Sembra una piazza ma si tratta della Centrale termica di Losone. Inaugurata nel 2015 dopo un lungo periodo di studio e progettazione, è un’opera fortemente voluta dal Comune e dal Patriziato di Losone che, assieme alla Società Elettrica Sopracenerina, hanno valorizzato un bene prezioso e disponibile in Ticino, il legno, per produrre energia pulita a chilometro quasi zero.
Il cippato che alimenta la centrale della ErL SA (Energie rinnovabili Losone SA) proviene infatti dal nostro cantone e arriva regolarmente a Losone tramite il consorzio di ditte forestali che si sono aggiudicate il contratto di fornitura. Il legname ridotto in scaglie (cippato) viene scaricato nelle due botole del silo d’alimentazione, che ha una capienza di 500 mc, e subito svanisce.
Sottoterra s’avvia il meccanismo che permette alla centrale di produrre energia per una settantina di clienti (al momento), fornendo circa dieci milioni di kWh all’anno, a dipendenza delle temperature esterne. Si tratta di abitazioni private, industrie ed edifici pubblici, quali le scuole elementari o le scuole medie situate a due passi e che sono state tra le prime infrastrutture a voler beneficiare di quest’alternativa d’energia rinnovabile.
«Nel settembre del 2015 abbiamo allacciato le scuole elementari di Losone e da allora si sono aggiunti ulteriori consumatori che hanno creduto nel progetto; il nostro potenziale può arrivare a oltre dieci milioni di kWh annui e presto saranno per esempio allacciati anche la casa anziani (in costruzione), la casa comunale, la chiesa San Lorenzo e altri edifici privati, nuovi o esistenti», conferma Pietro Mariotta, segretario del Consiglio d’amministrazione della ErL SA, dove siedono due rappresentanti per ognuno dei tre enti: Comune di Losone, Patriziato di Losone e Società Elettrica Sopracenerina, ognuno con un terzo del capitale sociale.
Alla sua massima potenza, la centrale è capace di coprire circa il 15% del fabbisogno di calore del Comune di Losone, ma in caso d’aumento della richiesta il progetto ha già previsto degli sbocchi: è stato infatti predisposto per un eventuale ampliamento dell’impianto che già oggi è il maggiore per dimensioni in Ticino. Ma prima d’arrivare al raddoppio bisognerà innanzitutto trovare nuovi clienti e convincerli della concorrenzialità dell’energia proveniente dal cippato indigeno. «L’esperienza pratica ha dimostrato che le potenze allacciate sono in taluni casi inferiori a quanto previsto in fase di progetto e il prezzo dell’energia è assolutamente concorrenziale con quello fornito da altre fonti quali gasolio o gas. Anche i costi d’installazione, grazie pure agli incentivi cantonali, sono presto coperti e allacciarsi alla nostra centrale di teleriscaldamento conviene in definitiva sia per abitazioni esistenti sia per quelle in costruzione e non solo per i benefici ambientali», commenta l’ingegner Mariotta.
Ma di quali infrastrutture si parla? Il calore generato dalla centrale viene trasportato nelle case tramite la rete di teleriscaldamento, ossia oltre 4 chilometri di tubi interrati dove scorre acqua calda verso gli edifici e acqua più fredda di ritorno alla centrale. Il passaggio di energia dalla centrale alle abitazioni avviene per mezzo di un semplice scambiatore di calore (un impianto contenuto in una cassetta di piccole dimensioni) che permette di portare l’energia nel riscaldamento delle case rendendo inutili le caldaie, ciò che fa risparmiare anche spazio utile.
L’acqua che scorre nei tubi ha una temperatura in uscita che oscilla, secondo la stagione e le esigenze, tra i 65 e i 90°C. Durante il suo viaggio, grazie all’ottimo isolamento dei condotti, perde solo 1°C circa per chilometro percorso e, dopo aver ceduto il suo calore tramite lo scambiatore, l’acqua torna in centrale a circa 50° e ricomincia il suo ciclo.
Come detto, oltre alla piazza con il camino di fuoriuscita dei fumi, della centrale termica non si percepisce traccia sul territorio, se non ogni tanto il gradevole odore di legno e di bosco. Il piazzale, luogo di scarico del cippato, è divenuto a tutti gli effetti anche uno spazio utilizzato per eventi e manifestazioni, come mercati o feste. Tutte le altre strutture sono invece sotterranee, costruite in una fossa profonda circa otto metri e su una superficie di 2000 mq, mentre la torre con i camini svetta per 22 metri. Torre che, vuoi il caso, è anche rappresentata nello stemma comunale.
La centrale termica è dotata di due caldaie che bruciano il cippato, una con una potenza di 2400 kW e la seconda di 1200 kW. Esse permettono di gestire la combustione secondo il fabbisogno degli utenti, che varia sia nelle stagioni sia nelle varie fasce della giornata. «In estate – spiega Pietro Mariotta – rimane per esempio in funzione unicamente la caldaia più piccola per garantire il fabbisogno di acqua calda sanitaria, mentre nelle mezze stagioni funziona quella più grande e nei periodi più freddi entrambe. Per sopperire a eventuali guasti o fabbisogni eccezionali, nella centrale è pure integrata una caldaia a olio combustibile di 4000 kW di potenza, che però copre solo il 5% dell’energia termica prodotta».
La legna, come detto, arriva a Losone sotto forma di cippato e proviene al 100% dai boschi ticinesi. Il fabbisogno della centrale si aggirerà presto, quando tutti gli utenti si saranno allacciati, sui 16’000 mc all’anno di legname ridotto in scaglie. Un quantitativo facilmente reperibile a prezzi concorrenziali nei boschi ticinesi che, con questo progetto, sono ulteriormente valorizzati.
Dal lato ambientale sono diversi gli accorgimenti. Grazie all’installazione di due filtri, le emissioni prodotte dalla centrale sono costantemente inferiori rispetto ai valori fissati dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico (Oiat). Il primo filtro a ciclone permette di separare le particelle più grandi, mentre un filtro elettrostatico abbatte le polveri fini. Le caldaie sono inoltre di ultima generazione e l’intero procedimento di combustione avviene pertanto in modo molto più «pulito», riducendo le emissioni e mitigando le perdite di calore. «Grazie a quest’impegno la centrale termica di Losone, a pieno carico, evita ogni anno la diffusione di circa 2200 tonnellate di CO2 equivalenti nell’ambiente.
Il quantitativo annuo è definito dal sistema di controllo basato sulle complesse prescrizioni della Confederazione e ogni anno deve essere attestato da un ente esterno. I certificati sono poi venduti alla fondazione Myclimate e confluiscono in progetti di salvaguardia ambientale mirati. Il ricavato della vendita dei certificati viene immesso quindi al 100% nel calcolo delle tariffe di vendita del calore, riducendone il prezzo per il consumatore», conclude l’ingegner Mariotta.