Con lo sguardo rivolto al futuro

In costruzione a Piotta la nuova centrale idroelettrica, realizzata dalle FFS e dal Canton Ticino, entrerà in funzione nel 2024 – Importanti lavori anche al lago Ritom – Previste una trentina di misure ambientali, fra cui un impianto di risalita per i pesci che li porterà fino ad Airolo
/ 10.08.2020
di Stefania Hubmann

Ad un secolo esatto dalla sua inaugurazione la centrale idroelettrica del Ritom a Piotta sembra guardare con una certa indifferenza il vasto cantiere del principale progetto energetico ticinese degli ultimi 50 anni, ossia la costruzione della nuova centrale realizzata dalle FFS e dal Cantone Ticino, rappresentato dall’Azienda Elettrica Ticinese (AET), attraverso la società Ritom SA. Nel 2024 al momento della prevista messa in funzione dei nuovi impianti l’imponente edificio in pietra, bene culturale protetto a livello cantonale e federale, sarà ancora lì e in parte pure in funzione. Gli spazi che si libereranno troveranno nuove destinazioni grazie agli attuali contatti delle FFS (proprietarie dello stabile) con i locali enti pubblici. I lavori per una centrale in grado di assicurare a lungo termine l’approvvigionamento energetico al traffico ferroviario e alla popolazione sono accompagnati da importanti misure ambientali che valorizzeranno in particolare le zone interessate dai cantieri a valle come a monte (lago Ritom). Il progetto condivide con l’opera pionieristica del secolo scorso lo spirito innovativo, la cui visione oggi si declina per i singoli partner in risparmio energetico e promozione delle energie rinnovabili attraverso l’aumento dell’efficienza e dell’efficacia degli impianti.

L’emergenza legata alla pandemia ha bloccato i lavori anche nei due cantieri della nuova centrale. «Abbiamo ripreso intensificando il ritmo», ci spiega il direttore della Ritom SA Luigi Cadola. «I cantieri sono in funzione sei giorni su sette». Le principali ditte coinvolte sono una ventina con al momento una sessantina di operai impegnati a Piotta e Piora, operai che potranno raggiungere il centinaio. Da rilevare che i lavori, iniziati nel 2018, vengono effettuati mantenendo in funzione gli impianti di FFS e AET esistenti.

Cosa vedranno fra quattro anni i numerosi frequentatori della regione di Piora, oggi confrontati con gli inevitabili disagi di questa importante realizzazione? Risponde il direttore: «Giungendo a Piotta si noteranno il moderno stabile che conterrà i nuovi impianti – due turbine da 60 MW di potenza – e il bacino di demodulazione. Quest’ultimo potrà contenere 100mila metri cubi di acqua, permettendo di regolarizzare i deflussi nel fiume Ticino. L’intera area, dove è presente anche la funicolare, sarà riordinata e valorizzata. A monte è pure prevista la sistemazione dell’area attorno ad un nuovo immobile, più piccolo rispetto a quello di Piotta, che si troverà sopra il pozzo forzato. Quest’ultimo non sarà visibile all’occhio del visitatore, ma rappresenta una parte imponente dell’intera opera anche per quanto riguarda la sua realizzazione. Viene infatti scavato dal basso dopo aver raggiunto la posizione esatta attraverso una galleria orizzontale di 2,5 km».

Dal punto di vista tecnico una delle caratteristiche del nuovo impianto è la sua flessibilità. Precisa Luigi Cadola: «La prima delle due nuove turbine servirà all’approvvigionamento tramite generatore della rete ferroviaria, mentre la seconda, muovendo un altro tipo di generatore, a soddisfare le esigenze della rete cantonale di AET. Grazie a un convertitore di frequenza le due reti saranno collegate, così da poter sfruttare al meglio l’impianto a dipendenza delle esigenze dei due partner. Se per le FFS le punte di consumo sono legate alla concentrazione di viaggiatori e quindi di convogli nelle ore del primo mattino e in serata, per AET questi momenti corrispondono alle fasce orarie del mezzogiorno e della sera. Il nuovo impianto permette nel complesso di triplicare la potenza attuale in previsione delle necessità future, legate per le FFS in particolare alle alte velocità e al comfort dei nuovi treni».

Fra gli obiettivi dei nuovi grandi progetti è ormai d’obbligo anche il risanamento ambientale e la costruzione della nuova centrale idroelettrica leventinese non fa eccezione. Così dispongono leggi federali e cantonali. Come sottolinea il nostro interlocutore, tale scelta riflette però anche gli intenti dei promotori. Luigi Cadola: «Saranno realizzate circa trenta misure ambientali che prevedono interventi in un’area geografica che va da Airolo a Faido, compresa la regione di Piora. Esse hanno soprattutto lo scopo di migliorare il paesaggio, il bosco e di favorire la fauna ittica. A questo proposito va citato l’innovativo impianto di risalita dei pesci, una specie di lift che li porterà fino ad Airolo». Per la valle Leventina il progetto, il cui investimento è pari a 250 milioni di franchi, rappresenta pertanto un’opportunità anche in quest’ottica. Riqualificare il fiume Ticino da Airolo, la zona di Piotta e quella di Piora significa creare un valore aggiunto sia dal punto di vista naturalistico, sia da quello turistico. Queste ricadute si affiancano a quelle di carattere economico rappresentate in primis dai lavori in corso e dal mantenimento in Ticino di posti di lavoro qualificati. 

L’impianto di nuova generazione offre quindi ulteriore slancio all’intera valle esattamente come avvenuto un secolo fa con la prima centrale idroelettrica delle FFS entrata in esercizio. L’impianto del Ritom venne infatti costruito assieme a quello di Amsteg per elettrificare la linea del Gottardo a seguito della penuria di carbone prussiano dovuta alla prima guerra mondiale. Da cento anni, senza interruzione, fornisce la corrente di trazione per la linea che attraversa le Alpi. È stato calcolato che ha fatto muovere oltre 30 milioni di treni, risparmiando 87mila milioni di tonnellate di anidride carbonica rispetto all’uso dei veicoli a motore. Quello del Ritom è e rimarrà un impianto che sfrutta il dislivello di 850 metri fra il lago e la centrale. Quest’ultima, rileva Luigi Cadola, «era già improntata al risparmio energetico un secolo fa, perché priva di impianto di riscaldamento. Si era infatti pensato di sfruttare a questo scopo il calore proveniente dalle macchine situate nella parte bassa, facilitando tramite le scale la diffusione dello stesso ai piani superiori». Oggi in Svizzera le centrali delle FFS sono otto, mentre altre sei sono gestite in partenariato. Per quella leventinese la Ritom SA ha ottenuto una concessione di 80 anni per lo sfruttamento delle acque dell’omonimo lago che da bacino naturale divenne un secolo fa fonte di energia rinnovabile grazie alla costruzione della diga, ulteriormente innalzata negli anni Cinquanta. 

Quale direttore della Ritom SA, che è stata creata per gestire questo progetto strategico, Luigi Cadola corona da parte sua quarant’anni di attività nelle FFS, azienda nella quale ha assunto diverse funzioni lavorando a stretto contatto con il Cantone Ticino già prima di assumere questo incarico nel 2015. Il dirigente è convinto che questo partenariato costituisca una formula vincente per soddisfare le esigenze e le strategie dei promotori fornendo nel contempo un apporto sostanziale all’attuazione della strategia energetica nazionale.