivi proprietari, sono attività sviluppate con costanza da Domus Antiqua Helvetica, convinta che l’impegno privato sia essenziale nella conservazione del patrimonio storico costruito.